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“Un’estate con…” – Mercoledì con Moses Pendleton

(Intervista del 5 luglio 2010)

Moses Pendleton e Momix… Iniziamo da questa combinazione vincente

È un’idea alchemica di mescolare le cose e vedere cosa si sviluppa. A volte cambiando un solo elemento, come la musica o un costume, si può dare nuova vita ad ogni cosa. I Momix sono sempre un costante mix di musica, costumi, luci e ombre, video, danzatori, teatro, coreografia e illusione e come tutti questi elementi interagiscono e connettono.

Movimenti planari, creature non umane, danzatori con più arti, effetto di assenza di gravità, illusioni ottiche sorprendenti. Possiamo parlare di una dimensione extra-danza?

È una danza senza confini, potremmo dire così, e lo spettacolo ha sempre fatto parte della danza. Infatti, in realtà, io non penso in termini di danza, ma più in termini di immagini in movimento. Credo davvero che vada al di là della danza e diventi molto più teatro fisico, visuale.

La Sua fonte di ispirazione nel modo in cui estende le possibilità del corpo umano?

Ho sempre attinto le immagini dal mondo delle piante, degli animali e dei minerali. Il mio interesse consiste in come la forma umana si relazioni a forme non-umane.

Cosa è la natura per Moses Pendetlon e cosa è l’arte?

Sono interessato alla magia. E la natura, per sua natura, è illusionistica, cosa che mi ha sempre affascinato. Concordo con Monet – che la paesaggistica sia una forma d’arte.

Per Lei che importanza ha l’improvvisazione?

Noi utilizziamo l’improvvisazione per scoprire nuove idee e movimenti attingendo dall’inconscio. Inizialmente non si dovrebbe pensare troppo e bisognerebbe lasciare il corpo associare liberamente e rispondere organicamente alla musica o ad un arredo scenico e poi curare ed organizzare tutto il materiale grezzo generato da questo processo. La parte di improvvisazione è molto divertente. La cosa difficile è correggerlo ed organizzarlo in qualcosa che possa essere presentato sul palcoscenico.

Fantasia o realtà?

Come fantasista, la fantasia è la mia realtà.

Come converte il Suo mondo interiore in arte?

Attraverso l’interazione tra piante, persone, musica, attraverso l’interno e l’esterno la via è sempre aperta. Tendo a vivere all’esterno e portare me stesso all’interno quando sono in studio. E poi vedo cosa succede.

Il Suo processo di creazione ha origine da una sorta di necessità profondamente radicata nella Sua mente o da stimoli esterni?

Sono sicuro che lo devo fare, non so il perché. Ma ho bisogno di stimoli, tutti ne abbiamo bisogno.

“Lunar sea”, “Opus cactus”, “Momix in orbit”, “Baseball”, “Passion”, “Botanica”, ed ora “Remix”, tren’anni di successi, cosa si aspetta dal futuro?

Perché non altri trent’anni di successo? Ricontattami nel 2040.

“Remix” sarà in tour in tutta Italia, Taormina, Ostia Antica, Como, Cremona, Firenze, Verona. Il Suo rapporto con l’Italia?

Più che in ogni altro paese, quando i Momix si esibiscono in Italia si sentono a casa propria. L’Italia è stata lo scenario dei miei primi spettacoli con i Momix.I Momix sono attratti dalla dolce vita italiana e penso che condividiamo l’amore per la bellezza e il senso dell’umorismo. Nello stesso tempo, il pubblico ed i critici italiani ci stimolano a creare nuovi spettacoli. Sono commosso quando dei genitori italiani mi raccontano che portano i loro bambini a vedere i Momix proprio come i loro genitori hanno portato loro a vedere uno spettacolo 25 anni fa.

La Sua prossima creazione?

L’altro giorno stavo zappettando il mio giardino durante un temporale, aspettando, metaforicamente, un colpo di fulmine. E il cielo si è aperto e mi ha inzuppato di una pioggia torrenziale estiva. Ho capito che dovrei creare una coreografia con il tema dell’acqua. Dopo tutto, passo tanto del mio tempo nuotandoci dentro e sperimento la sua gravità ogni giorno. Quest’ultimo anno ho anche trascorro molto tempo facendo fotografie ed il prossimo passo potrebbe essere girare un film. Ho usato il titolo Memorie di uno smemorato, ma non mi ricordo di cosa si tratta.

Lorena Coppola

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