Un Maestro in controtendenza. Un passato da danzatore, un presente da coreografo poliedrico: Mario Piazza lo è da sempre e prosegue in questo suo percorso unico. Un ottimista difficile da trovare, un creatore senza sosta, un Maestro che tocca temi sensibili nei suoi spettacoli, aggiungendo sempre qualcosa in più alla danza. Dal 25 febbraio al 2 marzo porta la sua ultima creazione “Ghetto” sul palco del Teatro dell’Opera: una pièce da non perdere, tutta da gustare e apprezzare. “Ghetto” è la sua ultima creatura: ci può raccontare quali temi affronta e come si svolge la pièce? Ho voluto fortemente questo progetto perché in un periodo in cui c’è un livello altissimo di recrudescenza, razzismo e omofobia in tutte le sedi sociali e anche all’interno del nostro stato, noi come artisti dobbiamo dare dei segnali molto chiari. Ho pensato di proporre Ghetto proprio perché è un manifesto, un inno alla gioia, alla normalità. Ghetto rappresenta la vita normalissima di una comunità, simile ad altri gruppi come i Rom, i neri, gitani. Con Ghetto parto dall’idea del ghetto ebraico e la sua vita quotidiana. La speranza, viene rappresentata da Tikvah e interpretata dall’étoile Gaia Straccamore che, nelle sue movenze, descrive appunto la speranza ...
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