L’ASMED a Roma, via AGIS, con Paola Leoni.
Dopo trentadue anni dalla costituzione dell’A.G.I.S., soltanto nel 1978 la danza ha trovato la sua collocazione associativa con la nascita dell’Associazione Italiana Attività di Danza (A.I.A.D.).
Un ritardo che è ingiustificabile, se si considera che la danza è, con la lirica, l’espressione artistica dello spettacolo che può vantare un’antica e gloriosa tradizione nel nostro Paese.
Un ritardo che è, invece, comprensibile, alla luce del fatto che l’A.G.I.S. è una felice intuizione di un uomo di cinema, Italo Gemini, che, subito dopo la guerra, ha pensato allo spettacolo in termini di sistema, una parola oggi usata e abusata, in cui la danza, per una gerarchia presente nell’arte, ha occupato, e continua ad occupare, posizioni di retroguardia a causa del predominio incontrastato nella nostra cultura della parola scritta e della musica sul corpo tra le forme di comunicazioni.
L’associazionismo, in generale, e la danza, in particolare, scontano in Italia il dato culturale secondo il quale mettersi insieme per affrontare e risolvere i problemi non è il modo di organizzarsi congenito al nostro Paese rispetto ai comportamenti sociali del mondo anglosassone.
Di fronte ad una grande nevicata, ad esempio, negli Stati Uniti, i cittadini inizierebbero a spalare insieme la neve davanti alle loro case, per liberare le strade ed organizzare i soccorsi.
In Italia, per la stessa nevicata si invocherebbe per prima cosa l’aiuto dello Stato e ci si rivolgerebbe alla mano pubblica a cui passivamente affidarsi.
Quest’abito mentale è un tratto connaturato all’indole del nostro popolo segnata da un forte individualismo accompagnato dall’attesa messianica dell’intervento pubblico per la risoluzione dei problemi.
Non esiste in Italia la cultura dell’associazionismo, anche perché lo Stato nazionale stesso, a partir dai suoi albori, già con il primo codice civile napoleonico del 1865, ha guardato con diffidenza e sospetto, tutt’ora perduranti, a quegli organismi che, frapponendosi tra lo Stato e i singoli cittadini, si organizzano per occupare ambiti del sociale ed anche della cultura, svolgendo funzioni spesso in assenza dello Stato o in concorrenza allo Stato.
Sono questi i così detti enti no profit – associazioni, fondazioni, comitati – che agiscono senza scopo di lucro e nei confronti dei quali la diffidenza dello Stato rispetto alle società e agli enti profit è dimostrata anche dal fatto che per gli enti no profit la personalità giuridica deve essere richiesta e concessa, mentre per le società scatta in automatico al momento della loro costituzione, senza la necessità di alcuna autorizzazione.
In questo quadro, un discorso a parte meriterebbero i partiti politici e i sindacati che, pur essendo associazioni non riconosciute, godono, e in un non lontano passato godevano ancora di più, di prerogative e privilegi al punto da arrivare, i primi, ad essere considerati i veri e propri padroni incontrastati delle istituzioni, coniandosi, al riguardo, nella così detta Prima Repubblica, il neologismo di “partitocrazia”, un termine che, curiosamente, è la crasi di un parola moderna, quale è partito, risalente nel suo significato attuale ai primi anni del Novecento, con un’altra antica, di origine greca, “kratos”(potere).
Il sindacato, invece, dalla sua originaria e storica missione di rappresentare gli interessi dei lavoratori, è passato ad avere anche un ruolo di primo piano nella gestione attiva di enti di varia natura negli anni ‘70 e ‘80 dello scorso secolo.
Si parlava, ai tempi, di vera e propria occupazione della società civile da parte dei partiti politici e del sindacato.
Quando l’AIAD, per iniziativa di pochi e volenterosi protagonisti incoraggiati dall’indimenticato Paolo Manca dell’AGIS che, successivamente, ne sarebbe diventato il Segretario generale, ha visto la luce nel 1978, il contesto culturale e sociale era quello sopra descritto e il livello istituzionale era segnato da una forte instabilità per le ripetute e cicliche crisi di Governo che si ripetevano in un quadro politico contraddistinto, tuttavia, e non è una contraddizione, da una continuità di linea, garantita dalla D.C.
