La Vivandière è un balletto-pantomima in un atto firmato da Arthur Saint-Léon, su partitura musicale di Cesare Pugni, che vide il suo debutto al Her Majesty’s Théâtre di Londra nel 1844 con protagonista la coppia formata da Fanny Cerrito-Arthur Saint-Léon. L’allestimento in un atto narra una storia romantica ambientata nel mondo militare, con soggetti che parlano di amore, solidarietà, coraggio e di fratellanza.
Il balletto include una grande varietà di movimento che enfatizzano costantemente la versatilità dei ballerini. Dal leggero petit allegro, al meraviglioso adagio e pas de deux, fino al trionfante grand allegro.
Fanny Cerrito, nata a Napoli nel 1817, era una delle più famose ballerine dell’era romantica. Si chiamava in realtà Francesca Teresa Giuseppa Raffaela Cerrito. Mentre Arthur Saint-Léon, nato a Parigi nel 1815, con il nome di Charles-Victor-Arthur-Michel Saint-Léon, divenne noto per aver ideato la coreografia e il libretto del balletto Coppélia, dando inoltre vita ad un personale sistema di notazione della danza chiamato “Sténéochorepgraphie”, da cui in seguito “La Vivandière” fu rimessa in scena.
La storia si svolge in un villaggio ungherese e narra dell’amore di Kathi (la vivandiera del reggimento) per Hans (figlio di un oste) e delle loro peripezie per riuscire a sposarsi contrastando la gelosia del borgomastro e del barone, entrambi corteggiatori di Kathi.
Cesare Pugni riallestì il titolo per il Ballet du Her Majesty’s Théâtre nella metà dell’Ottocento mentre al “Théâtre de l’Opéra” di Parigi presso la “Salle Le Peletier” andò in scena nel 1848 sempre con protagonista Fanny Cerrito.
Jules Perrot montò la sua versione coreografica per il Balletto Imperiale con il titolo in russo Markitenka nel 1855 al “Teatro Bol’soy Kamenny” di San Pietroburgo con protagonisti Maria Surovshchikova-Petipa (nel ruolo di Kathi) e lo stesso Perrot (nel ruolo di Hans).
Da menzionare il riallestimento di Marius Petipa per il Balletto Imperiale nel 1881 presso il Teatro Mariinskij con Ekaterina Vazem, Pavel Gerdt, Lev Ivanov, Felix Kschessinsky, Liubov Savitskaya.
L’estratto denominato Pas de six de la Vivandière è stato eseguito da numerosi corpi di ballo internazionali e combina la tecnica classica con la danza di carattere (che ai tempi fu un aspetto innovativo). Questo bellissimo “pas de six” nacque come “pas de quatre” per il balletto Le Lac de fées di Antonio Guerra che fu danzato da Fanny Cerrito e dallo stesso Antonio Guerra con due danzatrici di supporto. La Cerrito chiese a St. Leon di rielaborarlo e di rimetterlo in scena come un passo a sei per La Vivandière. Ad oggi esistono almeno tre versioni di questo “pas de six”, ciò è dovuto alle differenze nell’interpretazione della notazione.
Si ricorda la ricostruzione filologica di Pierre Lacotte per il “Joffrey Ballet” e per il “Kirov” di San Pietroburgo grazie al coreografo Arthur Saint-Leon e al suo sistema di notazione della danza. La prima assoluta di Lacotte avvenne il 27 gennaio 2008 alla “Deutsche Oper” di Berlino.
Nel 1991 si vide al Teatro Mariinskij una edizione con Yelena Pankova e Sergei Vikharev, Alexandra Koltun, Irina Zhelonkina, Olga Melnikova e Irina Sitnikova.
Importante la rimessa in scena del “Pas de Six” a cura del professor Christopher Alloways-Ramsey dalla coreografia originale di Arthur Saint-Léon nel fedele riallestimento di Ann Hutcherson Guest (1977) per la “School of Dance of Utah”. Il “Pas de Six” è stato presentato dallo “Utah Ballet II” all’Hayes Christensen Theater situato nel Marriott Center for Dance. Nel 1982 il “Sadler’s Wells Royal Ballet” di Londra lo eseguì nella sopra citata ricostruzione di Ann Hutchinson Guest.
