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Danza e psiche: quale relazione?

Tutte le discipline che richiedono movimento fisico generano risultati immediati ma momentanei e non conducono a una trasformazione profonda ed emozionale, in quanto il loro effetto svanisce rapidamente con conseguente perdita dei benefici ottenuti.

La danza va oltre, non è semplicemente attività fisica, espressione artistica o un sistema di comunicazione non verbale. Danzare rappresenta un raffinato strumento di benessere psicologico che interviene contemporaneamente su vari livelli, individuale, psichico e sociale. Generalmente, quando ci dedichiamo ad attività piacevoli, prendiamo consapevolezza di quanto esse influiscano positivamente sul nostro vissuto psicologico, lo stress si riduce, ci distraiamo dai pensieri negativi e nel complesso siamo più sereni e bendisposti verso gli altri.

Tali attività contribuiscono dunque al processo di formazione della nostra identità che si articola in quattro componenti: identificazione, individuazione, imitazione e interiorizzazione. Nel primo caso, il soggetto ricerca il senso di appartenenza alla collettività con figure rispetto alle quali si sente uguale e con le quali condivide alcune caratteristiche. Nell’individuazione, al contrario, il soggetto fa riferimento alle peculiarità fisiche, morali e socio-familiari che lo distinguono dagli altri. Attraverso l’imitazione, l’individuo riproduce consciamente o inconsciamente alcuni modelli comportamentali dell’ambiente in cui si trova. Infine, tramite l’interiorizzazione, il soggetto crea un’immagine precisa di sé basata su giudizi e comportamenti degli altri nei suoi confronti.

In quanto esperienza multisensoriale, la danza incide sulla formazione della nostra identità e rappresenta l’attività psicofisica che possiede maggiori potenzialità rigeneratrici relativamente alla nostra psiche, ossia quell’insieme di funzioni cerebrali, emotive, affettive e relazionali che esulano dalla dimensione prettamente corporea.

Il ritmo insito nella danza, infatti, combina stimoli uditivi, visivi, gestuali e tattili che si amalgamano per comunicare un’idea, un vissuto, un’emozione o una necessità. A livello psicologico, i processi mentali si coniugano con l’azione motoria e creano un’evoluzione conoscitiva dettata da una continua costruzione e ri-costruzione di sé. La danza aiuta a riscoprire i nostri aspetti più istintivi e intimi che vengono successivamente esternalizzati, trovando la loro massima espressione.

Alexander Lowen, psichiatra statunitense e padre della bioenergetica, afferma che nelle posture e nell’atteggiamento il corpo parla un linguaggio profondo che precede e trascende la comunicazione verbale. Esso è dunque in grado di coinvolgere pensieri, emozioni e comportamenti, influendo sugli schemi di ragionamento e sulla strutturazione della personalità. Attraverso il movimento, quindi, possiamo riconoscere ed esprimere, accogliere e integrare i nostri numerosi aspetti interiori, esercitando un atteggiamento di accettazione e amore per noi stessi.

Danzare rappresenta un vero e proprio percorso di crescita personale e di realizzazione di sé, i cui principali strumenti sono il corpo, il movimento, l’espressione creativa e la relazione con se stessi e con l’altro. Il motivo dei suoi molteplici influssi positivi è semplice: la danza si rivolge alla parte più ‘sana’ e consapevole dell’essere umano, ci permette di ascoltare il nostro corpo e la nostra essenza, e di manifestare la vitalità e l’energia di cui siamo fatti e che generiamo continuamente.

Concludiamo questo articolo citando il pensiero di Isadora Duncan, che descrive l’impatto psico-comunicativo della danza su noi stessi e su coloro che abbiamo intorno: «Se fossi in grado di dire a parole ciò che rappresento con la danza, non avrei mai danzato.»

Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com

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