Il sistema, infatti, era bloccato da una mancanza, in concreto, di un’alternativa di governo a causa del “fattore k”, così come definito da Eugenio Scalfari sulle pagine del quotidiano da lui fondato, “La Repubblica”, per la presenza, a sinistra, del PCI, vale a dire del più forte e grande partito comunista di Europa, e del Movimento Sociale, a destra. Da questa situazione ha origine la così detta “conventio ad escludendum” tra i partiti dell’arco costituzionale dei quali la DC era il principale.
Per la prima esperienza di un governo a guida di un Presidente del Consiglio laico, bisogna aspettare il 23 giugno 1981 con il repubblicano Giovanni Spadolini.
Il partito è il “dominus” della scena politica: condiziona il funzionamento degli organi costituzionali e crea la “Costituzione materiale” che si impone su quella formale.
Il Partito ricopre un ruolo egemone nel fare da cinghia di trasmissione tra la società civile e le istituzioni.
Quale spazio, quindi, per l’associazionismo e, nel caso specifico, per l’AIAD, che vedeva la luce in un tale contesto?
Sembrerebbe molto limitato, eppure, sul solco creato dall’A.G.I.S. che, all’epoca, ha avuto la capacità di coltivare un rapporto diretto e molto stretto con il partito di Governo e di maggioranza relativa per trent’anni e, poi, anche con lo stesso Ministero del turismo e dello Spettacolo, l’AIAD nel 1978 iniziò un cammino al passo coi tempi, un passo che seppe adeguare ai cambiamenti dei tempi stessi.
Immediatamente dopo la sua costituzione, ad ingrossare le fila dell’AIAD si è unita l’Associazione Sarda Musica e Danza (ASMED) con sede a Quartu S. Elena in provincia di Cagliari.
L’AIAD aveva una componente associativa formata esclusivamente dalle compagnie di danza che, non esistendo ancora i circuiti, su di sé assumevano le funzioni della produzione, della distribuzione e della promozione, e agiva in un panorama di poche realtà sostenute con contributi pubblici statali erogati con appositi provvedimenti mirati, senza l’aggancio alla previsione di un finanziamento triennale stabilito della legge finanziaria per cui bisogna attendere il 1985, con l’istituzione del Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS).
A presiedere l’ASMED, una donna: un fatto inedito ai tempi in cui non si parlava di quote rosa, un maldestro strumento per un giusto obiettivo.
E’ Paola Leoni, il cui temperamento sardo, determinato ai limiti dell’ostinazione, si unisce ad una dialettica fluida, sorretta da ragionamenti coerenti e da una competenza sulla danza e sulla relativa normativa arricchita da un fiuto politico – associativo che l’ha aiutata a mettere bene a fuoco i bersagli a cui ha puntato l’AIAD.
Determinazione, capacità dialettica e fiuto politico, competenza e ragionamenti coerenti con un sano pragmatismo sono le qualità di Paola Leoni che, rileggendo i verbali dell’AIAD, da me minuziosamente redatti in vent’anni, dal 1992, sotto l’accorta vigilanza del ricordato Paolo Manca, senza mai perdere un colpo e sempre messi a disposizione degli interessati, emergono dai suoi interventi nelle numerose riunioni associative che si svolgevano.
E a questo punto la memoria si fa nitida nell’associare il mio “battesimo” dell’assemblea dell’AIAD, il 19 febbraio del 1992, alla favorevole impressione, al di là dell’aspetto fisico pur notevole, che ho avuto la prima volta che ho visto proprio in quell’occasione Paola Leoni quando, in ritardo, si è affacciata dalla porta di una delle sale riunioni dell’AGIS da cui ha fatto capolino prima di entrare per prendere posto a sedere, con un portamento sicuro di sé e un passo spedito, di chi conosce già la strada che deve percorrere.
Correva l’anno 1992 e niente faceva presagire che di lì ad un anno si sarebbe verificato un vero e proprio terremoto politico prodotto da una fortissima scossa giudiziaria che archiviò quarantacinque anni della vita della Repubblica Italiana, cancellando i principali partiti storici, ad eccezione del PCI che, dal 1989, con la svolta della Bolognina di Achille Occhetto, avvia una profonda e graduale trasformazione della propria identità politica che è ancora in corso di definizione.
