Il Trattato della Lontananza, creazione per 3 danzatori, è una storia di attraversa- menti. Qui il lontano, come espressione di una soglia immaginata, sublimata, desiderata, si fa linea di frontiera e luogo cui appartengono la solitudine e la fragilità di incontrare e comprendere l’altro. L’urgenza, in questo percorso di ricerca, è di misurarsi con tale concetto declinandolo a quella che può essere percepita come lontananza da se o dagli altri. È il lontano che si fa confine, limite, presenza, messinscena delle possibilità relazionali, luogo di una geografia interiore che è interrogazione sul sentimento d’identità e appartenenza. Il Trattato della Lontananza è il tentativo maldestro, goffo, superficiale, di cercare l’altro, di attirare la sua attenzione, per non ritrovarsi con quella sensazione di smarrimento, che talvolta ci fa sentire isolati e soli tra gli altri, con la consapevolezza ovvia e spiazzante che dell’altro c’è un bisogno primordiale. Ma come si fa a sapere chi sono gli altri? Forse è impossibile afferrare le persone, ci scivolano fra le mani come l’acqua, che non è mai la stessa. La struttura dello spettacolo, attraverso i continui incontri, scontri, tra gli interpreti, mette in evidenza l’incapacità̀, dettata dall’orgoglio, dalla paura, dall’insicurezza, dall’ignoranza, di offrirci all’altro con ...
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