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Tag Archives: Arthur Saint-Léon

I capolavori del balletto classico scomparsi nel tempo

Nel panorama della danza classica, alcuni titoli evocano immediatamente immagini cristallizzate nella memoria collettiva: Il Lago dei Cigni, Lo Schiaccianoci, Giselle. Tuttavia, accanto a queste opere immortali, esiste una costellazione di balletti perduti – lavori che un tempo brillavano sui palcoscenici imperiali d’Europa e che oggi sopravvivono solo in frammenti, testimonianze scritte o vaghe ricostruzioni. Questi balletti, dimenticati dalla scena ma non dalla storia, rappresentano tessere mancanti del mosaico che è la tradizione coreutica occidentale. LA FORÊT ENCHANTÉE (La Foresta Incantata) Coreografia: Jules Perrot Musica: Cesare Pugni Prima rappresentazione: Londra, 1845 Balletto fantastico con elementi mitologici e ambientazioni boschive, La Forêt Enchantée fu una delle prime collaborazioni di Perrot con Pugni, ma la coreografia originale è andata completamente perduta. Solo la musica (che sopravvive in partitura) è stata talvolta riutilizzata o riorchestrata. Il balletto fu un successo nella sua epoca, ma non è mai stato riproposto integralmente. LE ROI CANDAULE Coreografia: Marius Petipa Musica: Cesare Pugni Prima rappresentazione: San Pietroburgo, 1868 Un’opera grandiosa e sensuale, basata su un racconto di Erodoto, incentrata su potere, passione e tragedia. Le Roi Candaule fu uno dei primi capolavori di Petipa, ma fu ritirato dal repertorio dopo la morte di Pugni, e negli anni ...

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In scena “Coppélia” per la Scuola di Danza dell’Opera di Roma

«Penso di aver realizzato un balletto autobiografico – racconta Giorgio Mancini – una sorta di ‘balletto nel balletto’ che mette in luce la mia personalità poliedrica. Coppélia è stato il primo titolo che ho danzato da bambino, quello che mi ha avvicinato alla danza in modo decisivo. La mia versione è una lettura per adulti e bambini.» Dal 3 al 7 dicembre, al Teatro Nazionale, torna in scena Coppélia in un nuovo allestimento del Teatro dell’Opera di Roma, con scene di Michele Della Cioppa, costumi di Anna Biagiotti e luci di Stefano La Selva. Creata da Giorgio Mancini per il Teatro di San Carlo di Napoli nel 2009, la coreografia era già stata interpretata con successo nel 2017 dal Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Ora viene riproposta dagli allievi della Scuola di Danza, in una produzione che unisce tradizione e sguardo contemporaneo. Ispirato a un racconto di E.T.A. Hoffmann, Coppélia debuttò nel 1870 all’Opéra di Parigi con la coreografia di Arthur Saint-Léon e la musica di Léo Delibes. Considerato un punto di svolta rispetto al balletto romantico, il titolo abbandona gli spiriti eterei – silfidi e villi – per raccontare con ironia le avventure di una bambola ...

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Giuseppina Bozzacchi: la stella effimera del balletto romantico

Nel firmamento della danza classica dell’Ottocento, alcune stelle brillarono solo per un istante, ma lasciarono un’impronta indelebile nella storia del balletto. Una di queste è Giuseppina Bozzacchi, giovane ballerina italiana che, sebbene vissuta solo diciassette anni, è diventata simbolo della bellezza effimera dell’arte e della vita. Giuseppina Bozzacchi nacque il 23 novembre 1853 a Milano, in una città che all’epoca era già uno dei centri nevralgici della cultura operistica e coreutica europea. Fin da giovanissima mostrò un talento fuori dal comune per la danza. Fu indirizzata verso un’educazione rigorosa, come voleva la prassi dell’epoca, che richiedeva anni di disciplina ferrea e una totale dedizione. Nonostante la brevità della sua carriera, Bozzacchi fu allieva di maestri importanti, tra cui potrebbe essere annoverato anche il coreografo Arthur Saint-Léon, che la notò giovanissima e la volle con sé a Parigi, città in cui si sarebbe svolto il capitolo più importante – e tragico – della sua vita. Il nome di Giuseppina Bozzacchi è indissolubilmente legato al balletto Coppélia, capolavoro del repertorio romantico, con musiche di Léo Delibes e coreografie di Saint-Léon. Il balletto debuttò il 25 maggio 1870 all’Opéra di Parigi. Bozzacchi, allora appena sedicenne, fu scelta per il ruolo principale di Swanilda. ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Carolina Rosati