Il radicale cambiamento del quadro politico dal 1993, favorito anche dall’introduzione di una legge elettorale semi-maggioritaria e dall’ingresso vittorioso nel 1994 sulla scena dei partiti politici di Forza Italia che raccoglieva i cocci di quel che era rimasto di una parte della DC, del PSI, del PLI e del PRI, con un’alleanza elettorale, successivamente divenuta politica, con la Lega Nord, non poteva non avere una ripercussione anche sull’associazionismo in AGIS e, quindi, sull’AIAD.
La crisi del partito politico come strumento di organizzazione del consenso offriva nuove e interessanti opportunità ai gruppi di interessi (che potremmo, anzi dovremmo, chiamare lobbies, se la parola in Italia non venisse confusa con un malcostume clientelare di “P” elevata all’ennesima potenza: P2, P3, P4) di avere un’interlocuzione diretta con le istituzioni, senza la necessaria mediazione del partito politico.
Nel 1993, per l’ effetto trascinamento di altri quesiti referendari, viene abrogato il Ministero del Turismo e dello Spettacolo, iniziando il dibattito sulla possibile regionalizzazione delle competenze sullo spettacolo.
L’AIAD,guidata da Gian Vito Pugliese della Fondazione Piccinni di Bari, ha preso parte a questa appassionata discussione, contribuendo a definire in AGIS il concetto del concorso di competenze tra lo Stato e le Regioni che ancora oggi è il principio guida che dà luce alla sua linea.
E’ proprio sul tema del rapporto tra il Centro e le Autonomie, che Paola Leoni dà il suo contributo in forza anche delle sua provenienza da una Regione a statuto speciale, quale è la Sardegna, i cui maggiori spazi di autonomia dimostrano come federalismo e Stato centrale possano convivere in una leale collaborazione.
Ma è nell’azione associativa interna all’AIAD che Paola Leoni in quegli anni, dal 1993 al 1999, ha offerto il meglio di sé, prendendo per mano il processo costituente della federazione, di cui in AGIS si parlava molto accademicamente ma senza una reale volontà operativa, e guidandolo con continuità tra due Presidenze, quella di Pugliese e di Riccardo Bozzi, sino a condurlo in porto nel 2000.
Non è stata un’operazione facile, né dal punto di vista tecnico-procedurale, né sotto l’aspetto politico associativo per l’isolamento con cui l’AIAD si accingeva ad una tale operazione sotto lo sguardo indifferente, quando non perplesso, degli altri settori in AGIS, incoraggiata dall’entusiasmo e dalla volontà di trasformare l’AGIS in una Confederazione di Federazioni del sempre compianto Presidente dell’AGIS, Antonio Mazzarolli, venuto a mancare, purtroppo prematuramente per lui e per l’AGIS stessa, il 29 maggio del 1998.
Il processo di avvicinamento alla Federazione della danza ha avuto inizio nel 1994, sulla base dell’esigenza di superare la limitazione di fare riferimento solo alle compagnie di danza per allargare la base associativa alla distribuzione, all’esercizio, alla promozione e alla formazione.
Ed è sulla formazione che Paola Leoni si è impegnata particolarmente per essere lei anche un insegnante di danza all’AND e per considerare la formazione come le fondamenta della “casa danza” da costruire sotto forma di federazione, in modo da garantire autonomia ai vari comparti e, contestualmente, un coordinamento centrale per dare unità di visione e di strategia negli interessi generali del settore.
All’interno dell’AIAD si costituiscono le sezioni, dotate di propri organi sociali, della produzione, della distribuzione, esercizio – promozione, della formazione, dei coreografi ed anche del pubblico, una sorta di “Amici della danza”.
La danza preme per un suo specifico e autonomo riconoscimento rispetto alla musica a cui è legata dal nodo ancestrale della legge n. 800 del 1967.
La danza era a quei tempi un’appendice della musica anche all’interno dell’AGIS; esisteva, infatti, il Comitato di Coordinamento Musica e Danza in cui l’AIAD sedeva come ospite tollerato, purché restasse al suo posto, di fatto emarginata rispetto ai temi che in quel consesso venivano affrontati di esclusivo interesse musicale.
