LA PÉRI: è da considerare in quel genere definito “ballo fantastico”. Fu creato in due atti e tre scene da Jean Coralli sulla partitura musicale di Johann Friedrich Franz Burgmüller e libretto di Théophile Gautier e Jean Coralli. La prima andò in scena nel 1843 al Théâtre de l’Opéra (Salle Le Peletier) di Parigi con Carlotta Grisi (1819-1899) al fianco di Marius Petipa nel ruolo di Achmet, dello stesso Coralli nel ruolo del Marchand d’Esclaves, di J.B. Barret (Roucem) e Delphine Marquet (Nourmanhal). Il debutto al Palais Garnier dell’Opéra vide la luce nel 1931, in occasione di un gala benefico con la coreografia di Léo Staats, interpreti C. Bos e Serge Peretti. La trama racconta del principe Iskender, a cui era stata predetta una fine molto vicina, stanco della sua esistenza e desideroso di vivere con rinnovato spirito, va alla ricerca del Fiore dell’eterna giovinezza; arrivato ai confini della Terra incontra una Péri addormentata e si accorge che il Fiore è fra le sue mani. Il principe ruba il Fiore, ma si lascia incantare dalla bellezza della Péri. Quando si risveglia la fata inizia a danzare in modo voluttuoso con l’intento di sedurre Iskender e riprendere il Fiore, senza il quale ella non può raggiungere il Cielo. Preso dalla passione, il principe accetta di restituire il Fiore in cambio di un bacio, ben sapendo che così dovrà rinunciare all’immortalità. Riconquistato il Fiore la Péri sale verso il cielo mentre Iskender comprende di dover morire. Altre versioni le troviamo nel 1843 al Teatro Drury Lane di Londra a firma di Eugène Coralli; nel 1844 a San Pietroburgo con la coreografia di Frédéric (interprete Yelena Ivanovna Andreyanova); nel 1846 all’Opéra di Parigi senza il secondo atto; nel 2010 si assiste alla versione di Vladimir Malakhov per lo “Staatsballett di Berlino” su musica di Friedrich Burgmüller con interpreti principali lo stesso Malakhov, Diana Vishneva, Beatrice Knop e Arshak Ghalumyan. Nel 1911 Sergej Djagilev commissionò a Paul Dukas la musica per un nuovo balletto sulla “Péri” per i “Ballets Russes” e la coreografia di Mikhail Fokine (scene/costumi di Léon Bakst); la protagonista avrebbe dovuto essere Natalja Truhanova ma Djagilev non la considerò idonea per danzare al fianco di Vaslav Nijinsky e la produzione venne annullata. La Truhanova allora domandò a Ivan Clustine di realizzare un’altra coreografia e il balletto fu messo in scena con il titolo “La Péri” (con il sottotitolo “Poème dansé”) il 22 aprile 1912 al Théâtre du Châtelet con scene e costumi di Réné Piot, con interpreti Natalja Truhanova e Alfred Bekefi. Il balletto fu ripreso al Théâtre des Champs-Elysées nel 1913. Mentre all’Opéra-Comique nel 1914 lo troviamo nella versione coreografica di Mariquita con la Trouhanova e Robert Quinault. La versione di Clustine ritornò in scena all’Opéra (Palais Garnier) nel giugno del 1921 con interprete la grande Anna Pavlova. Storica l’interpretazione di Carla Fracci con James Urbain nella ricostruzione coreografica di Loris Gai e l’adattamento di Beppe Menegatti (scene e costumi di Luisa Spinatelli). Da ricordare nel 1931 l’edizione di Léo Staats all’Opéra con protagonista la divina Olga Spessivtseva al fianco di Serge Peretti. Nel 1931 quella firmata da Frederick Ashton a Londra con il “Ballet Club” al Mercury Theatre. Sempre di Frederick Ashton nel 1956 alla Royal Opera House con il “Royal Ballet” con protagonista Margot Fonteyn (edizione basata sulla partitura musicale di Paul Dukas). Nel 1946 Serge Lifar montò una personale versione a Montecarlo con il “Nouveau Ballet” e nel 1948 la mise in scena all’Opéra di Parigi con protagonista Yvette Chauviré. Nel 1973 Peter Darrel coreografò “La Péri” per l’English National Ballet con protagonisti Galina Samsova e André Prokovsky.