Carolina Rosati (Bologna, 13 dicembre 1826 – Cannes, 1905) è stata una danzatrice celebrata come interprete del Balletto Romantico. Il suo nome da nubile era Carolina Galletti, ma divenne celebre assumendo il cognome del marito Francesco Rosati che fu un ottimo ballerino con il quale spesso si esibì in coppia. Suo nipote Ferdinando Pratesi, figlio della sorella Gaetana Galletti, fu anch’egli un noto ballerino e coreografo. Carolina si era formata alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano sotto la guida del Maestro Carlo Blasis e debuttò all’età di sette anni. Nel 1841 fu scritturata come prima ballerina al Teatro di Apollo di Roma, esibendosi inoltre a Trieste e a Parma nel 1843 e danzando con il marito alla Scala nel 1846. Venne definita ballerina terre à terre, termine accademico molto in voga a quel tempo che stava a significare un modo di danzare in antitesi all’élévation. La Rosati era particolarmente portata all’espressività e alla capacità interpretativa piuttosto che al virtuosismo dei salti. Nei trattati di balletto classico il termine terre à terre indica quei passi in cui i piedi sfiorano il pavimento senza staccarsene mai, al contrario dei passi nell’elevazione. Vittoria Ottolenghi scrisse che fu Carlo Blasis ...

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Maître de ballet: il cuore nascosto della danza

Nel mondo affascinante e rigoroso del balletto classico accademico, gli spettatori tendono a focalizzarsi sui ballerini, sulle étoile, sui coreografi o sui teatri prestigiosi. Tuttavia, dietro ogni blasonata compagnia, dietro ogni interpretazione impeccabile e ogni gesto che sfiora la perfezione, esiste una figura discreta ma fondamentale: il maître de ballet. Una sorta di direttore d’orchestra senza bacchetta. Il termine francese si traduce letteralmente in “maestro del balletto”, ma questa definizione non rende giustizia alla complessità e delicatezza del suo ruolo. È una figura ponte tra l’arte e la disciplina, tra la tradizione e l’evoluzione della danza. Un artigiano dell’eccellenza, che lavora lontano dai riflettori per garantire che ogni gesto, intenzione o dettaglio sia veicolo di autenticità e grazia. Il maître è responsabile dell’allenamento quotidiano dei ballerini, della trasmissione del repertorio e dell’integrità stilistica delle coreografie, siano esse classiche, neoclassiche o contemporanee. In molte compagnie, è anche l’occhio esterno che supervisiona le prove, corregge dettagli minimi ma cruciali, armonizza i movimenti e la musicalità del corpo di ballo per garantire che ogni produzione rifletta il livello artistico e tecnico richiesto. Non è semplicemente un insegnante: spesso è un ex ballerino di altissimo e prestigioso livello, con anni di onorata e comprovata ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Fanny Cerrito

Fanny Cerrito (Napoli, 11 maggio 1817 – Parigi, 6 maggio 1909) fu una delle più famose ballerine dell’era romantica. Fu molto apprezzata nella danza di carattere e di mezzo carattere. Il suo nome di battesimo completo era Francesca Teresa Giuseppa Raffaela Cerrito. Veniva apprezzata per “quel bello, che quando si ammira nelle famose opere dei greci artisti, viene detto ideale”. Studiò a Napoli con Filippo Izzo, danzatore e coreografo del Teatro di San Carlo e con Pietro Hus. Danzò per la prima volta in pubblico a quindici anni, al Teatro del Fondo, nel balletto Oroscopo di Giovanni Galzerani del quale è stata anche protagonista in I tre gobbi di Damasco, Gli empirici e Buondelmonte.  A Napoli presentò inoltre i balletti di Salvatore Taglioni: Bianca di Messina, L’Eredità, Amore e Psiche. Negli anni seguenti conquistò i teatri di quasi tutte le capitali europee. Divenne prima ballerina nel 1938 del Teatro alla Scala debuttando nel 1937 in una coreografia di Antonio Monticini intitolata I Veneziani a Costantinopoli. A Milano Fanny Cerrito si perfezionò con Carlo Blasis e con Annunciata Ramaccini. Dal 1840 al 1848 fu prima ballerina presso il His Majesty’s Theatre, conquistando le platee inglesi dove il successo si rivelò straordinario: nessun’altra ballerina dell’epoca ...

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La Vivandière (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

La Vivandière è un balletto-pantomima in un atto firmato da Arthur Saint-Léon, su partitura musicale di Cesare Pugni, che vide il suo debutto al Her Majesty’s Théâtre di Londra nel 1844 con protagonista la coppia formata da Fanny Cerrito-Arthur Saint-Léon. L’allestimento in un atto narra una storia romantica ambientata nel mondo militare, con soggetti che parlano di amore, solidarietà, coraggio e di fratellanza. Il balletto include una grande varietà di movimento che enfatizzano costantemente la versatilità dei ballerini. Dal leggero petit allegro, al meraviglioso adagio e pas de deux, fino al trionfante grand allegro. Fanny Cerrito, nata a Napoli nel 1817, era una delle più famose ballerine dell’era romantica. Si chiamava in realtà Francesca Teresa Giuseppa Raffaela Cerrito. Mentre Arthur Saint-Léon, nato a Parigi nel 1815, con il nome di Charles-Victor-Arthur-Michel Saint-Léon, divenne noto per aver ideato la coreografia e il libretto del balletto Coppélia, dando inoltre vita ad un personale sistema di notazione della danza chiamato “Sténéochorepgraphie”, da cui in seguito “La Vivandière” fu rimessa in scena. La storia si svolge in un villaggio ungherese e narra dell’amore di Kathi (la vivandiera del reggimento) per Hans (figlio di un oste) e delle loro peripezie per riuscire a sposarsi contrastando ...