La danza era “musica – dipendente” anche nella circolare n. 10 del 1994 che prevedeva per le attività coreutiche poche e disarticolate disposizioni sui criteri e le modalità di finanziamento.
Anche nella Commissione Centrale per la Musica, che dava il parere sulle assegnazioni ministeriali, per la danza non c’era posto e la sua voce, quando andava bene, proveniva da qualche commissario un po’ più sensibile ai richiami di Tersicore.
Per non parlare poi della ripartizione del FUS in cui non figurava il settore danza, la cui quota parte di FUS confluiva nel comparto della musica.
Insomma la danza rivendica propri spazi di visibilità, stanca di essere considerata una mera proiezione della musica e lo fa seguendo il doppio binario, della Federazione, all’interno dell’AGIS, e, all’esterno, della partecipazione a convegni, seminari, tavole rotonde alle quali Paola Leoni non ha fatto mai mancare il suo intervento, ogni volta concordato e in linea con l’AIAD, per il grande rispetto che ha avuto per l’associazione, pur con momenti di aspra dialettica con i Presidenti di turno, ma sempre nell’ambito di una leale collaborazione.
Ed è proprio un convegno, quello del 17 aprile del 1997, sull’insegnamento della danza promosso dall’AIAD nella sede del’AGIS, a consacrare e a rendere plastico il successo del lavoro svolto da Paola Leoni nella formazione, dei cui effetti positivi beneficia ancora oggi il comparto.
Con la tenacia che la contraddistingueva, Paola Leoni è riuscita, infatti, nella difficile operazione di mettere attorno ad un tavolo le tante, troppe, sigle associative operanti nella formazione, favorendo un accordo, che ha coinvolto anche l’Accademia Nazionale di Danza, su una proposta in materia di insegnamento della danza che in quel 17 aprile del 1997 è stata presentata alla stampa e a numerosi operatori intervenuti per l’occasione di fronte al Sottosegretario di Stato del Ministero della Pubblica Istruzione dell’epoca.
Un mondo da sempre diviso e in lotta ha trovato in quella circostanza, grazie all’AIAD e alla determinazione di Paola Leoni, un momento di incontro e di unità di intenti al cospetto dell’interlocutore istituzionale che, pur nella distanza critica su alcuni punti, ha apprezzato la proposta e il contributo di idee fornito dall’AIAD in una materia complessa, come è quella dell’insegnamento della danza che intreccia diverse questioni giuridiche e sulla quale, anche dopo la riforma dell’Accademia Nazionale di Danza e della scuola con l’istituzione dei licei coreutici, c’è ancora molto da fare.
Le sezioni all’interno dell’AIAD nel corso del 1999 si sono trasformate in altrettante associazioni pronte a dare vita alla Federazione della danza.
Da un unico soggetto, sono venute fuori tre distinte associazioni: AIDAP – Associazione Italiana Attività di Produzione; ADEP – Associazione Danza Esercizio e Promozione; AIDAF – Associazione Italiana Attività di Formazione, che il 29 ottobre 1999 hanno deciso di federarsi.
Nasceva così la Federazione della Danza, la prima e unica in AGIS sino al dicembre del 2008, quando anche la musica ha sposato la linea federativa.
La neo Federazione viene presentata nel febbraio 2000 in una delle conferenze stampa più affollate e partecipate che l’AGIS ricordi, “La danza incontra”, un titolo che è l’emblema della missione per cui nasceva la Federdanza.
Da quel momento la danza, grazie alla Federazione e al suo illuminato statuto, esce dal suo guscio autoreferenziale e mortificato dall’epiteto di “Cenerentola dello spettacolo” per aprirsi al mondo della cultura, dell’arte e del’impresa.
Da “Cenerentola” a “Principessa”, dunque, che dismette i panni stracciati e veste l’abito regale per rappresentare con forza e dignità le proprie ragioni.
A questo radicale processo di mutamento genetico della danza in AGIS con l’avvento della Federazione, ha corrisposto, quasi in contemporanea, un’energica inversione di tendenza dell’attenzione data all’esterno alla danza che ottiene la sua autonomia dalla musica, grazie ad una serie di interventi legislativi durante il primo Governo dell’Ulivo guidato da Romano Prodi, con Walter Veltroni come Ministro per i Beni e le Attività Culturali.
