“Scelti da voi…” è un’iniziativa del giornaledelladanza.com in cui i veri protagonisti sono i nostri lettori che attraverso un indice di gradimento hanno scelto le interviste più lette, da rileggere durante le festività natalizie. Una carrellata di stelle della danza scelti da voi!
Giuseppe Picone è nato a Napoli, nel 1976, all’età di nove anni entra a far parte della Scuola di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli. Prosegue gli studi presso l’Accademia Nazionale di danza di Roma, vincendo i Concorsi di Rieti e Positano. A sedici anni è invitato come solista da Pierre Lacotte al Ballet National de Nancy debuttando nel ruolo di Petruska di M. Fokine, cui seguono La Sonnambula di Balanchine, Paquita di Petipa e L’Ombre dello stesso Lacotte. Nel 1993 entra a far parte dell’English National Ballet di Londra, con cui rimane fino al 1997; subito dopo raggiunge l’American Ballet Theatre di New York, debuttando in Cenerentola di Ben Stevenson, guadagnandosi il plauso di Anne Kisselgoff, decana dei critici di danza statunitensi.
Ha interpretato i ruoli principali nei balletti più importanti del repertorio classico: Giselle, Il Lago dei Cigni, Cenerentola, Romeo e Giulietta, Lo Schiaccianoci, La Bayadère, Onegin, Gaîté Parisienne, La Bella Addormentata, Raymonda, Don Chisciotte e Il Corsaro. Nel 2005 è stato il primo italiano a partecipare al concerto di Capodanno dell’Opera di Vienna, in diretta televisiva mondiale, dove ha danzato sulle musiche del Danubio Blu di Strauss, una crezione di Renato Zanella.
Nel secondo appuntamento di “Allo Specchio – vizi e virtù” , Giuseppe Picone ci racconta la sua vita di danzatore e di uomo.
Come è nata per Giuseppe Picone la passione per la danza?
Mi sono avvicinato alla danza grazie a mio fratello Raffaele, sotto consiglio di una sua amica ballerina mi portò all’età di 10 anni all’audizione per l’ammissione al 1° corso della scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli. A 14 anni sono entrato a far parte dell’Accademia Nazionale di Danza di Roma.
Che ricordo ha della Sua infanzia?
Ho un bellissimo ricordo della mia infanzia, vissuta con molta spensieratezza con gli amici più cari con cui ho ancora un bel rapporto. Quando sei piccolo fai dei grossi sacrifici senza rendertene conto, avevo sempre il sorriso stampato sul viso perché ballare mi riempiva di gioia e volevo rendere orgogliosi i miei genitori e fratelli e penso di esserci riuscito.
Talento a parte, come si diventa Giuseppe Picone?
Ho provato a realizzare i miei sogni di ballerino e poi una volta arrivato alla meta mi sono completamente dato al duro lavoro per essere sempre al top della forma fisica e grazie a questo mio modo di essere: i coreografi, direttori e maestri mi hanno affidato ad una giovane età ruoli importanti nel repertorio classico e moderno. Per affermarsi nel mondo della danza bisogna possedere un arma importante ,la passione.
Cosa ricorda dei giorni passati alla Scuola di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli?
Che bei ricordi! Entrare a far parte della scuola di ballo del Teatro San Carlo di Napoli è stato fin dall’ inizio un esperienza unica. La platea del teatro a mio parere e non solo è la più bella del mondo, ed è il più antico d’ Europa. Ricordo i meravigliosi saggi fatti su quel magnifico palco, rimarranno custoditi nel mio cuore.
Quale fu per Lei il momento iniziale determinante?
Il momento determinante è stato l’ invito di Pierre Lacotte per entrare a far parte come solista al Ballet National de Nancy in Francia a soli sedici anni.
Il giorno precedente avevo appena finito di ballare al Concorso di Positano, capii che la mia strada era aperta per grandi compagnie a livello internazionale e dopo un anno volai a Londra e dopo quattro anni a New York.Avevo bisogno di capire fino a che punto ero talentuoso, una sorta di sfida con me stesso, un anima danzante senza freni.
Il Suo esordio da ballerino è stato con Beppe Menegatti e Carla Fracci. Cosa ricordi di quel primo incontro?
Avevo 12 anni e aver avuto la possibilità di lavorare in sala con dei mostri sacri del mondo della danza è stata sicuramente una grande ispirazione per la mia crescita artistica.
Ricorda il balletto che ha interpretato per la prima volta nel ruolo principale e quale emozione ha provato?
