I teatri non sono luogo di contagio, ma luogo di guarigione.
Guarigione dell’anima e dello spirito, fondamentali quanto il corpo.
Praticamente zero casi di contagio da maggio a settembre nei teatri. Tutte le misure di contenimento, sanificazione, messa in sicurezza e distanziamento sociale sono state ottemperate.
Nonostante ciò, il teatro, il cinema, la danza, gli spettacoli dal vivo sono stati chiusi, dichiarate “attività non essenziali”.
Come è possibile che la vita di qualcuno sia considerata “non essenziale?”
Così come le scuole di danza, neppure nominate nell’ultimo DCPM, eppure chiuse, impedendo ai giovani il diritto allo studio, impedendo loro di scegliere cosa fare da grandi. Perché la danza è una disciplina che si studia solo da giovani se si vuole farla diventare la carriera della propria vita.
Scuole sanificate, procedure di sicurezza seguite alla lettera, distanziamento rigoroso e disciplinato, termoscanner all’ingresso e monitoraggio personale di tutti gli allievi, sono procedure che neppure la scuola dell’obbligo sta attuando. Nessuno comprende il senso di questa chiusura senza motivazioni e dati scientifici, che sta comportando come unico risultato lasciare che i ragazzi non possono più studiare danza in un luogo sicuro e controllato, e si ritrovino fuori, in giro chissà dove.
Luciano Cannito
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