Francesco Gabriele Frola nasce ad Aosta e all’età di cinque anni inizia la sua formazione coreutica presso “Professione Danza Parma”, dove resta fino all’età di sedici anni, quando entra alla prestigiosa “John Neumeier Balletschule” di Amburgo in Germania. L’anno seguente, prosegue il suo cammino formativo alla “Ballet School di Cordoba Veracruz” in Messico, sotto la guida della maestra Adria Velasquez Castillo. Nel 2010, dopo aver partecipato con grande successo al prestigioso “Lausanne Grand Prix”, si assicura un contratto con il “National Ballet of Canada” all’interno del Corpo di Ballo, esibendosi in spettacoli di rilevante importanza come Il Lago dei Cigni, La Bella Addormentata, Romeo e Giulietta, Giselle, Onegin, Cinderella, Don Quixote, Lo Schiaccianoci, Alice’s Adventures in Wonderland, La Fille Mal Gardée, Allegro Brillante, Opus 19/The Dreamer, Chroma, Theme and Variations, Piano Concerto #1, Carousel (A Dance), Spectre de la Rose e molti altri, confermando un personale successo, tramite ruoli da Solista sempre più importanti quali Kolia in A Month in the Country, Lescaut in Manon e il ruolo principale nella Bella Addormentata di Rudolf Nureyev oltre alla creazione di John Neumeier “Nijinsky” al fianco della già prima ballerina del Teatro Bolshoi di Mosca, Svetlana Lunkina. Nella sua giovane carriera ha già vinto la medaglia d’argento al Concorso Ballet Helsinki International, la medaglia di bronzo al Concorso Internazionale di Balletto a Cuba, il Patron Award of Merit e il Best Male al Grand Prix Pavlova. Nel 2015 è stato promosso a First Soloist del “The National Ballet of Canada”.
Carissimo Francesco, è stato subito amore a prima vista con l’arte della danza?
Diciamo sì e no. Ho iniziato a tre anni nella Scuola dei miei genitori, anche loro ballerini, però fino a sedici anni ho praticato anche calcio e ho avuto molti dubbi sulla mia decisione finale. Poi ha prevalso l’Arte.
Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incrociato lungo il tuo cammino formativo?
Devo essere sincero, penso di essere stato molto fortunato. Non credo di aver mai trovato difficoltà così grosse da avere ripensamenti o anche solo dubbi sulla mia decisione.
Da Aosta la tua città natale come sei arrivato a studiare presso “Professione Danza Parma” e quali ricordi conservi di quell’esperienza?
Ad Aosta sono solo nato però ho sempre vissuto a Parma. Sono nato lì perché i miei genitori erano andati a visitare la famiglia di mio padre.
Mentre l’ingresso al “John Neumeier Balletschule” com’è avvenuto?
Un anno sono andato al “Prix de Lausanne” e Neumeier era il presidente della giuria. Durante il Concorso si svolge un’audizione con tutti i direttori delle scuole e compagnie presenti per chi non passa in finale. L’ho fatta e una delle scuole interessate era appunto l’Hamburg Ballet.
Quali sono stati gli insegnamenti più importanti ricevuti da John Neumeier e che tipo di docente è?
Neumeier non insegna a scuola. Viene per gli esami di fine anno però penso che la scuola in sé mi abbia aiutato a crescere moltissimo.
Memorabile il tuo ruolo nella creazione “Nijinsky” di John Neumeier, cosa ti ha regalato e come ti ha arricchito questo evento?
“Nijinsky” è uno dei miei balletti preferiti ed è stata un’esperienza meravigliosa. Mi ha regalato emozioni indimenticabili e uniche difficilmente spiegabili. Questo spettacolo mi ha aiutato assai nella mia crescita artistica, nell’esprimere sentimenti e a farli percepire.
Artisticamente com’è stato fare coppia con Svetlana Lunkina?
Fare coppia con una delle prime ballerine del Bolshoi, quando ero ancora nel corpo di ballo, è stato speciale. All’inizio devo ammettere che ero un po’ nervoso ma Svetlana è veramente una persona speciale ed umile e mi ha messo a mio agio fin dalla prima prova.
Mentre al “Ballet School di Cordoba Veracruz” com’è avvenuto il tuo ingresso e perché la scelta di andare in Messico?
Sono andato in Messico perché c’è una maestra cubana, Adria Velasquez, che era insegnante di mio padre e lui l’ammira molto.
Come si svolgevano le lezioni con la guida di Adria Velasquez Castillo?
È una lezione prettamente di stile cubano. Per gli uomini penso sia la migliore in quanto richiede tanta forza e potenza muscolare.
Quando hai capito che investire sulla danza sarebbe stato per te fondamentale?
L’ho capito quando ho lasciato casa e sono andato ad Amburgo.
Qual è il più grande sacrificio che hai sostenuto per coltivare il tuo “sogno di danza”?
