Era il 27 giugno del 1965 quando, dopo 60 anni, una ballerina italiana tornava a calcare da protagonista il prestigioso palcoscenico russo: si trattava di Liliana Cosi. Prima di lei, le uniche italiane ad avere avuto un ruolo da protagonista nell’ex Unione Sovietica furono solamente Piera Legnani prima, e Carlotta Zambelli dopo. Liliana Così, giovane danzatrice scaligera, si apprestava ad entrare nella storia della danza interpretando il ruolo di Odette/Odile nel Lago dei Cigni, affiancata dal corpo di ballo del Teatro Bolshoi. Il debutto fu un successo, tanti gli applausi a scena aperta dalla platea del Palazzo dei Congressi del Cremlino a Mosca. Oggi sono trascorsi 50 anni da quel debutto e per l’occasione abbiamo incontrato l’étoile Liliana Cosi per ricordare le emozioni di quel giorno.
Signora Così, cosa ricorda di quel periodo?
Ho capito l’importanza di quel debutto solamente dopo un po’ di tempo. Quando mi offrirono quel ruolo ero una giovane danzatrice che aveva un contratto da ballerina di fila con il Teatro alla Scala di Milano. Ricordo che inviai un telegramma all’allora sovrintendente della Scala per informarlo che i russi mi volevano far danzare il Lago dei Cigni nel ruolo di prima ballerina. Dopo una settimana mi arrivò un altro telegramma con cui mi promuovevano ballerina Solista!
Cosa la portò in Russia
Mi trovavo li in occasione degli scambi culturali che vi erano tra La Scala e il Bolshoi. Avevo studiato il Lago durante un corso di perfezionamento. Un giorno venne il maestro Grigorovich ad assistere ad una prova e dopo avermi vista, nel giro di qualche giorno decisero di affidarmi il ruolo principale nello spettacolo che sarebbe andato in scena al Palazzo dei Congressi del Cremlino.
Il ricordo più forte impresso nella sua mente
Ci sono più momenti che ricordo con affetto. Rimasi molto colpita della generosità dei russi. Dietro le quinte il corpo di ballo urlava W l’Italia, W l’Italia, facendomi sentire apprezzata come artista e come italiana. Un altro ricordo è legato alla grande Maya Plitseskaja da poco scomparsa. Maya ha interrotto una sua prova al Bolshoi per venire a vedermi e, terminato il terzo atto, venne in camerino a darmi qualche consiglio di cui ho fatto grande tesoro. Un altro ricordo che porto con me con particolare affetto è legato alla mia maestra di allora che poco prima del debutto mi fece una grande raccomandazione: “Adesso dimentica pure tutto quello che ti ho detto e danza con la tua anima italiana”. Fu proprio lei a insegnarmi l’importanza dell’unicità di un ballerino, caratteristica che si può mettere in evidenza solamente dopo tanti anni di studio e di perfezionamento.
Alessandro Di Giacomo
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