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La Source (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

Su coreografia di Arthur Saint-Léon, il balletto fantastico La Source è apparso al Théâtre de l’Opéra di Parigi in rue Le Peletier, il 12 novembre 1866, in tre atti con quattro scene sulla suddivisa partitura musicale di Léo Delibes e Aloisius Ludwig Minkus, con Guglielmina Salvioni (Naïla), Eugénie Fiocre (Nouredda), Louis Mérante (Djémil) nei ruoli principali. Per la stesura del libretto Arthur Saint-Léon collaborò con Charles Nuitter. I disegni originali dell’allestimento portavano la firma di Édouard Desplechin, Jean-Baptiste Lavastre, Auguste Rubé, Chaperon (scenografie) e Paul Lormier (costumi). La produzione non ebbe particolare successo, poiché la Salvioni fu considerata inadatta al ruolo di Naïla. Trionfò tuttavia l’anno successivo, con Adèle Grantzow nel ruolo di Naïla, e rimase una colonna portante del repertorio per i successivi anni. Una ripresa di successo nel 1872 vide la grande ballerina italiana Rita Sangalli nel ruolo principale, e fu per questa produzione che furono introdotte le nuove variazioni per Naïla, la cui musica fu composta dallo stesso Delibes. Danzata sessantanove volte, abbandonò il repertorio francese nel 1876, dopo essere stata prevista per l’arrivo dello Scià di Persia e per l’inaugurazione del Palais Garnier. Ci sono poche tracce del balletto originale – disegni e modelli, articoli di ...

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La fata delle bambole (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

La fata delle bambole (Die Puppenfee) è un balletto-pantomima-divertissement in un atto. Il libretto fu redatto da Joseph Haßreiter e Franz Xaver Gaul. La coreografia proviene da Joseph Haßreiter e la musica è stata composta da Josef Bayer nel 1888. “La fata delle bambole” è una delle opere di balletto più popolari nei paesi di lingua tedesca. La prima mondiale ebbe luogo il 4 ottobre 1888 al Teatro dell’Opera di Corte di Vienna. In occasione di un evento di beneficenza sotto il protettorato della principessa Pauline Metternich, fu eseguito per la prima volta con il titolo “Im Puppenladen” nel Palazzo del Principe Johannes Liechtenstein nel 1888, e venne interpretato da aristocratici e nobili. Il balletto, nella cui versione originale il ruolo della protagonista era mimato, è stato più volte ripreso a Vienna con la coreografia di Joseph Haßreiter, e fa ancora parte del repertorio dell’Opera di Stato di Vienna. Infatti all’inizio del 1888, il maître viennese Joseph Haßreiter e il pittore Franz Gaul, progettarono questo balletto particolarmente divertente, ambientato in un negozio di bambole. L’idea ricordava Léo Delibes e il coreografo Arthur Saint-Léon che già avevano allestito nel 1870 con successo la storia di E.T.A. Hoffmann “L’uomo della sabbia” in ...

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Il cavallino gobbo (balletto): storia, personaggi, curiosità e trama

Il cavallino gobbo o La fanciulla dello zar (conosciuto anche come The Little Humpbacked Horse oppure Le Petit cheval bossu, ou La Tsar-Demoiselle) è un balletto in quattro atti e otto scene più apoteosi con libretto e coreografia di Arthur Saint-Léon, musica di Cesare Pugni, basato sull’omonima favola in versi di Pyotr Yershov. Il coreografo si ispirò alla lontana dal racconto originale e nel balletto si vede Ivan il Matto, con l’aiuto di un cavallo magico, sconfiggere un malvagio Khan e vincere la mano della Zar-Fanciulla. Alla fine Ivan spodesta lo Zar e diventa lui stesso Zar. Il balletto venne presentato in debutto al Balletto Imperiale il 15 dicembre 1864 all’Imperial Bolshoi Kamenny Theatre di San Pietroburgo con interpreti Marfa Muravyova nel ruolo della Zar Maiden, e Nilolay Troitsky nel ruolo di Ivanushka. Il balletto divenne assai popolare ed ottenne grande successo per lo sviluppo dell’arte coreutica in Russia, con la bellezza di ventidue danze popolari russe, tra cui alcune inventate per l’occasione. La compagnia imperiale potenziò grazie a questa produzione uno stile differente, miscelando la coreografia classica europea alla vera danza popolare russa.  La trama vede nel Primo atto (Scena 1): C’era una volta un contadino che aveva tre figli: ...

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