Viene istituita, infatti, per la prima volta, la Commissione Danza ed anche la sezione Danza del Comitato per i problemi dello spettacolo, un organismo di consultazione del Mibac nel quale Paola Leoni viene designata a farne parte dalla Federdanza che dal Ministero del Lavoro viene identificata come l’ente più rappresentativo del settore, suscitando le reazioni di forte contestazione da parte di altre realtà escluse che si sono dovute infine rassegnare dopo che è stato respinto dal TAR un loro ricorso contro Federdanza.
Entra in vigore il primo regolamento governativo ad hoc per la danza che ne disciplina i criteri di finanziamento e al settore viene riservato uno specifico spicchio di FUS di poco più l’1% che oggi, a distanza di dodici anni dalla costituzione di Federdanza, è salito al 2,45% per merito di un’azione incalzante e costante della Federdanza stessa.
Si lavora in Parlamento sulla legge di settore per la danza e al riguardo la Federdanza ha offerto importanti contributi di idee e suggerimenti ripresi da diverse proposte di legge di vario segno politico che non sono riuscite mai a concludere il loro iter parlamentare.
Con Federdanza, non esistono, tuttavia, soltanto il FUS e le norme.
Lo sguardo è rivolto anche altrove, al mondo dell’impresa, con l’iniziativa “Danza e Moda”, anticipata dalla festa al noto locale della mondanità romana, il Gilda, il 28 giugno 2000, e culminata con la sfilata di moda al Palazzo dei Congressi di Roma arricchita dalla danza di Raffaella Giordano dell’Associazione Sosta Palmizi aderente ad AIDAP/Federdanza, il 17 luglio 2000, nell’ambito delle manifestazioni dell’Alta moda a Roma.
Il 2003 e il 2004 sono stati gli anni di Danza e Poesia e il 2005 e il 2006 di Danza e Pittura, con Vittorio Sgarbi che il 19 ottobre 2005 all’AGIS ha tenuto una divertente quanto illuminante relazione sul tema dei rapporti tra la danza e la pittura e con una mostra, il 25 maggio 2006, presso l’Accademia Nazionale di Danza di artisti che hanno esposto le loro opere ispirate a spettacoli di danza di compagnie aderenti all’AIDAP/Federdanza ai quali hanno assistito direttamente.
La Federdanza si rende conto – e lo testimonia con fatti concreti – che lo spettacolo è cultura e che la danza si rafforza e si alimenta anche dal contatto con le altre espressioni del poliforme mondo dell’arte.
Di tutte queste iniziative, “fuori sacco” rispetto alle tradizionali finalità cui è chiamato un sindacato d’impresa, Paola Leoni è stata sempre una convinta sostenitrice, consapevole della necessità per un’ associazione sindacale di categoria che opera nel mondo della cultura di rinnovarsi e di uscire qualche volta dalla spirale “Fus – centrica” o “ministeriale” in cui l’AGIS è avvolta, per mettersi alla prova anche su “altro” e dare nuovo ossigeno e vitalità all’organismo federativo.
E’ grazie anche a questo genere di azioni che Federdanza ha acquistato nel tempo sempre più credibilità e autorevolezza all’esterno dell’AGIS nelle sue diverse relazioni istituzionali.
La vita degli organismi sociali è come quella degli organismi biologici: nascono, vivono, si possono ammalare e morire.
A dare la linfa vitale alle associazioni, in cui rientrano le Federazioni, è l’elemento umano che ne costituisce il fattore fondante.
E sono soprattutto le persone come Paola Leoni, recentemente scomparsa, che credono nella forza e nei valori dell’associazionismo, ad evitare che la base si sfaldi per lenta consumazione di ogni interesse; persone che si spendono con impegno e con una partecipazione attiva, operosa ed intelligente, indipendentemente dal rivestire o meno cariche sociali apicali, come successo a Paola Leoni in Federdanza, cariche che lei avrebbe meritato di ricoprire in segno di riconoscimento per quello che ha fatto e per quello che ha lasciato in eredità alla danza in AGIS.
Pier Paolo Pascali
Roma – AGIS Luglio 2011