E’ stato “Petruska”, un balletto impegnativo per la mia età. E’ un balletto che di solito viene interpretato dai ballerini alla fine della carriera, quando hanno raggiunto la maturità per interpretare un ruolo molto forte quale è quello del protagonista. io invece l’ho ballato a 16 anni. Mi ha dato delle emozioni grandissime. Inoltre è da lì che sono scaturiti molti altri ruoli, soprattutto drammatici. Infatti mi sono reso conto (e se ne sono accorti soprattutto il Direttore e i maestri di ballo), che avevo le potenzialità di attore drammatico. “Petriska” è stato una bellissima esperienza.
Quindi Lei si sente più Albrecht che Basilio?
Si sicuramente. Anche se da buon napoletano mi piace essere comico e divertirmi, anche in scena.
Come convivono in Lei il mito e l’uomo Giuseppe Picone?
Penso che il “divo” deve venir fuori in scena, in un unica parola… carisma. Con la maturità elimini quegli atteggiamenti superficiali che mettono in pericolo la tua professionalità. Nella vita quotidiana amo dedicarmi alla mia vita privata, la famiglia, gli amici e soprattutto a Grisù, il mio piccolo Jack russel.
Ha viaggiato molto?
Grazie alla danza ho viaggiato tantissimo ed ho avuto la fortuna di visitare delle città straordinarie. Per bellezza l’Italia non ha confronti ma consiglierei di vedere il Giappone per i suoi incantevoli paesaggi. Non sono mai stato in Australia e Sud America, due posti che un giorno spero di vedere.
Lei è un uomo del sud, quanto è importante la famiglia?
La famiglia per me è molto importante soprattutto per il forte legame che ho con i miei fratelli. Mamma e babbo sono stati davvero comprensivi senza mai opporsi alla mia vocazione. Sono zio di sei nipoti e vederli crescere è una vera gioia. Nel 2015 ne saranno sette, non vedo l’ora di abbracciare Federico/a.
Ma la cosa più bella?
Il mare…quanto lo amo. Potrei passare ore intere a nuotare e farmi coccolare dalle onde.
Il Suo colore preferito?
Assolutamente il verde, racchiude in se la speranza, la natura e la vegetazione ed è associato a Venere, dea dell’ amore e della fertilità.
Un Suo sogno ricorrente?
Non c è un sogno ricorrente…
E’ scaramantico? Ha un rituale prima di fare qualcosa di importante?
Non veramente… ho un anello benedetto preso ad Assisi da mio fratello a cui sono molto legato.
Il Suo rapporto con la cucina? Il piatto preferito?
In generale in cucina riesco a cavarmela con piatti semplici e gustosi. I miei piatti preferiti sono la pizza e le fettuccine alla bolognese.
Come è una Sua giornata tipo?
Sveglia intorno alle 8.15 per andare alla lezione delle 10. Poi ci sono le prove che durano dalle 5-6 ore al giorno e a volte uscendo da teatro mi fermo per un aperitivo con gli amici prima di rientrare a casa e rilassarmi. Quando ho spettacolo preferisco non stancarmi troppo e al massimo provo fino alle 14 per avere tutto il tempo di pranzare e rilassarmi per affrontare al meglio la serata.
Che cosa è la danza per Giuseppe Picone?
L’arte della danza la definisco vitale… è la pura verità. La danza è un mondo particolare fatto di disciplina, passione, sacrifici e duro lavoro, ma anche di grandi soddisfazioni. Alla fine di ogni spettacolo il pubblico ti ripaga di tutti gli sforzi fatti, e quando succede di avere una bella atmosfera con il Corpo di Ballo senti il loro calore ed è una bellissima sensazione.
Un bilancio della Sua carriera?
Non mi sarei mai aspettato di fare una carriera internazionale e oggi mi entusiasmo ad ogni invito che ricevo come Ospite di Compagnie, Galà e Festival. In generale sono soddisfatto perché continuo a sognare. Mai sentirsi arrivati perché un vero artista non può permetterselo.
Qual è la forza degli italiani nel campo della danza?
La presenza scenica degli italiani ci contraddistingue dagli altri, con un piccolo gesto possiamo fare la differenza. In ogni grande compagnia di danza all’estero ci sono dei tersicorei made in Italia, questo la dice lunga. La storia ci ha insegnato che la danza ha origini italiane. Se pensiamo ai Balletti Russi di Diaghilev bisogna ricordava la magistrale figura di Enrico Cecchetti con cui lavoravano stelle del calibro di Nijinsky e Karsavina.
Un sogno nel cassetto?
Ne ho due da realizzare, speriamo presto.
Giuseppe Picone allo specchio, come si vede?
A pensarci bene fin da piccoli i ballerini usano lo specchio, e a volte lo apprezzi e altre lo detesti, praticamente è un vero rapporto di amore e odio. Non esagero nel guardarmi ma allo stesso non potrei farne a meno… Lo specchio mi aiuta a correggere i difetti nei movimenti della danza e grazie al suo riflesso posso migliorare giorno dopo giorno.
Sara Zuccari
Direttore www.giornaledelladanza.com