La trama si svolge nella Francia napoleonica. Gli uomini si preparano alla guerra, mentre le donne si riuniscono per salutare padri, fratelli, cugini o amanti. A differenza della maggior parte dei cittadini moderni, anche le donne partivano per la battaglia e avevano bisogno di lasciare i propri cari. Queste donne erano le Vivandières, donne rispettabili che vendevano beni ad un reggimento scelto dell’esercito francese. Dall’inchiostro alle bende, dalla birra al cibo, una Vivandière era necessaria per contribuire a mantenere un tenore di vita minimo per i soldati francesi. Il balletto si apre con un accampamento militare dove i soldati si preparano alla battaglia. Kathi, la vivandiera, distribuisce cibo e bevande ai soldati, che le sono grati per la sua presenza. Tra i soldati c’è Hans, che è invaghito di Kathi. Il loro affetto reciproco è evidente, ma la loro storia d’amore nascente è complicata dalla presenza di un pretendente rivale, un ufficiale che a sua volta contende l’attenzione di Kathi. Con il procedere della storia, Kathi e Hans condividono momenti di tenerezza, esprimendo il loro amore attraverso aggraziati passi a due e vivaci danze d’insieme. Il balletto raggiunge il suo culmine quando i soldati vengono chiamati a combattere. Kathi, determinata a rimanere al fianco di Hans, si traveste da soldato e si unisce alla battaglia. Il balletto si conclude con un ritorno trionfale all’accampamento, dove viene rivelata la vera identità di Kathi. I soldati celebrano la loro vittoria e Kathi e Hans sono finalmente uniti nell’amore.
Si ricorda anche un estratto in una visione giocosa e divertente del balletto classico tradizionale in forma di parodia e travestimento a cura de Les Ballets Trockadero de Monte Carlo messo in scena dall’insegnante e ballerina russa Elena Kunikova, con i costumi di Mike Gonzales.
Numerosi celebri danzatori hanno interpretato i ruoli principali, oltre alla già citata Fanny Cerrito che diede vita al ruolo di Kathi, e Lucien Petipa, che fu il primo a danzare il ruolo di Hans, si ricordano anche Alicia Markova, Alla Sizova e Rudolf Nureyev.
Una curiosità: questo balletto divenne famoso perché introdusse la Redowa (polka boema originale) nella Londra del XIX secolo. Originariamente era una danza popolare ceca con passi di valzer per lo più famosa nelle sale da ballo europee di epoca vittoriana. Il nome derivava dal nome ceco “rejdovák”, derivato da “rej” (roteare). Apparve per la prima volta nei salotti di Praga nel 1829 e andò fuori moda nel 1840, anche se nel frattempo si era diffusa oltre la Boemia. Fu introdotta nelle sale da ballo di Londra nel 1846. Come altri popolari balli da sala della metà del XIX secolo, compresa la polka, fu ballata a Parigi prima della sua apparizione a Londra.
Un’ultima curiosità ci riconduce ad un frammento de La Vivandiére danzato nel film The Company del 2003 diretto da Robert Altman. Il frammento è caratterizzato dal tipico tutù bianco e dalle diagonali marcate in cui danza la prima ballerina che si ferisce. L’eccentrico direttore della prestigiosa compagnia di danza è impegnato nella messa in scena di un nuovo spettacolo. Una giovane danzatrice ha l’occasione di ricoprire il ruolo di prima ballerina “grazie” all’infortunio di una collega. Per lei l’occasione di rimettere in sesto la sua vita. La ragazza dovrà affrontare varie sfide prima di riuscire a coronare il suo sogno. Quella che si vede nel film The Company è una versione ripresa e leggermente modificata rispetto all’originale, coreografata come abbiamo già citato per il Joffrey Ballet.
Michele Olivieri
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