Giuseppe Picone, étoile internazionale con alle spalle una carriera svolta nei principali teatri di tutto il mondo, dove è sempre stato apprezzato ed acclamato come uno dei danzatori più talentuosi, è stato nominato direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, lo stesso teatro da cui è iniziato il suo percorso artistico. In questa intervista esclusiva si racconta al Giornale della Danza.
Lo scorso 29 luglio è stato nominato Direttore del Corpo di Ballo del Teatro San Carlo di Napoli, un grande ritorno per un grande artista come Lei, di calibro internazionale. Che effetto fa ritornare nella Sua città natale?
Rientrare a Napoli è come rientrare a casa, è un’emozione molto forte. Lavorare con il Corpo di Ballo del Teatro dove sono cresciuto e iniziare proprio con loro quest’esperienza da Direttore è sicuramente una grandissima emozione, perché questi ragazzi adesso sono grandi ma io li ho visti crescere sin dalla Scuola di Ballo. Per me è davvero ritornare a casa.
Da étoile a Direttore, un passaggio artistico che presenta nuovi stimoli e nuove sfide, come pensa di svolgere il Suo ruolo?
Il ruolo da Direttore sicuramente non è facile, però ero già abbastanza pronto per affrontarlo. So benissimo che redigere il piano settimanale, il piano prove, decidere la programmazione, stare dietro ai coreografi, ai ballerini, ai maîtres, alle étoiles, agli scenografi e ai costumisti non è cosa semplice, però sono consapevole di questa sfida e l’accetto tranquillamente, anche perché è quello che voglio fare della mia vita, continuare nel mondo della danza e continuare a dare il mio contributo a quest’arte sublime.
Qual è il Suo progetto artistico per il Massimo napoletano?
In primis far raggiungere alla compagnia un tale livello di professionalità che chiunque venga a lavorare a Napoli debba rimanere molto entusiasta ed avere voglia di ritornarci. Voglio che chi partecipa alle produzioni debba avere il desiderio di ritornare a Napoli, a lavorare con i ballerini del Teatro San Carlo.
Il Teatro San Carlo è uno dei più antichi in Europa, per Giuseppe Picone è più importante la tradizione o l’innovazione?
Tradizione e innovazione vanno di pari passo. Non si può lasciare indietro il passato e non rendere omaggio alle cose stupende che ne hanno fatto parte, ma, allo stesso tempo, non si può bloccare il futuro, bisogna andare di pari passo.
Nel periodo del Suo mandato intende lavorare in sinergia con la Scuola di Ballo diretta da Stéphane Fournial?
Certamente, perché comunque la Scuola di Ballo è una delle poche che abbiamo e fa parte anche del teatro. I ragazzi della scuola – sicuramente gli allievi dal sesto all’ottavo anno – quando ve ne sarà la possibilità, saranno integrati all’interno delle grandi produzioni, innescando così quel ciclo di crescita artistica che già inizia nella scuola.
Quali sono le difficoltà che potrebbe incontrare sul suo percorso?
Sicuramente organizzare il lavoro quotidiano; ovviamente spesso ci saranno degli intoppi last minute che bisognerà risolvere, ma, con un po’ di pazienza, si andrà avanti e va bene così.
Quando inizierà la nuova stagione di danza e quali saranno i titoli in repertorio?
La nuova stagione dovrà essere ripresentata alla prossima conferenza stampa, perché sono cambiate un po’ di cose. I titoli iniziali dell’Autunno 2016 sono cambiati. Per Lo Schiaccianoci c’è da confermare un altro coreografo, ci saranno dei cambiamenti per Cantata di Bigonzetti, la serata Zakharova si farà, ma con altri titoli.
Napoli è spesso additata come una città difficile, secondo Lei è un luogo dove si può ancora costruire dal punto di vista artistico?
Indubbiamente! Ogni città ha le sue difficoltà, Napoli ha sicuramente le sue, però resta una capitale della cultura, famosa in tutto il mondo. Viene purtroppo sempre messa sotto accusa per le sue problematiche, ma a Napoli comunque si vive bene. Penso che spesso si colga ogni occasione per denigrarla anche perché c’è molta invidia. A volte mi riconosco nelle parole di chi dice che i napoletani hanno tutto ma non lo sanno sfruttare, quello secondo me è vero, nel senso che siamo veramente cresciuti nell’oro, ma non sempre lo apprezziamo. Chi ha un golfo come il nostro? Una costiera così bella? Siamo veramente fortunati. Abbiamo luoghi meravigliosi, quali Positano, Sorrento, Vietri sul mare, Amalfi, dove tutto è organizzato e pulito. È proprio Napoli il problema, o meglio i napoletani, che la stanno mettendo in pole position come città peggiore, ma in realtà non è assolutamente così. Molte persone credono che Napoli sia soltanto Quartieri Spagnoli o altre zone a rischio, ma in realtà ci sono quartieri come il Vomero, Mergellina, Posillipo in cui tutto è perfetto. Anch’io a New York non sono mai andato al di sopra della 120esima strada perché lì iniziava Harlem. Se mi ci fossi addentrato non credo che sarei più rientrato a casa. Ogni città ha i suoi problemi e i suoi rischi.
Continuerà a danzare?
Assolutamente sì!
Quali sono i Suoi futuri impegni di danzatore?
Sarò impegnato nella prima serata di Autunno Danza 2016 al Teatro San Carlo di Napoli, nelle date 26 e 27 ottobre. Poi danzerò ne Lo Schiaccianoci e nel frattempo sto mettendo in scena una mia personale versione di Nutcracker, a Palermo. Per quello di Napoli ho contattato un altro coreografo invece, perché non riuscirei a fare le due cose insieme, diventerebbe difficile.
Qual è il Suo messaggio per la danza?
Quest’arte continua a vivere in un’Italia in cui chi spesso la dimentica non sono gli italiani, ma i politici. Lunga vita alla danza.
Lorena Coppola
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Foto Mariano Bevilacqua