Il fondale del palcoscenico del Teatro Vascello era un coacervo di drappi cadenti, casse di legno, libri polverosi, vecchia mobilia, oggetti dimenticati da anni… abitati da un piccolo vecchio uomo. Aurelio Gatti in persona trascinava stancamente – in questo pregevole suo Pulcinella al Teatro Vascello, in scena sino al 5 dicembre – un carretto, nell’allestimento scenico copia conforme o quasi del suo Capannone Molière, fucina di scenografie di un teatrante nato e dai mille volti, che è lui Aurelio Gatti. Però Gatti – ex ballerino, mimo, regista consumato di drammaturgie e di coreografie in opere liriche, fondatore e direttore artistico della compagnia MDA Produzioni Danza (che interpreta la pièce attuale) e del Progetto ‘Teatri di Pietra’ per la valorizzazione del teatri antichi (per il quale ebbe il Premio di Gestione a Bari nel 2007) – è artista dalla vasta cultura letteraria e archeologica, che le sue coreografie riflettono: “Orfeo de’ Pazzi”, “Odisseo”, ed ora “Pulcinella”, figura del mondo popolare partenopèo carica di significanze simboliche. Il balletto nacque negli anni ’90 dalla collaborazione di Aurelio Gatti con la ballerina e coreografa americana Roberta Garrison: esso è oggi riproposto in una seconda versione, con la stessa musica originale di Marco Schiavoni, i costumi di Giusi Giustino, le luci di Stefano Stacchini, le scene del Capannone Molière: le ballerine, che dovremmo definire ‘storiche’ e consolidate nelle coreografie di Gatti, sono Gianna Beduschi, Carlotta Bruni , Gioia Guida, Marika Zannettino, Luna Marongiu. Nuovo vi è il personaggio della Bambola Meccanica (la deliziosa Marongiu): le altre portano i nomi di Pulcinella del Sole, Pulcinella del Mare, Pulcinella dell’Uovo, Pulcinella Nero. La loro gioiosa danza riassorbe il vecchio alla vita istintiva e naturale, così come i moduli in legno sparsi in scena diventano di volta in volta cassapanche, torri, nave, la mitica nave che va verso il nuovo, l’incognito, e la nave del ritorno, alla casa, alla patria – le gambette destre dei dolci Pulcinella seduti in coperta divengono remi, che spingono la nave, che materializzano il viaggio. Esso è la vita, che alla fine del suo percorso pare bella anche nel dolore, anche nelle amare riflessioni di un Vecchio, che nella senilità si domanda, in questa toccante metafora della propria vita, “se è legittimo chiamare vita un’esistenza, in cui si è ridotti ad essere comparse di vicende altrui”.
INFO
Teatro Vascello,
Via G.Carini 78, Roma
Dal 30 novembre al 5 dicembre, ore 21,00
Domenica ore 17,00
Tel. 06-5881021
Paola Pariset