LA PERLE: si tratta di un ballet-divertissement su coreografia e libretto di Marius Petipa (basato sul tableau danzato “La Pérégrina: Ballet de la Reine” dall’opera “Don Carlos” di Giuseppe Verdi) su musica di Riccardo Drigo. Andò in scena al debutto in occasione di una serata di Gala al Teatro Bol’šoj Kamennyj di Mosca per celebrare l’incoronazione dell’imperatore Nicola II di Russia e dell’imperatrice Aleksandra Fëdorovna Romanova con protagonisti Pierina Legnani (La perla bianca), Pavel Gerdt (Il Genio della Terra), Nikolai Aistov (Il re dei coralli), Adelaide Giuri e Lyubov Roslavleva (Le perle rosa), Anna Johansson e Claudia Kulichevskaya (Le perle nere), Matilda Kschesinskaja e Nikolai Legat (“pas de deux” della Perla Gialla). “La Perle” fu ripreso in un secondo tempo al Mariinskij messo in scena nel 1898. La narrazione prende avvio in una grotta sotterranea in cui la preziosa perla bianca risiede con le sue perle sorelle dai diversi colori. Il Genio della Terra scende al fondo dell’oceano, nel tentativo di rapire la Perla Bianca come ornamento per la sua corona. Il re dei Coralli viene in aiuto per salvare la perla bianca facendo scoppiare una battaglia tra gli elementi della terra e del mare. In seguito il Re dei Coralli ordina agli abitanti dell’oceano di salutare il Genio della Terra accanto alla Perla Bianca. Nell’apoteosi finale appare il trionfo del mito di Anfitrite e Poseidone. Anfitrite era una delle cinquanta Nereidi (la più bella e splendente di tutte) che facevano parte della corte di Poseidone. Mentre danzava con le sue sorelle nell’isola di Nasso si trovò a passare Poseidone che ammirando la sua grazia e la sua soave bellezza se ne innamorò, divenendo sua sposa e regina del mare; dall’unione nacquero Tritone, Rode e Bentesicima.
LA SOURCE: sulla coreografia di Arthur Saint-Léon il presente balletto è apparso sul palcoscenico dell’Opéra di Parigi in tre atti con quattro scene sulla suddivisa partitura musicale di Léo Delibes e Aloisius Ludwig Minkus nel 1866, con interpreti principali Guglielmina Salvioni, Eugénie Fiocre, Louis Mérante e L. Marquet. Il balletto venne poi ripreso alla corte di Vienna, e solamente nel 1925 Agrippina Vaganova lo rimise in scena con interprete principale Marina Semenova al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo. Nel 1968 venne ripreso da George Balanchine per il “New York City Ballet”. Si è visto all’Opéra di Parigi nella stagione 2014-2015 con le coreografie di Jean-Guillaume Bart, su realizzazione di Marc-Olivier Dupin, scenografie di Eric Ruf, costumi di Christian Lacroix, luci di Dominique Bruguière e drammaturgia di Clément Hervieu-Léger con Jean-Guillaume Bart. La storia narra di Naila, spirito della fonte che gode della protezione del cacciatore Djemil che, innamorato dell’affascinante Nouredda è condannato a morire di sete per averle alzato il velo per vederne il volto. Lo salva Naila bagnandogli le labbra con la sua acqua. Della bella Naila si innamora quindi Morgab, promesso sposo di Nouredda che grazie alla magia di un fiore fatato si innamora a sua volta di Djemil. Il fiore è in realtà l’ultimo sacrificio di Naila che dà così la vita per l’uomo che ama regalandogli l’amore di Nouredda. Così da quel giorno la fonte smette di sgorgare. La vicenda si svolge in Persia, terra leggendaria e fantastica che fa da sfondo agli amori contrastati del cacciatore Djemil, della bella Nouredda e di Naila, lo spirito della fonte.
LA VIVANDIÈRE: balletto-pantomima in un atto firmato da Arthur Saint-Léon e Fanny Cerrito, su partitura musicale di Cesare Pugni, che vide il suo debutto al Her Majesty’s Théâtre di Londra nel 1844 con protagonista la coppia Cerrito-Saint-Léon. Quest’ultimo riallestì il titolo per il “Ballet du Her Majesty’s Théâtre” nella metà dell’Ottocento mentre al “Théâtre de l’Opéra” di Parigi presso la “Salle Le Peletier” andò in scena nel 1848. Jules Perrot montò la sua versione coreografica per il balletto imperiale con il titolo “Markitenka” nel 1855 al “Teatro Bol’soy Kamenny” a San Pietroburgo: protagonisti Maria Petipa (Kathi) e lo stesso Perrot (Hans). Da menzionare il riallestimento di Marius Petipa per il “Ballet Impérial”, nel 1881 presso il Teatro Mariinskij con Ekaterina Vazem, Pavel Gerdt, Lev Ivanov, Felix Kschessinsky. La storia si svolge in un villaggio ungherese e narra dell’amore di Kathi (la vivandiera del reggimento) per Hans (figlio di un oste) e delle loro peripezie per riuscire a sposarsi contrastando la gelosia del borgomastro e del barone, entrambi corteggiatori di Kathi. “La Vivandière” fu successivamente rappresentata all’Opéra di Parigi (1848), al Teatro Bolshoi di San Pietroburgo (rimesso in scena da Jules Perrot nel 1855) e al Teatro Bolshoi di San Pietroburgo (rimesso in scena da Petipa nel 1881). Il segmento autonomo chiamato “Pas de six de la Vivandière” è stato eseguito da numerosi corpi di ballo internazionali e combina la tecnica classica con la danza di carattere. Al tal proposito si ricorda la ricostruzione filologica di Pierre Lacotte per il Joffrey Ballet e per il Kirov di San Pietroburgo grazie al coreografo Arthur Saint-Leon e al suo sistema di notazione della danza.
