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Tag Archives: Sara Leghissa

Plutone e Kudoku in scena al Teatro Grande di Brescia

Dopo la serata dedicata di fine ottobre con Camilla Monga e Lara Russo, un altro doppio appuntamento dedicato alla coreografia d’autore italiana sul Palcoscenico del Teatro Grande di Brescia il 9 novembre, quando saranno in scena Plutone (in prima assoluta) di Elisabetta Consonni e Kudoku di Daniele Ninarello con il musicista Dan Kinzelman. Plutone, prodotto dallo stesso Teatro Grande, è una coreografia che vede in scena tre danzatrici – Annamaria Ajmone, Sara Leghissa, Alessandra Bordino – e che indaga l’enigma del pianeta Plutone. Ultimo ad essere scoperto, in astrologia governa ciò che è invisibile e potente, e influenza la realtà con una forza creativa che può essere motore di una trasformazione o di rigenerazione; a partire da queste caratteristiche la coreografia gioca sul tempo, sulla necessità di osservare, magari non capire, ciò che accade, spogliandolo dalle sovrastrutture, come fa il potere di Plutone. Dopo aver avviato la collaborazione durante una residenza artistica, il coreografo Daniele Ninarello e il musicista e compositore Dan Kinzelman hanno incantato gli spettatori alla scorsa Biennale di Venezia, e hanno continuato a farlo nella tournée di Kudoku, la creazione che li vede collaborare. Una collaborazione che diventa anche continuo confronto tra due linguaggi differenti che si ...

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“All dressed up with nowhere to go”: l’equilibrio dei corpi tra realtà e immaterialità

Il 27 aprile Lo Studio della compagnia Arearea di Udine ospiterà un’inedita coreografia dal titolo All dressed up with nowhere to go, ideata da Giorgia Nardin ed interpretata da Sara Leghissa e Marco D’Agostin. Ispirandosi inizialmente ai quadri di Hyeronymus Bosch, realistici quanto immateriali, la Nardin pian piano si è distaccata dal suo spunto originario per creare una coreografia impostata sul solo movimento degli arti superiori, identificando nel movimento del busto e delle braccia la condizione dell’uomo contemporaneo. I danzatori si toccano il naso, aggiustano il colletto della camicia, il vestito, quasi come se fossero immersi nella realtà quotidiana, in piedi al supermercato, per strada alla fermata del bus: solo una gamba sta ferma, come piedistallo che regge l’intero peso della realtà, per ritrovarsi poi senza equilibrio, soggetto ad ogni forza di gravità. A questo utilizzo sfrontato di “realtà” corrisponde una dimensione immateriale che nella ciclicità del movimento riempie lentamente la scena. I danzatori hanno precisi modelli di movimento cui riferirsi pur di mantenersi in piedi, eppure la libera interpretazione è bandita in favore di una più particolare ricerca coreografica: come nei quadri di Bosch, la cornice circolare e l’idea di trascendenza nasce dall’immanenza e diviene dispositivo per inquadrare una ...

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