Vanessa Negrini nasce a Vigevano nel 1985. Studia danza classica, moderna e acrobatica sin da giovanissima in una piccola scuola privata e integra la sua formazione con numerosi stage sia in Italia che all’estero. Nonostante l’invito di alcuni maestri, incontrati in queste occasioni, ad entrare in un’Accademia (Montecarlo, Marsiglia, Cannes) in virtù di un’attitudine sia fisica che tecnica, non desidera diventare una ballerina, con grande rammarico di genitori e docenti. Il suo studio però continua, anzi proprio la libertà di scegliere liberamente e con gioia il suo percorso artistico, imprimono in lei una viscerale passione. Ama andare a teatro e seguire ogni genere di danza: i suoi preferiti Bejart e il Musical. A 16 anni la svolta con l’acquisizione di una consapevolezza: non necessariamente ballare, ma far entrare la danza nel progetto di vita. Studia per tre anni, sette giorni su sette, presso la SPID (Scuola Professionale Italiana Danza). Intanto, come il suo nome aveva preannunciato, da piccolo bruco esile diventa una splendida farfalla: gambe lunghissime, corpo armonioso e un sorriso dolcissimo. Decide di tentare la carriera televisiva sia per le caratteristiche fisiche che per le opportunità reali di lavoro e quindi di guadagno. Balla in numerose trasmissioni: La Corrida, Serata d’onore, Buona Domenica, Stasera mi butto, Fiorello Show, Ciao Darwin, I migliori anni, I Cesaroni, Io canto, Colorado… Dopo 6 anni smette volontariamente: basta trucco, parrucco, tacchi, lustrini e paillettes. Sceglie una comoda tuta e la sala danza: insegnare, creare, senza luci e telecamere. A nulla sono valsi gli inviti dei vari coreografi con cui aveva lavorato di continuare a ballare, accetta solo il ruolo di assistente coreografa che sente più affine alla sua più matura personalità. Vanessa ancora una volta sceglie con il cuore: non vuole visibilità, ma la verità della danza, quella fatta di quotidiana dedizione.
Cara Vanessa, come ti sei avvicinata alla danza e qual è stato il tuo percorso artistico?
Io non mi sono mai avvicinata alla danza, la danza ha sempre fatto parte della mia vita essendo mia mamma un’insegnante di una piccola realtà di provincia. Fino all’adolescenza studiavo per puro divertimento e non pensavo assolutamente ad una eventuale professione, nonostante il mio quotidiano appuntamento con lezioni, allenamenti e prove. Infatti sin dall’età di 9 anni ballavo ogni settimana a Solletico – Rai Uno, la più importante trasmissione per ragazzi di quegli anni; per me era un grande parco giochi; colori, musica, costumi, luci… Non avevo fatto un casting, ma una persona che lavorava in Rai vide per caso un’esibizione della nostra scuola e propose un contratto a tutto il mio gruppo, mamma compresa come coreografa. Sembra incredibile, ma è andata proprio così e il tutto è durato ben quattro anni! In questo modo non ho mai avvertito l’impegno come un peso, perché ero con le persone a me più care. Ho partecipato a numerosi stage sia in Italia che all’estero e, soprattutto, ho visto ogni genere di spettacolo di danza: le vacanze erano un tour all’inseguimento di rassegne, concorsi, performance, festival.. Nonostante questo sostenevo che la danza non mi interessava come professione: studiavo al liceo per diventare avvocato. Dopo i 16 anni la crisi: i risultati scolastici da buoni erano diventati mediocri. Cosi decisi di cambiare indirizzo, ma soprattutto di frequentare l’accademia di danza SPID a Milano per confrontarmi con una realtà non familiare.
Quando hai capito che la danza poteva diventare la tua professione?
Dopo aver frequentato per tre anni tutti i giorni lezioni di classico, contemporaneo, jazz, hip hop, tip tap, flamenco, acrobatica, canto e recitazione, gli insegnanti mi hanno indirizzato verso il mondo professionale. In considerazione della mia altezza e fisicità, il settore televisivo era quello più adatto.