LE PAPILLON: nel 1860 alla Salle Le Peletier il Théâtre de l’Opéra di Parigi venne presentata l’unica coreografia di Maria Taglioni creata per la sua allieva prediletta Emma Livry. È un balletto in due atti, formato da quattro scene, sulla musica di Jacques Offenbach e il libretto di Jules-Henri Vernoy de Saint-Georges. Racconta di una fanciulla che a causa di un sortilegio viene trasformata in una farfalla. In scena oltre alla Livry si trovano Louis Mérante, Louise Marquet e Mademoiselle Simon. In seguito ci furono delle versioni riviste da Marius Petipa per il Teatro Bolshoi Kamenny di San Pietroburgo. Pierre Lacotte ripropose una versione filologica nel 1982 al Teatro dell’Opera di Roma. Marius Petipa creò un’ampliata messa in scena in quattro atti per il Balletto Mariinskij insieme a Ludwig Minkus che riadattò lo spartito di Offenbach. È stato presentato per la prima volta nel gennaio 1874 al Teatro Bol’šoj Kamennyj a San Pietroburgo con Ekaterina Vazem (Farfalla), Lev Ivanov (Principe Djalma), Pavel Gerdt (Patimate), Mathil’da Madaeva (Fata Hamza) e Lubov Radina (Fata dei Diamanti). Petipa ha aggiunto una variazione al “Grand pas des papillons” insieme ad un valzer di Luigi Venzano fatto apposta per Ekaterina (variazione conosciuta come “Pas Vazem”). Ronald Hynd preparò una nuova produzione con cambio di ambientazione e revisione di alcune scene per la compagnia dello “Houston Ballet” riorchestrata da John Lanchbery nel 1979. Fu quindi incorporata nel repertorio del “Birmingham Royal Ballet” nel 1980. Il balletto originale è stato rimontato nuovamente da Pierre Lacotte all’Opera di Roma nel 1982.
LE TALISMAN: composto in quattro atti e sette scene su coreografia di Marius Petipa con musica di Riccardo Drigo (libretto di Konstantin Augustovich Tarnovsky e Marius Petipa) “Il Talismano” venne presentato nel 1889 al Teatro Imperiale Marinskij di San Pietroburgo con protagonisti Elena Cornalba, Marie Petipa, Pavel Gerdt, Enrico Cecchetti, Anna Johansson, Alfred Bekefi. Per il Corpo di ballo della Scala il coreografo Luigi Tornelli allestì una ripresa con il titolo “Le Porte-bonheur” nel 1908. Da menzionare anche un ritorno al passato con la versione di Paul Chalmer e Ileana Citaristi per il “Balletto del Teatro Filarmonico di Verona” nel 1997 al Teatro Verdi di Padova con interpreti principali Carla Fracci (Niriti), Alessandro Molin (Vayou, il dio del vento) e Stéphane Fournial (Nouriddin). Si ricordano inoltre due revival: uno a firma di Marius Petipa per il Balletto Imperiale, con Drigo che ebbe modo di rivedere la sua partitura, in scena il 4 novembre 1895 al Teatro Imperiale Mariinsky con protagonisti Pierina Legnani, Pavel Gerdt e Aleksandr Gorskij; il secondo a firma di Nikolai Legat (basato sulla coreografia originale di Petipa) per l’Imperial Ballet, con la revisione e riorchestrazione di Drigo dalla sua partitura originale, in scena il 12 dicembre 1909 al Teatro Imperiale Mariinsky con Olga Preobrajenska, Vaslav Nijinksy, Nikolai Legat, Pavel Gerdt. Ambientato nell’antica India, la bellissima giovane dea Ella, figlia di Amravati, la Regina dei Cieli, scende sulla terra con il suo tutore, Uragan il dio del vento, per verificare se riesce a resistere alle tentazioni dell’amore mortale. Se fallisce, perderà il diritto all’immortalità. Amravati regalato a sua figlia un talismano sacro che le permetterà di tornare a casa finché ne rimarrà in suo possesso, perché se dovesse perderlo, non potrà tornare in Paradiso. Durante la loro visita sulla terra, Ella e Uragan incontrano il giovane Maharajah, Noereddin, che si innamora di Ella, nonostante sia fidanzato con la principessa Damayanti, figlia del re Akdar. Noereddin ottiene il possesso del talismano e dopo aver appreso il segreto dietro l’oggetto sacro, è determinato a far sì che Ella rimanga sulla terra e diventi sua moglie e regina. Ella e Uragan ricorrono a grandi misure per recuperare il talismano da Noereddin in modo che Ella possa tornare da sua madre. Tuttavia, Ella si rende presto conto che l’immortalità e le delizie celestiali non possono eguagliare la felicità che Noereddin le offre con il suo amore e alla fine sceglie di restare con lui sulla terra come una donna mortale. Una curiosità ci riporta al medesimo titolo “Il talismano” che è un’opera lirica in tre atti di Antonio Salieri e Giacomo Rust su libretto di Lorenzo Da Ponte, tratto dalla commedia omonima di Carlo Goldoni. La prima rappresentazione ebbe luogo al Teatro della Canobbiana di Milano il 21 agosto 1779.
Michele Olivieri
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