Centoventidue anni fa, precisamente il 18 dicembre 1892, il Mariinskij Theater di San Pietroburgo mise in scena un‘opera destinata ad entrare nella storia del balletto: si tratta de Lo Schiaccianoci, interpretato per la prima volta da Antonietta Dell’Era e Pavel Gerdt, sulle coreografie di Lev Ivanov e musiche di Pëtr Il’ič Čajkovskij.
La trama è ambientata in casa del ricco signor Stralhbaun, durante una festa organizzata per celebrare la vigilia di Natale. Tra addobbi e danze caratteristiche, il vecchio amico di famiglia Drosselmeyer intrattiene gli ospiti con giochi di prestigio, regali e pupazzi meccanici da lui stesso costruiti. Clara, figlia degli Stralhbaun, riceve in dono uno schiaccianoci con le fattezze di soldatino.
Entusiasta, alla fine della serata si addormenta abbracciata al suo schiaccianoci, immaginando un mondo fantastico che di lì a poco prenderà vita sotto i suoi occhi. Dopo aver combattuto contro il Re dei Topi e il suo esercito, inizia un viaggio nel Regno dei Dolci, in cui le leccornie diventano personaggi e ballano per allietare Clara e Fritz, lo schiaccianoci trasformatosi in uno splendido principe. Ma tutto è solo un sogno: Clara, si desta accanto all’albero di Natale con in braccio il suo dono inanimato, a rimanerle è solo il ricordo di creature incantate e affascinanti avventure.
Il balletto era stato commissionato al compositore dal capo dei Teatri Imperiali Russi, Ivan Aleksandrovič Vsevoložskij, in seguito allo straordinario successo ottenuto nel 1890 da La bella addormentata. Ad ispirare lo scenario un racconto di E.T.A. Hoffman, Schiaccianoci e il re dei topi (1816), riscritto da Alexandre Dumas padre nel 1844 in toni più vicini alla favola romantica, meno cruenti rispetto all’originale e adattati in forma di libretto da Marius Petipa. Malgrado la prima rappresentazione non riscosse un gran favore di pubblico, ad oggi la combinazione d’incantevoli coreografie e trame fiabesche hanno reso Lo Schiaccianoci uno dei più amati balletti di tutti i tempi.
Frequentemente rappresentato dalle maggiori compagnie internazionali, questo capolavoro ha subito conosciuto diverse versioni: nella produzione di Ivanov, la protagonista Masha (o Maria, poi Clara) è interpretata da una giovane allieva della scuola di ballo del teatro, un ruolo differente rispetto alla Fata Confetto, mentre i due personaggi si fondono nella versione di Aleksandr Gorskij del 1917. Nel 1923 Fëdor Lopokov rimaneggia a sua volta la trama del balletto, trasformandola sei anni dopo in un’opera eterogenea, talmente distante dalla tradizione da uscire immediatamente dal repertorio del Mariinskij.
Il debutto europeo avviene a Londra nel 1934 al Sadler’s Wells con la coreografia originale di Ivanov, seguito quattro anni più tardi, il 19 febbraio 1938, dall’esordio italiano alla Scala di Milano con grandi interpreti quali Olga Amati, Nives Poli e Pierluigi Marzoni, coreografie di Margarita Petrovna Froman. È proprio da quest’epoca che si susseguono le versioni più fortunate del balletto, come ad esempio quella di Vasily Vajnonen del 1934, che introduce per la prima volta aspetti introspettivi e psicologici nella favola. Proposto nel periodo natalizio in tutti i teatri internazionali seguendo i diversi arrangiamenti, Lo Schiaccianoci è ormai entrato a far parte della tradizione celebrativa mondiale.
Aldilà delle differenze, delle trame particolareggiate, dei protagonisti, Lo Schiaccianoci è ormai considerato la fiaba di Natale per antonomasia. É impossibile non farsi catturare dalla musica del Valzer dei Fiori, dal fascino esotico della Danza Araba, dall’incanto dei Fiocchi di Neve. La danza ha questa qualità meravigliosa: ci accompagna a suon di passi lungo un sentiero fatato, facendoci sentire parte di essa.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com