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“Circo Massimo”, il progetto coreutico firmato Fabrizio Favale

 

Fabrizio Favale_Ossidiana © Alfredo Ancesci

La stagione teatrale 2015/2016 del Teatro Duse di Bologna ospita la prima edizione di un progetto artistico, legato alla sezione danza, dal nome Circo Massimo, ideato e curato dal coreografo Fabrizio Favale.

In un arco temporale di quattro mesi vengono presentate 10 creazioni di danza contemporanea, tra cui una prima nazionale e tre anteprime, suddivise in due “contenitori fluidi” susseguenti, Mistery e Expanded: l’uno rivolto all’aspetto più “sperimentale” dell’arte tersicorea, l’altro a una sorta di “approfondimento” delle dinamiche performative contemporanee.

L’intero progetto, di cui ogni spettacolo ha inizio alle ore 21, si apre il 24 novembre con una duplice rappresentazione, Giuda della compagnia MK di Michele Di Stefano e 12 Tònar, anteprima del coreografo Favale. Nel primo lavoro – inizialmente commissionato nel 2010 da Antonio Latella e poi nel 2014 riallestito all’ICI Berlin Institute for Cultural Inquiry per il performer Biagio Caravano – il pubblico e il danzatore condividono la sensazione che il tempo sia sospeso in un paesaggio sonoro, dove il protagonista viene condannato alla ripetizione meccanica di sequenze motorie; nel secondo, invece, gioca sull’alternarsi di presenza e assenza attraverso una complessa rete di relazioni tra quattro danzatori.

Il 25 novembre va in scena un’altra coppia di spettacoli, Cosmopolitan Beauty, coreografata e danzata da Davide Valrosso, e Hood. Flowers will cover the year, and the Rohirrim will be under, altra creazione dell’ideatore di Circo Massimo. Valrosso si lascia ispirare dal desiderio di un costante mutamento gestuale per narrare “il regno delle cose perdute che hanno lasciato una loro traccia nell’esperienza del corpo” (D. Valrosso), mentre Favale indaga su una tematica queer assai delicata, la consapevolezza del proprio essere nel rapporto diretto con l’altro.

Il terzo appuntamento, datato 26 novembre, triplica le performance in cartellone, ossia verve>DUETTO NERO di Marina Giovannini e le altre due anteprime dell’intero progetto, anch’esse firmate Fabrizio Favale: Narvalo e Fort Apache (quest’ultima in collaborazione con Daniela Cattivelli). “Verve è un processo coreografico pensato come progetto vitale di formazione”, in cui una danzatrice giovane accoglie la trasmissione dei saperi di un’altra più matura nell’avvicendamento di forme sensibili e insiemi simbolici. I lavori del coreografo laziale, con o senza Cattivelli, puntano a un’indefinitezza tematica che trova il suo senso nella composizione di un “non-disegno spaziale” oppure di un’incessante oscillazione artistico-temporale tra culture del mondo radicalmente opposte.

Balzando sino al 10 dicembre, si giunge all’incipit dell’edizione Expanded con la partecipazione di Shang-Chi Sun e la prima nazionale di Uphill. Fra i più talentuosi della scena mondiale della danza, il danzatore e coreografo taiwanese coniuga egregiamente nei suoi lavori il virtuosismo tecnico alla pregnante emotività.

Uphill è composto da un trio di soli uomini intenti a “colmare” lo spazio vuoto a loro circostante, altalenando nei movimenti tra il cercare e il nascondersi, tra l’ostacolo e la promessa, tra la facciata e il riparo. Il loro è un rapporto ambiguo, tanto fraterno quanto ostile, emblema di una ricerca del nucleo essenziale dell’Umanità tra il visibile e l’invisibile. Vedo questa creazione coreografica come la parte finale di una trilogia iniziata con Je.Sans.Paroles e Traverse. La trilogia si riferisce a tre differenti nozioni di tempo: la prima parte è il tempo della mitologia. La seconda parte del tempo lineare, strutturato e astratto. La terza del tempo ciclico della natura. (Shang-Chi Sun).

Il 28 gennaio tornano ancora una volta sul palcoscenico Le Supplici, compagnia del “padrone di casa” Favale, con Ossidiana, lavoro coreografico ispirato da quei particolari fenomeni naturali in cui padroneggia l’incompiutezza delle forme, nient’altro che origine di altre plasmabili fino al raggiungimento di quella desiderata. A contornare la fluidità dei movimenti dei danzatori le musiche in live electronics di Daniela Cattivelli, nonchè la scelta, la realizzazione e la disposizione scenica di sassi dell’appennino tosco-emiliano e maschere islandesi da parte dello stesso Favale, di Alberto Trebbi e di Andrea Del Bianco.

Come in un percorso ciclico, la chiusura del cartellone di Circo Massimo (il 26 febbraio) è affidata alla compagnia di Di Stefano, questa volta con Robinson, una produzione 2014 votata a ritrarre il personaggio di Defoe in un intenso passaggio di reinvenzione di se stesso. Luogo di approdo del turista definitivo ma anche laboratorio della colonizzazione, l’isola di Robinson si occupa da sempre della nostra idea dell’esotico, quell’indefinibile processo proiettivo di desideri e paure, rimodellato oggi per essere al servizio di due grandi flussi dell’economia globale: quello migratorio e quello vacanziero.

L’esordio di Circo Massimo appare davvero esplosivo: riuscirà la tradizione del Duse a contenerne l’impeto innovativo?

ORARI & INFO

24 novembre 2015 – 26 febbraio 2016

Teatro Duse

Via Cartoleria, 42 – Bologna

Tel. +39 051 231836

http://www.teatrodusebologna.it/

Marco Argentina

www.giornaledelladanza.com

Fabrizio Favale/ Ossidiana © Alfredo Ancesci

MK/ Robinson © Luca Trevisani

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