RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Roma, 14/03/2011
Onorevole Presidente Napolitano,
Le scriviamo questa lettera accorata perché abbiamo ancora nella memoria e nel cuore le Sue parole dello scorso novembre “..non è mortificando la cultura che si sana il bilancio dello Stato”.
Con l’approvazione del Decreto “MilleProroghe” la cultura tutta è stata più che mortificata. Come è noto, l’accanimento di questo Governo contro la cultura e l’incapacità di un Ministro che, per sua stessa ammissione, non è stato in grado di convincere il Governo del ruolo chiave della cultura, porteranno all’imminente chiusura di teatri, orchestre, attività di danza e di prosa.
Con la scusa di eliminare gli sprechi si è voluto in realtà togliere ai cittadini il diritto al pensiero, alla crescita, all’autonomia, alla libertà, alla conoscenza. Tutto ciò in spregio anche a quanto prevede la nostra Carta Costituzionale che all’articolo 9 invoca la protezione dei Beni Culturali e all’articolo 33 garantisce la libertà dell’arte e della scienza. Questa politica di menzogne svela se stessa nel momento in cui il Ministro Tremonti recupera 3 milioni di euro per l’Arena di Verona, La Scala di Milano, l’Orchestra Verdi di Milano, lasciando morire tutti gli altri. La collocazione geografica delle Fondazioni miracolate la dice lunga su questa scelta discriminante che è un’offesa per tutti gli operatori culturali italiani.
L’oscurantismo e la cecità dominanti non fanno comprendere che la cultura e il turismo rappresentano non solo l’identità dell’Italia, ma uno straordinario volano per l’economia. Perché non si parla mai di “industria spettacolo”? Perché si dimentica che il sistema cultura produce 40 miliardi di euro di Pil, con una forza lavoro di circa 550.000 persone, che non sono mai andati in cerca di un posto fisso. A breve questi “precari” diverranno disoccupati.
In questo scenario drammatico, la prima realtà artistica che sparirà è la danza, disciplina in Italia che conta un numero senza pari di praticanti. Il Fondo Unico per lo Spettacolo ritagliava per tutte le attività di danza (distribuzione, festival e rassegne, produzione e promozione) solo il 2,25% del fondo stesso, ovvero 9 milioni di Euro, che rappresentavano per tutti gli operatori una faticosa sopravvivenza. In questo settore non ci sono possibili economie da fare. Se non si sopravvive, si muore.
False si dimostrano ancora una volta le affermazioni governative che avrebbero voluto premiare le cosiddette “attività virtuose”. Se c’è un settore infatti che ha incrementato il pubblico e ha migliorato l’offerta per qualità e quantità è proprio il settore danza. Anche dai dati della Siae risulta che più del 50% dei proventi della sezione lirica deriva da spettacoli di danza e balletto, con un trend peraltro in forte aumento. Eppure la danza non è stata premiata, anzi castigata. Infatti il taglio previsto del FUS Danza cancellerà quasi tutte le attività di questo settore. Non pensiamo alla danza come al volto di qualche étoile che ha la fortuna di poter emigrare, ma alle migliaia di lavoratori che dal piccolo paesino fino al grande teatro di tradizione hanno garantito la loro presenza, pur con enormi sacrifici e difficoltà; sono questi i lavoratori che saranno puniti.
Che racconteremo, inoltre, ai nostri giovani che non avranno la possibilità di indirizzarsi a professioni riferite all’arte e che continueranno a lasciare il nostro Paese per trovare lavoro? La cultura senza il sostegno dello Stato è irrealizzabile: ogni Paese civile ne è consapevole. L’Italia invece, rispetto al resto d’Europa, investe la più bassa quota parte del Pil nazionale nella cultura. Senza cultura non c’è storia, non c’è identità. Senza cultura un Paese muore.
È notizia di questi giorni che non ci sarà alcun accorpamento tra le elezioni amministrative e la consultazione referendaria, il così detto Election Day. Da più parti viene denunciato che questo mancato accorpamento di date costerà agli Italiani circa 350 milioni di euro: uno spreco di denaro pubblico che non ci possiamo davvero permettere! Al di la della valutazione morale e politica di questa scelta, vogliamo ricordare che il Ministro Tremonti, in questi ultimi giorni, ha congelato altri 27 milioni di euro del Fus 2011. Con questa illuminata politica di eliminazione sprechi, si trovano ingenti risorse per lo spostamento dell’Election Day, ma non si trovano finanziamenti per la cultura: il nostro bene più grande! Con un Fondo Unico dello Spettacolo a 231 milioni di euro, la danza sarà definitivamente cancellata dai palcoscenici italiani e lo spettacolo tutto collasserà.
Per tutto quanto esposto ci rivolgiamo quindi a Lei e siamo certi che farà tutto il possibile affinché il 2011 non venga ricordato come l’anno della cancellazione dello spettacolo dal vivo dalla storia e dalla tradizione italiana: un modo davvero eccellente per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia.
Gli operatori Federdanza-Agis
INFO: mercoledì 23 marzo alle ore 14.30 in Piazza di Montecitorio
PRIMA MOBILITAZIONE NAZIONALE DELLA DANZA