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“Serata Stravinsky”: a Verona un omaggio a passo di danza per il compositore russo

Serata Stravinsky Filarmonico - Ph.Ennevi

Debutta questa sera al Teatro Filarmonico di Verona Serata Stravinsky, terzo spettacolo coreutico della Stagione Opera e Balletto 2015-2016 della Fondazione Arena di Verona.

Le coreografie, sulle musiche dell’Apollon Musagète e L’uccello di fuoco di Igor Stravinsky, sono firmate da Renato Zanella e riprese da Gaetano Petrosino. étoile ospite nel ruolo di Apollo è Mick Zeni, con i Solisti ed il Corpo di Ballo accompagnati dall’Orchestra dell’Arena di Verona diretta dal Roman Brogli-Sacher.

Dopo i fortunati Omaggio a Stravinsky del 2011 e il Gala di Mezza Estate del 2015, la danza torna protagonista al Teatro Filarmonico con un altro appuntamento dedicato all’importantissimo compositore russo. L’Orchestra dell’Arena di Verona è diretta dal M° Roman Brogli-Sacher, recentemente impegnato in occasione dell’ultimo concerto al Teatro Ristori e che tornerà sul palcoscenico del Filarmonico in occasione del prossimo appuntamento della Stagione Sinfonica.

Renato Zanella, le cui coreografie sono riprese da Gaetano Petrosino, confessa un rapporto particolare per il compositore russo: «la sua musica mi ha accompagnato per tutta la carriera ed è una fonte di ispirazione continua ed inesauribile». Zanella ha già firmato importanti produzioni de La Sagra della Primavera, Movements per piano e orchestra, Duo concertante e la Sinfonia in tre movimenti. «Quelle di Stravinsky sono partiture scritte per la danza e ne rispettano perfettamente le esigenze»: per Zanella il punto di partenza di ogni creazione è la musica, che ne suggerisce intrinsecamente la coreografia, e il legame tra la danza e la musica di Stravinsky dà vita ad un lavoro che non si distacca mai dalla compiutezza tecnica e da una precisa scelta estetica, dettata dalle potenzialità dei corpi ed espressività dei ballerini.

Serata Stravinsky è un dialogo a distanza tra il compositore russo ed il coreografo veronese, ma non mancano i legami anche con Djagilev, che con il suo lavoro ha saputo sottolineare l’importanza della danza nel mondo della cultura.

Il dittico Apollon Musagète (1928) e L’uccello di fuoco (1910) è un ritorno alle origini: da una parte il mondo della mitologia greca classica, dall’altra la dimensione favolistica del primitivismo russo. Uno l’opposto dell’altra e, per usare le parole del coreografo, «entrambi sono l’esasperazione di due dimensioni mitiche da rappresentare con carature differenti, ma anche da equilibrare fra loro rispettando la musica e quanto c’è di sotteso tra entrambi».

Nell’Apollon Musagète la reintroduzione del prologo, che narra del parto di Leto, dà forza espressiva ad un’apertura teatrale, addentrandosi fin da subito più in profondità nel mito. Nuove anche le figure delle Echos, moltiplicazioni della ninfa dei monti obbligata da Zeus ad intrattenere la consorte Era durante le scappatelle amorose. Con la figura di Tersicore Zanella restituisce il suo “omaggio alla danza”: qui è la Musa a trascinare Apollo, interpretato dall’Étoile veronese Mick Zeni, in un «vero fuoco d’artificio di danze», che accompagna il dio verso una maggiore maturità.

Obiettivo è quindi sottolineare l’alto valore pedagogico dell’Arte: come Apollo raggiunge una dimensione più alta grazie alle Muse, così lo spettatore si arricchisce culturalmente e spiritualmente grazie al Teatro; a riprova la presenza di due sipari che invitano ad oltrepassare una duplice soglia: «dalla quotidianità all’arte, dall’arte ad una dimensione superiore».

E l’arte è essa stessa in scena, con le tre colonnine di plexiglas associate alle Muse che riproducono le opere di tre pittori contemporanei: Hermann Nitsch, Gerhard Richter e Christian Ludwig Attersee.

A fianco del primo ballerino ospite Mick Zeni danzeranno i primi ballerini dell’Arena di Verona Alessia Gelmetti, Teresa Strisciulli, Amaya Ugarteche ed Evghenij Kurtsev.

Nel corso della seconda parte viene proposto L’uccello di fuoco e, anche in questo caso, la pittura riveste primaria importanza grazie all’acquarello di Léon Bakst accostato ai simboli chiave della narrazione: l’albero, la mela d’oro, la gabbia, l’uovo che riportano alla dimensione fiabesca della storia. Il brano, già nel repertorio della Fondazione Arena di Verona, è il pezzo maggiormente ispirato dalla tradizione dei balletti russi per i simbolismi delle favole e il rispetto del linguaggio classico.

Dopo il debutto di questa sera, fino all’8 maggio saranno tre le repliche in grado di deliziare il pubblico veronese. E non solo.

ORARI & INFO

5 e 6 maggio ore 20.30

7 e 8 maggio ore 15.30

Teatro Filarmonico

Via dei Mutilati, 4

Verona

http://www.arena.it/filarmonico

 

www.giornaledelladanza.com

Foto Ennevi

 

 

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