Come descriveresti la tua esperienza nel campo televisivo? E cosa ricordi maggiormente?
Desidero sfatare molti luoghi comuni. Ho sempre fatto audizioni pubbliche e gratuite,dove la prima prova era danza,spesso sui tacchi e molto tecnica. Il lavoro di una ballerina televisiva si svolge principalmente all’interno di una sala prove,e si va in studio solo per la registrazione della puntata. Questo per sottolineare che il contesto televisivo non si differenzia dalle altre realtà affini, e il contatto con i personaggi più popolari e famosi non c’è se non durante la trasmissione. In sei anni ho partecipato a più di 200 puntate e ho lavorato nelle più grandi produzioni televisive sia Rai che Mediaset, lavorando con coreografi come Luca Tommassini, Gino Landi, Marco Garofalo, Fabrizio Mainini, Manolo e molti altri.
Come è la tua giornata tipo? Danzi ancora o ti sei dedicata solo all’insegnamento?
Dopo un infortunio alle ginocchia i colleghi continuavano a desiderare la mia presenza come assistente coreografa perché apprezzavano la mia precisione e il mio rigore, ruolo che ufficialmente ho potuto svolgere sempre nell’ambito televisivo. Ho scoperto così che mi piaceva moltissimo svolgere questo lavoro e insegnare danza. Ora lo faccio regolarmente nella città dove sono cresciuta, e appena c’è la possibilità di studiare con maestri di livello internazionale continuo a perfezionarmi per rimanere aggiornata.
Lo spettacolo di danza che ricordi come il più emozionante al quale hai assistito?
Lo spettacolo di danza che ricordo ancora con forte emozione è stato Ballet for life di Maurice Béjart.
C’è un artista con il quale hai lavorato che ti ha colpito maggiormente, che ha fatto la differenza?
Non ci sono artisti che hanno inciso significativamente, anzi spesso ho scoperto dietro il personaggio tanta fragilità.
Qual è la conformazione fisica ideale per chi si accosta alla danza in modo professionale? E le maggiori difficoltà (non solo fisiche ma anche psicologiche)?
Per fare il ballerino bisogna avere un corpo proporzionato,asciutto,flessibile e capace di sopportare grandi carichi di lavoro. Bisogna sempre continuare ad allenarsi,non esistono vacanze o ferie dalla danza. A livello psicologico devi essere molto forte perché oltre alla fatica fisica ti devi adattare alle diverse personalità e scelte dei coreografi, saper lavorare in gruppo, e avere chiaro che nessuna decisione compete a te se non quella di ballare al meglio.
Un sogno per il futuro legato alla danza?
Mi piacerebbe creare per una compagnia professionale una breve performance vivace, attuale, musicale, intensa… spesso vedo ottimi ballerini, ma coreografie datate e noiose.
Puoi descriverci le tue esperienze all’estero e quali differenze hai trovato con l’ambiente italiano?
Per un anno ho avuto la possibilità di insegnare in Australia e in Brasile dove ho riscontrato una buona preparazione di base, tanta volontà di imparare, ma poca capacità di adattarsi alle nuove tendenze coreografiche.
Quali sono le differenze più evidenti tra l’essere ballerino e insegnante-coreografo?
Contrariamente a quanto si possa pensare,ho riscontrato che non necessariamente un bravo ballerino è un bravo insegnante-coreografo e viceversa. Come ballerina il mio scopo era quello di eseguire nel migliori dei modi quanto mi veniva richiesto, mentre come insegnante devo saper creare le motivazioni giuste nei miei allievi. Inoltre è profondamente diverso insegnare a dei giovanissimi ancora inesperti o a dei professionisti.
Tre aggettivi per descrivere la danza?
Sulla mia pelle ho tatuato le tre parole che per me racchiudono tutto: DANZA AMORE VITA.
Michele Olivieri
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