Recenti studi dimostrano che la danza migliora la funzione cognitiva e che chi la pratica con regolarità ottimizza la propriocezione corporea e muscolare regolata dal cervelletto. Combinando azione creativa, gesto e collaborazione con insegnanti e altri ballerini, la danza incrementa l’attività cerebrale su più livelli. Stimola i percorsi cerebrali associati all’empatia, ossia alla capacità di mettersi ‘nei panni dell’altro’ e di comunicare a livello profondo. L’empatia permette al cervello dei danzatori di sintonizzarsi sulla medesima frequenza, sviluppando una cooperazione indispensabile per creare un movimento armonico. La corteccia motoria attiva un complesso meccanismo di pianificazione, controllo ed esecuzione, dando vita a infiniti movimenti volontari, coordinati e sincroni. Il cervelletto infine integra le informazioni dai sensi e rende i movimenti fluidi e precisi. La danza dunque non è solo una delle esperienze umane più antiche, ma è anche fortemente radicata nel DNA collettivo. Il corpo e il cervello si sono evoluti anche grazie alla danza, e di conseguenza si è evoluta anche la società. L’atto artistico infatti modifica il modo in cui pensiamo e di riflesso il modo in cui interagiamo con gli altri, e ci rende individui più proattivi ed emozionalmente più ricchi. Stefania Napoli www.giornaledelladanza.com
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Danza e psiche: quale relazione?
Tutte le discipline che richiedono movimento fisico generano risultati immediati ma momentanei e non conducono a una trasformazione profonda ed emozionale, in quanto il loro effetto svanisce rapidamente con conseguente perdita dei benefici ottenuti. La danza va oltre, non è semplicemente attività fisica, espressione artistica o un sistema di comunicazione non verbale. Danzare rappresenta un raffinato strumento di benessere psicologico che interviene contemporaneamente su vari livelli, individuale, psichico e sociale. Generalmente, quando ci dedichiamo ad attività piacevoli, prendiamo consapevolezza di quanto esse influiscano positivamente sul nostro vissuto psicologico, lo stress si riduce, ci distraiamo dai pensieri negativi e nel complesso siamo più sereni e bendisposti verso gli altri. Tali attività contribuiscono dunque al processo di formazione della nostra identità che si articola in quattro componenti: identificazione, individuazione, imitazione e interiorizzazione. Nel primo caso, il soggetto ricerca il senso di appartenenza alla collettività con figure rispetto alle quali si sente uguale e con le quali condivide alcune caratteristiche. Nell’individuazione, al contrario, il soggetto fa riferimento alle peculiarità fisiche, morali e socio-familiari che lo distinguono dagli altri. Attraverso l’imitazione, l’individuo riproduce consciamente o inconsciamente alcuni modelli comportamentali dell’ambiente in cui si trova. Infine, tramite l’interiorizzazione, il soggetto crea un’immagine precisa di sé ...
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Una lezione di storia della danza e dell’evoluzione delle punte. www.giornaledelladanza.com
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