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Michele Villanova: “Dal punto di vista professionale mi dissocio completamente da come gli insegnanti gestiscono la danza ad Amici”

Michele Villanova, primo ballerino del Teatro alla Scala di Milano, si diploma con il massimo dei voti alla scuola del Teatro Bolshoi. Lavora come Maitre de Ballet e Professeur presso il Teatro alla Scala e come ospite al Teatro San Carlo di Napoli.

Maestro Villanova, cosa pensa dell’edizione di quest’anno di Amici di Maria De Filippi?

Quest’anno per quanto riguarda la danza c’è una situazione più congrua e lo dimostra anche il fatto che ci sono ben quattro ballerini che potrebbero arrivare in finale, tutti tra l’altro proveniente da scuole di ballo molto importanti. Devo riconoscere il merito alla trasmissione per la divulgazione che sta offrendo della danza, certe volte però si rischia di divulgare sia in modo positivo che in modo negativo e quindi aggiungo che dal punto di vista professionale mi dissocio completamente sul modo in cui viene gestito il settore classico, devo dire che provo a volte anche un certo imbarazzo.

Un giudizio allora su quello che è il suo settore, la danza classica

Il problema che riscontro anche quest’anno è lo stesso che avevo già denunciato la scorsa edizione, il ricopiare le variazioni da youtube, ovvero insegnare ai ballerini ad eseguire quello che vedono in un video senza curarne i particolari. Il lavoro di un insegnante dovrebbe essere completamente diverso, ovvero “cucire addosso” al ballerino la coreografia rispettando lo stile originario di quella che è la variazione, in questo momento questo non sta accadendo. Ritengo che il problema derivi dal fatto che chi si sta occupando del settore danza classica non abbia mai calcato un palcoscenico, a questo proposito di Alessandra Celentano ne sono certo e su Luciano Cannito comincio ad avere dei dubbi. Le esibizioni vengono inasprite su quanti fouettés mettere, quante pirouettes, quanti relevés, ma di tecnica di danza classica,  ovvero port de bras, stile, raffinatezza dell’arte stessa non vedo nulla. Di solito quando guardo un’esibizione non mi metto a contare i fouettés ma sto attento a come ci si arriva, guardo cosa accade tra un passo e l’altro, e questo perché la danza è fatta bene quando si curano queste cose, i particolari.

Parliamo dell’argomento che ha tenuto banco nelle ultime puntate, i fouettés

Io trovo che trattare questo argomento sia stato inutile, perché i virtuosismi nella danza ci sono ed è normale che facciano parte del bagaglio tecnico di un ballerino, la questione però rimane la stessa di sempre e cioè come si eseguono i passi. E’ stato altrettanto inutile quindi che Elisabetta Terabust sia venuta in trasmissione a dire che lei era in grado di fare i fouettés, ma ci mancherebbe altro! Tocca sempre vedere se quando li eseguiva faceva esaltare il pubblico oppure provocava un patema d’animo, e cosa più importante, se accadeva che questa grande interpretazione poi non compensasse  una non perfetta esecuzione. Ogni balletto seppur virtuosistico deve sempre raccontare qualcosa, è questo che fa la grandezza di una ballerina.

Cosa pensa dei quattro ballerini ancora in gara?

Ho avuto modo di dare lezione a tutti loro e devo dire che da ognuno ho percepito una buona predisposizione all’apprendimento. Un pregio in più forse va riconosciuto alle due ragazze dotate di grande spirito di abnegazione. Parlando singolarmente di ognuno di loro posso dire che Giulia ha un’espressività naturale che la rende sempre molto interessante, Debora è una ragazza molto dotata e quando avrà modo di lavorare seriamente potrà sicuramente aspirare ad un tipo di carriera molto rilevante, i ballerini maschi hanno anche loro tutte le carte in regola per poter lavorare a certi livelli anche se su di loro rimane sempre il dubbio che riguarda il loro modo di ragionare riguardo alla danza. Le doti fisiche aiutano tantissimo ma la dote principale resta il cervello.

La ballerina Giulia è svenuta in diretta alla fine di un’esibizione, adesso come sta?

Adesso sta meglio però dal mio punto di vista ha rischiato la salute inutilmente. A questo proposito vorrei chiarire una cosa che è stata detta nella puntata di sabato scorso. A proposito del doversi esibire anche con la febbre alta è stato detto che nella danza è una cosa normale, come a voler far emergere a tutti costi questa teoria della sofferenza e della devozione assoluta. Falso! Se un ballerino sta male deve stare a casa, ecco perché nei teatri si organizzano il primo ed il secondo cast, i sostituti, proprio perché se qualcuno sta male non può andare in scena perché non c’è bene più prezioso della salute. Come si fa a far ballare ad una ragazza quelle variazioni avendo addosso la febbre alta? Il corpo oltre a star male viene sottoposto a tensione, adrenalina, e questo non giova assolutamente alla salute. Non posso esimermi dal dire quello che penso e quello che è dato dalla mia esperienza trentennale all’interno del Teatro alla Scala di Milano.

Come mai non dice queste cose in trasmissione?

Perché io sono una persona educata ed in casa di altri aspetto che qualcuno me lo chieda. Qualora mi venisse chiesto il mio parere non avrei problemi ad esternarlo. Sicuramente però non prendo il microfono per intervenire in queste querelle di bassa lega.

Alessandro Di Giacomo

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