Non penso di aver fatto molti sacrifici. Forse l’unica cosa che è stata difficile è stato lasciare la famiglia e l’Italia a cui sono molto legato.
Ti ricordi la prima volta che sei entrato in scena sia da allievo sia da professionista?
Sì. Mi ricordo il primo Concorso che ho fatto in cui ballavo una coreografia montata da mio padre e mi ricordo del primo spettacolo eseguito da apprendista con il “National Ballet of Canada” dove ho ballato il passo a due dal “Don Quixotte”.
Nel tuo giovane ma già pregiato repertorio, il ruolo che hai interpretato con maggiore entusiasmo?
“Nininsky” e “La bella addormentata” di Rudolf Nureyev. Sono stati due balletti che mi hanno cambiato sia come ballerino sia come persona.
Per ritornare al “Prix de Lausanne”, una tra le vetrine coreiche internazionali più importanti, cosa ricordi di quella serata e cosa avevi presentato in scena?
Avevo ballato la variazione di Basilio dal “Don Quixotte”. Non ricordo molto di quella serata anche perché avevo già fatto il Concorso in precedenza.
Grazie a questa partecipazione ti si sono aperte le porte al “National Ballet of Canada” con un contratto e ha avuto inizio la tua splendida carriera. Raccontaci com’è avvenuto questo importante ingresso?
Anche questo come l’ingresso all’Hamburg Ballet è avvenuto tramite la lezione aperta al Prix de Lausanne.
Com’è stato l’impatto nella compagna canadese?
Non è stato facile. Anzi all’inizio non mi sono trovato a mio agio per niente, però con il tempo ho imparato lo stile e l’ho mescolato con il mio.
Da componente del Corpo di ballo sei stato poi nominato Solista. Quali emozioni hai provato?
È stata una bella emozione. Un sentimento di felicità e gioia nel vedere che la tua direttrice crede così tanto in te, nelle tue potenzialità e nel tuo lavoro.
Come ti trovi all’interno della Compagnia?
Mi trovo molto bene. Lavoro con persone di alto livello sia tra colleghi che tra gli insegnanti.
Ti piace vivere a Toronto?
Sì tantissimo, Toronto è una città molto bella. Ci sono un sacco di diverse etnie e l’aspetto più entusiasmante è che tutti vanno d’accordo. Cosa che in questo mondo è difficile da vedere oggigiorno.
Qual è il rapporto con gli altri componenti della Compagnia?
In compagnia siamo in settanta persone, quindi non esci sempre con tutti o magari non ti trovi bene con ognuno di essi, ma comunque ho il mio cerchio di amici.
Il pubblico canadese come risponde agli spettacoli di danza? Sono molti appassionati?
Sì sono molto appassionati, ma soprattutto ci sono anche tanti giovani che vengono a teatro e penso sia importantissimo.
Ti piacerebbe, in futuro, far parte di un Corpo di Ballo in Italia?
Sì penso che prima o poi in Italia ci tornerò in veste di danzatore.
Quali sono le maggiori soddisfazioni raccolte finora?
Aver ballato! Alla fine questo è quello che conta di più per un ballerino.
Tentiamo di spiegare ai nostri lettori, dal tuo punto di vista, le sensazioni ed emozioni che si provano in palcoscenico e al momento degli applausi?
Sono sensazioni ed emozioni difficili da spiegare. Fare il ballerino vuol dire anche essere attore e in base al balletto e il ruolo che ti danno provi emozioni diverse. Devi sempre trovare il modo di trasmettere emotività al pubblico. Per esempio se danzi “Romeo e Giulietta” devi provare un amore infinito per la persona con cui stai ballando. Il momento degli applausi è come un verdetto. Può essere il momento più bello o quello più brutto. È quando la gente decide se le è piaciuto lo spettacolo oppure no.
L’arte della danza, in tutte le sue molteplici sfaccettature, ma in particolare nella danza classica accademica, è una disciplina fondata sugli sforzi e sacrifici?
Sì ma credo che i sacrifici siano altri nella vita. Per come la vedo io, se fai quello che ti piace non hai sacrificato niente della tua vita.
Dove trovi la capacità per gestire la concentrazione?
Sono cose che vengono da sé. Ormai sono abituato… una volta entrati nella sala bisogna essere disciplinati. Poi quando si esce ci si diverte e anche noi danzatori facciamo casino!!
Nell’arte della danza, ma come nel teatro quanto conta l’umiltà?
L’umiltà conta sempre nell’arte come nella vita quotidiana.
Come coltivi il tuo tempo libero al di fuori della danza?
Fuori dalla danza gioco ancora a calcio qualche volta o esco con gli amici o la mia ragazza. Cerco di avere una vita normale.
In conclusione, un tuo pensiero per racchiudere in poche battute l’essenza della “danza?
Penso che la danza sia semplicemente poesia fatta di musica e movimenti.
Michele Olivieri
Foto: credit Karolina Kuras