Un tempo le sue linee perfette tracciavano coreografie nell’aria, oggi disegna sentieri nel verde della natura.
Sylvie Guillem, la danzatrice che ha riscritto le regole del balletto, ha scelto il silenzio della terra dopo le luci della scena.
L’étoile che ha dato l’addio nel 2015 con uno spettacolo simbolicamente intitolato Life in Progress, ha rivoluzionato anche il proprio modo di vivere, scegliendo la natura come suo nuovo universo creativo.
Oggi Sylvie vive in una tenuta immersa nel paesaggio collinare. Un luogo che non conosce riflettori, ma che pulsa di vita autentica: alberi, animali, terra coltivata, cieli puliti.
Qui, la donna che ha stregato Nureyev e il pubblico di tutto il mondo ha trovato la sua nuova scena: quella della semplicità.
Ha costruito una realtà autosufficiente, abbandonando i ritmi frenetici del successo per abbracciare la lentezza consapevole del quotidiano.
I suoi giorni scorrono senza la necessità di apparire, ma con l’urgenza di appartenere: alla natura, al presente, alla coerenza con i propri valori.
Non è una fuga dalla danza, ma una forma diversa di militanza. Oggi Guillem si occupa attivamente di progetti ecologici.
Per lei, il rispetto per ogni essere vivente non è una posa da copertina, ma una decisione concreta e quotidiana.
Senza mai cedere alla nostalgia, Sylvie Guillem ha scelto di non diventare il volto nostalgico di sé stessa. Non tiene corsi, non dirige accademie, non frequenta i circuiti ufficiali della danza. Ma quando parla — raramente, e sempre con misura — la sua voce conserva la precisione e la forza di un gesto coreografico ben calibrato.
Ha preso posizione su temi cruciali: la deforestazione, la crisi climatica, l’allevamento intensivo.
Usa la sua credibilità per sostenere cause, non per alimentare un personaggio.
Ogni sua parola oggi pesa quanto un jeté in scena, ma non cerca il plauso. Cerca ascolto.
Sylvie Guillem ha scelto la trasformazione silenziosa. Ma se si osserva bene, nei suoi gesti quotidiani c’è ancora qualcosa della danzatrice: la precisione del movimento, l’eleganza spontanea, la volontà di essere libera.
Non danza più con il corpo, ma con l’esempio. È una coreografa del possibile, un’artista del vivere.
Michele Olivieri
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