Una giovane fanciulla, amante tradita, che muore di dolore dopo aver scoperto l’inganno dell’uomo di cui si era innamorata, ma che cercherà di salvare dalla cieca vendetta delle Villi, questa è la storia intramontabile di “Giselle”, nata dalla penna di Théophile Gautier che divenne simbolo stesso del balletto classico e romantico. Da sempre questo titolo ispira variegati coreografi e a ciò non potevano sottrarsi Marie-Claude Pietragalla e il marito Julien Derouault nel realizzare la loro più che mai attuale versione dal titolo “Giselle(s)” per diciotto artisti, con un tour che li vedrà in scena dal 14 al 17 marzo alla Seine musicale di Parigi, il 20 marzo al Quattro di Gap, il 22 mars al Silo di Marsiglia, il 24 marzo al Corum di Montpellier e il 26/27 marzo al Radiant di Lione per poi aggiungere nuove date anche nel 2025. La Compagnia Pietragalla-Derouault, riconosciuta per la sua innovazione nel mondo della danza, continua ad affascinare il suo pubblico con spettacoli che fondono danza, teatro e tecnologie visive d’avanguardia. Ogni creazione è il risultato di una stretta collaborazione tra Marie-Claude Pietragalla e Julien Derouault, offrendo al pubblico performance in cui la narrazione corporea sfida l’immaginazione. Il loro approccio artistico unico, ...
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L’immortale “Giselle”, tra trionfi e scivoloni
Un “classico” fuori dal Tempo, una celebrazione della “bella danza” immortale: queste le parole con cui meglio si potrebbe riassumere il balletto Giselle andato in scena lo scorso 7 marzo al Teatro Auditorium Manzoni di Bologna ad opera del Balletto dell’Opera Nazionale di Odessa. Nonostante, infatti, l’impostazione vetusta e un po’ paludata dei ballerini – ad eccezione di tre dei protagonisti principali – l’atmosfera magica e sublime che il capolavoro ideato da Théophile Gautier ha conservato nel corso dei secoli è rimasta ancora intatta. Merito di ciò è certamente l’eccelsa preparazione tecnica che contraddistingue la “scuola” est europea, dall’impeccabilità e dal rigore incomparabili, ma non è del tutto sufficiente: la vera fiamma alimentatrice di Giselle, infatti, sta nella teatralità dei gesti, dei volti, delle interpretazioni, in quella “bacchetta magica” atta a trasformare la consueta vicenda di un amore impossibile nella storia di fedeltà e passione che si altalena tra il mortale e il sovrannaturale. Sfortunatamente martedì sera questo quid espressivo non è riuscito appieno a sfondare la “quarta parete” del palcoscenico: i volti sembravano solo incorniciare maschere stereotipate e i movimenti danzati, seppur precisissimi, erano così eccessivamente marcati o mimati da suggerire un’immagine di assoluta finzione. Solo i personaggi ...
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