Martedì 27 luglio alle 12.45, in collaborazione con l’Opus Ballet di Firenze, Patrick King presenterà un progetto innovativo che porterà alla realizzazione di uno show multidisciplinare che coinvolgerà danzatori professionisti sia di danza contemporanea che di danza classica, danzatori-acrobati e danzatori-cantanti.
Il progetto è costruito sul modello del Cinque du Soleil e parte dal metodo di lavoro del grande coreografo sulla qualità dell’interpretazione del danzatore oltre alla specifica preparazione tecnica.
La sfida nasce inoltre dalla necessità di rinnovare lo spettacolo della danza in Italia e con esso il rapporto con gli spettatori (intesi come pluralità di individui, non come “pubblico” indistinto ) e dall’idea che lo show derivi sempre da un laboratorio fuori dalla prevedibilità.
Il progetto, di cui Patrick King è il direttore artistico, in collaborazione con l’Opus Ballet di Firenze, prevede diversi incontri di lavoro ed è rivolto ad un cast di giovani danzatori professionisti interessati ad estendere le proprie potenzialità, che siano già in possesso di alte qualità tecniche, forte fisicità, eleganza ed una base multidisciplinare.
Lo show sarà seguito un laboratorio coreografico intenso ed avanzato che si terrà Mercoledì 28 luglio dalle 14.00 alle 15.15 e Giovedì 29 dalle 17.00 alle 18.30
Il metodo di lavoro di Patrick King è basato sullo sviluppo individuale del ballerino e dei suoi particolari punti di forza, in direzione di nuovi territori in cui le competenze tecniche e l’umanità siano pienamente coinvolte.
La sua ricerca parte dall’idea di sviluppare un linguaggio teatrale per la narrativa contemporanea così come la costruzione di nuove interpretazioni dei classici senza tempo per un pubblico urbano moderno. Un linguaggio che coinvolge e ispira il ballerino, acrobata e cantante nella sua totalità di artista.
La formazione di Patrick King affonda le radici nella tecnica neo-classica della scuola di Balanchine. Ha inoltre studiato tutti i tipi di stili e tecniche, danze afro-caraibiche, tecnica Graham, jazz americano, danze folcloristiche russe e danze indiane durante gli studi al Dance Theater di Harlem, sotto la direzione di Arthur Mitchell e Karel Shook. Ha poi scoperto la tecnica José Limon attraverso Louis Falco durante le riprese del film Saranno Famosi del regista Alan Parker.
Nel suo vocabolario di movimento ci sono forti influenze di Mats Ek, dagli anni al Cullberg Ballet, mitigato da influssi di estetica dei diversi coreografi con i quali ha lavorato in quel periodo. In particolare Jiří Kylián e William Forsythe.
Tuttavia, l’influenza più incisiva nel modo di presentare le coreografie, è data dall’approccio con Maurice Béjart.
Anche se era ancora molto giovane allora, quando ha visto il suo Clown of God al Madison Square Garden nel 1973, ha compreso che la danza deve parlare direttamente al pubblico in generale e non solo agli “iniziati” o agli addetti ai lavori. Questa convinzione è stata consolidata molti anni più tardi, mentre lavorava come primo ballerino con uno dei pupilli di Béjart, Vittorio Biagi, al Teatro Massimo di Palermo. L’impronta è stata successivamente rinforzata quando ha collaborato con Carolyn Carlson alla Biennale di Venezia e durante la collaborazione con Le Cirque du Soleil.
INFO
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Lorena Coppola