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Alessandra Corona: “Nella vita, ciascuno di noi ha sogni impossibili. Si deve sognare, sempre!”

Alessandra Corona 1

Arriva direttamente dagli Stati Uniti la prima internazionale di “Dulcinea a Manhattan”, nuova produzione dell’artista Alessandra Corona, diretta da Ramon Ollerm in tour in Sardegna per il Circuito Regionale Sardo, settore Danza, dal 19 al 22 febbraio, nei teatri di Santa Teresa Gallura, Alghero, Lanusei, Carbonia. Una vibrante messinscena che si consuma in una notte newyorchese, interpretata da un cast di ballerini, cantanti, attori e musicisti. Alessandra Corona ha parlato del suo lavoro al Giornale della Danza.

Dulcinea in Manhattan: la Sua nuova pièce, create e realizzata per sette artisti. Ci può raccontare come e perché sceglie un determinato danzatore o artista per lo spettacolo?

Da sempre mi interesso a lavorare con artisti differenti – danzatori, cantanti, musicisti, tutti di altissimo livello. Il mio lavoro cerca di coinvolgere discipline diverse, tutte insieme. Questo è il mio modo di lavorare e creare una performance.

Per creare Dulcinea, Lei si è ispirata al racconto classic “Don Quixote”. La Sua coreografia, però, è una storia più contemporanea.

Mi sono formata artisticamente con la danza classica, ma ho lavorato con moltissimi coreografi che mi hanno ispirato e detto di creare performance più contemporanee. Sto cercando di trovare un modo diverso per presentare il talento dei miei artisti. ‘Don Quixote’ è una storia che offre tantissime ispirazioni artistiche. Per la mia produzione di debutto, cerco di mostrare un lato di ‘Don Quixote’ nuovo ed unico.

C’è un messaggio che, Le piacerebbe, gli spettatori riuscissero a ricevere guardando Dulcinea? 

Sì. Il messaggio è che, nella vita, ciascuno di noi ha un sogno. Si fanno sempre sogni impossibili, e nessuno dovrebbe fermarsi dal fare questo.

Danzerà tra pochissimo in Italia. Felice di tornare?

Assolutamente sì! Il mio sogno impossibile era proprio quello di tornare in Italia con la mia nuova creazione. Ovviamente, la Sardegna è il primo posto dove voglio mostrare la mia “esperienza americana”. Voglio condividere con il mio popolo e la mia gente quello che ho imparato artisticamente negli ultimi 25 anni a New York.

Torniamo alle origini: può raccontare ai lettori del Giornale della danza quando ha iniziato a danzare? C’è un momento in particolare che si ricorda proprio a proposito dei “primi passi”?

Ho iniziato alla tenera età di 9 anni. Mia mamma mi portò a scuola di danza per correggere la posizione dei miei piedi. Al termine della mia prima lezione, avevo già capito che volevo diventare una ballerina. Non c’è, però, un momento in particolare. Quando si cresce artisticamente, ci sono molti momenti in cui ci si sente ispirati. Questi attimi vengono da insegnanti, danzatori, musicisti e gli spettatori che ti circondano durante la carriera.

Per quanto riguarda invece la coreografia: ricorda I Suoi primi tentativi?

Al Ballet Hispanico, la compagnia dove lavoravo, gli artisti venivano incoraggiati a creare coreografie. Ramon Oller fu il coreografo che mi ispirò a realizzare il mio primo lavoro. Lo stile di Ramon è in assoluto il più vicino al mio. Per il mio primo spettacolo, “Dulcinea in Manhattan”, ho creato il duetto “Oblivion”.

Come definirebbe la Sua arte?

Arte, per me, è l’insieme di molti aspetti che, di fatto, si uniscono per diventarne uno. Amo “Dulcinea in Manhattan” perché ha tutto: musica, canzoni, commedia, moda. Sono felice e sono stata ispirata nel lavorare con Thomas Lentakis, compositore ufficiale dello spettacolo. “Dulcinea in Manhattan” non è un musical o un balletto. È un insieme di tanti generi.

C’è un modo per sostenere il Suo lavoro coreografico?

Il sostegno più importante deriva dai miei fantastici artisti e dagli spettatori. Dopo queste prime rappresentazioni in Sardegna ci auguriamo di riuscire a portare la compagnia in tour in giro per il mondo. Sono sicura accadrà molto presto. Da un punto di vista meramente economico, ho trovato un nuovo modo di presentare la mia arte: le foto delle mie performance vengono stampate su tela. Sembrano dei dipinti. Si possono vedere sul sito :  www.acoronaworks.com.

www.giornaledelladanza.com

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