Ci occupiamo spesso anche delle stagioni estere, e questa volta non facciamo eccezione, parlando della stagione dell’Opera di Lione, che bilancia tradizione e nuovi nomi della coreografia; in cartellone, in questi giorni un trittico di coreografie firmate Kyliàn, mentre il Gala di apertura della stagione sarà il 12 novembre con l’ingresso in repertorio della Carmen di Petit, in programma fino al 19 novembre insieme a L’Arlesienne. Si passa poi al 2016 con Made in America dal 13 al 17 aprile, ma prima (dal 9 al 13 febbraio) Révolution(s), una serata che prevede coreografie di Emanuel Gat, Rachid Ouramdane e Tania Carvalho.
Tania Carvalho, coreografa portoghese, con la sua creazione Weaving Chaos, che ha ottenuto buonissimi feedback alla scorsa Biennale di Lione e che l’ha portata a questa creazione per la compagnia dell’Opera, è stata in cartellone anche al Festival Operaestate recentemente concluso. L’abbiamo incontrata, e ci ha contagiato con la sua risata e la sua determinazione, per conoscere meglio come lavora quest’artista, che è anche coreografa, musicista, pittrice…
Prima di tutto…perché l’Odissea?
In realtà mi è stato commissionato un lavoro su uno dei poemi omerici e ho scelto l’Odissea. L’ho scelta perché insiste su alcuni temi, come il viaggio (che è quello lampante), ma che a me ha fatto pensare ai tentativi che si fanno nella vita: quando continui a provare qualcosa, e più provi a riuscirci più ti stanchi, ma più sei stanco di provare, più continui a farlo. È un sentimento contrastante, e mi piace questo contrasto in cui la cosa più forte è la volontà di riuscire. È una cosa che ci accomuna, succede a me, e succede anche ai danzatori.
Come ha riportato questo contrasto nella coreografia?
Ho osservato i miei danzatori, ma soprattutto i danzatori anziani: continuano a ripetere movimenti uguali per continuare a migliorarsi, soprattutto esercizi di danza classica. Non riescono magari a rifare il movimento completo, ma l’emozione è totalmente differente. Non hanno più un corpo perfetto, ma l’emozione non gli manca.
Come si lavora su un testo così complesso?
Ho rimesso in ordine cronologico tutte le “scene”, ho immaginato una coreografia per ciascuna delle parti e poi le ho rimescolate, ma non come nel poema. In questo, non è un balletto narrativo. Non mi piace che lo sia. Se conosci bene la vicenda riconosci alcuni episodi, ma non stiamo narrando l’Odissea.
Ha seguito un personaggio particolare?
No, nella mia testa sono tutti lì. E così i danzatori sono tutti lì, perché i ruoli cambiano continuamente: non ho detto loro però quale personaggio stiano interpretando in quel momento…
Come lavora con i danzatori?
Non dico loro mai molto. Mi piace creare da me la coreografia e studiare i movimenti, e poi riportarle a loro: insegno loro i movimenti, lo spazio, il ritmo, l’espressione, e magari per loro un movimento non ha lo stesso significato che ha per me, ma so che alla fine arrivano al risultato che voglio io. Non dico molto di più sui contenuti nemmeno dopo che il pezzo ha debuttato: ovviamente rilascio interviste, ma preferisco comunque non dare loro troppi indizi, perché se dico loro quale personaggio interpretano, e l’ho provato, cambiano il loro modo di interpretarlo, portano inevitabilmente in scena il bagaglio culturale che hanno, per tradizione magari, su quello specifico personaggio, perdendo di vista l’obiettivo del coreografo.
Non lavora dunque con improvvisazioni…
Improvvisazioni è una parola vasta in realtà. Non lavoro di improvvisazioni nel senso che non faccio improvvisare i danzatori per arrivare alla coreografia; ma all’interno di una coreografia prestabilita sì, ci sono dei momenti che improvvisano. E’ come una partitura musicale: c’è una partitura stabilita, ma puoi dire al musicista di improvvisare il tempo ad esempio…
Alcuni critici dopo il debutto a Lione hanno parlato di reminiscenze barocche…la sua non è un’antica Grecia bianca e perfetta dunque?
Oh no, hanno ragione. I richiami all’epoca barocca ci sono perché mi sono lasciata ispirare da ballerini classici, e sono andata a ricercare movimenti che ricordassero l’epoca barocca, e poi sono andata a cercare dei dipinti. In effetti nella costruzione di ogni coreografia mi lascio ispirare da dipinti. Anche nei costumi, ho voluto giocare con il balletto romantico, ma lasciando il riferimento al mare e alla sabbia, che c’è nell’Odissea.
Come lavora sulle diverse coreografie?
Cambio il metodo di lavoro a seconda del pezzo, esattamente come cambio i movimenti dei danzatori: in Icosahedron i movimenti erano geometrici, in Weaving Chaos sono più legati al movimento del mare e del vento…Ho insistito tanto sul caos, la confusione e le tempeste che sono tanto presenti nel racconto, per quanto riguarda l’Odissea.
Segue le coreografie anche nelle luci, costumi..? Lei è anche musicista e disegnatrice…
Lavoro con altre persone su questo, per fortuna; ma sì, quando inizio a immaginare una coreografia la immagino come un dipinto: vedo i movimenti, i colori, i costumi…
Quando ha deciso di diventare coreografa?
Quand’ero piccola, a lezione di danza classica, c’era uno spazio di improvvisazione, ed era la mia parte preferita! Ho sempre desiderato fare un lavoro creativo. Non per forza legato alla danza: ma il problema con la danza è che una volta che hai iniziato, quando non danzi più ne senti la mancanza. E così sono tornata alla danza!
ORARI&INFO:
Revolution(s)
Dal 9 al 13 febbraio,
Opera de Lyon, Place de la Comedie, Lione
La stagione completa su : www.opera-lyon.com/spectacles/danse
Per tutte le opere di Tania Carvalho: www.taniacarvalho.org
Greta Pieropan
Foto: M.Cavalca, compagnia