Il nome di Giorgia Nardin non è nuovo alle scene italiane contemporanee: giovane coreografa di talento, ha partecipato a diversi progetti europei, si è fatta notare a più premi italiani, e con il suo lavoro All dressed up with nowhere to go è stata selezionata anche dai network della NID Platform e da Aerowaves. A suo agio sulla scena internazionale, in questi mesi ha lavorato al centro coreografico di Amburgo, il K3 Zentrum für Choreographie, per il nuovo lavoro intitolato Season, che debutterà, proprio ad Amburgo, il 17 marzo prossimo e resterà in scena anche il 18 e 19 marzo, e che è sostenuto da K3 – Zentrum für Choreographie Tanzplan Hamburg, CSC Centro per la Scena Contemporanea, Associazione Culturale VAN, TanzHaus Zürich.
Abbiamo raggiunto Giorgia Nardin proprio nel periodo di prova, per conoscerla meglio come coreografa e per farci raccontare questo nuovo progetto, che potremo vedere in Italia in anteprima a Kilowatt Festival il 16 luglio e in prima nazionale a Operaestate Festival – Bmotion il 28 agosto.
Come sei arrivata alla danza contemporanea?
Il mio percorso è stato piuttosto tradizionale: ho iniziato a studiare danza classica quand’ero molto piccola e ho proseguito trasferendomi in Inghilterra, alla Northern School of Contemporary Dance. Lì è avvenuto il mio incontro ufficiale con la danza contemporanea, dettato anche da una mia voglia di uscire dai meccanismi che avevo conosciuto fino a quel momento. E’ stato senza dubbio un approccio tecnico e formale, all’inizio.
Come nasce e si sviluppa l’idea per una coreografia?
Per me è diverso ogni volta: a volte parte da un’immagine, un’icona, altre volte il punto di partenza è più personale, privato. È capitato che fosse un’intuizione, un bisogno, una paura o un’ossessione. Da alcuni anni ho bisogno di confrontarmi spesso con i miei collaboratori, che sono persone di cui mi fido molto e che io stessa invito a lavorare con me; con loro sento di poter condividere il cuore del lavoro, di poter esporre quello che desidero e vedo che l’idea si sviluppa anche grazie a questi incontri. Non nego il bisogno di riconoscere la mia autorialità, ma allo stesso tempo è importante essere legata a persone con cui posso viaggiare, con cui mantenere una stretta relazione che mi fa stare bene. E questo entra nel lavoro, si vede.
Parlaci di Seasons, come sei approdata ad Amburgo?
L’incontro con K3 è avvenuto un paio di anni fa tramite il progetto Communicating Dance, attraverso il quale ho avuto, tra le altre cose, la possibilità di seguire per alcune settimane il Sommerfestival a Kampnagel. Sono venuta a conoscenza del bando per residenze aperto ogni anno da K3 e ho inviato il mio progetto. E’ stato un bellissimo incontro: adesso ho la possibilità di lavorare per otto mesi consecutivi alla produzione dello spettacolo, mi viene offerto moltissimo supporto dal punto di vista organizzativo, amministrativo, tecnico e drammaturgico. E’ un contesto felice e fecondo, per me e per il lavoro.
La linea guida di questa creazione è il piacere, perché hai scelto questo tema? Come l’hai indagato?
Semplicemente perché è una cosa che mi piace! Mi piace parlare del piacere, mi piace provarlo, vederlo, condividerlo. In questo momento ho voglia di parlare di eccesso, di abbondanza, di opulenza, che sono per me strettamente legate al piacere. La ricerca passa un po’ da qui: è mia intenzione proporre questa abbondanza in scena; il piacere sta lì, nel riconoscere quest’abbondanza e nel ritrovare anche qualcosa di molto semplice, primario.
Chi sono gli interpreti e come li scegli?
Gli interpreti sono Lien Baelde, Mark Christoph Klee, Frida Giulia Franceschini e Lautaro Reyes. Ho conosciuto Mark e Lien quando ho creato un lavoro per la Theaterschool ad Amsterdam: facevano parte del cast, e alla fine del progetto li ho invitati a lavorare con me per Season. Ho conosciuto Frida al casting e Lautaro è un amico da diversi anni. Ho selezionato gli interpreti assieme a Merel Heering, che cura la drammaturgia del lavoro: per noi era importante che ognuno portasse una specificità, che fossero diversi tra loro ma che allo stesso tempo potessero formare un gruppo. Li abbiamo scelti piuttosto intuitivamente, concentrandoci su quello che avrebbero dovuto saper sostenere fisicamente e sul loro modo di relazionarsi al materiale o alle consegne proposte. E’ stato un incontro “alla cieca” in fondo: avendoli selezionati in contesti diversi li ho visti tutti insieme per la prima volta il primo giorno di lavoro!
Qual è il ruolo di Merel Heering? Cosa significa essere affiancati da una dramaturg per una coreografa?
Per me l’incontro con Merel è stato fin da subito bello e importante. Siamo molto affini e lei porta una serie di domande, sensazioni, questioni che mi aiutano tantissimo a mettere in discussione me stessa e il lavoro. Mi piace il suo modo di lavorare e di relazionarsi con me e con gli interpreti, è una figura in qualche modo esterna al gruppo che entra periodicamente in sala con noi e lavora attraverso la propria percezione, intuizione e conoscenza per sostenere la crescita del progetto.
Prossimi progetti? Collabori anche con Marco d’Agostin e Francesca Foscarini…
Assieme a Marco e Francesca dirigo l’Associazione Culturale VAN, ma la nostra collaborazione è iniziata artisticamente nel 2011 con Spic&Span e si è poi sviluppata felicemente in questa direzione negli ultimi anni.
Dopo il debutto di Season, inizierò una creazione ispirata allo Stabat Mater per un gruppo di donne affette dal morbo di Parkinson (che verrà presentata il prossimo agosto). Allo stesso tempo sto iniziando a pensare alla nuova produzione che partirà questo autunno, per la quale mi piacerebbe lavorare sul cheerleading. È una disciplina che mi affascina e che mi piacerebbe conoscere di più (vengo da una famiglia per metà americana e mia madre da adolescente è stata una cheerleader, in questo senso sono anche figlia dei suoi racconti): vorrei prenderne il vocabolario fisico e spostarlo di contesto, capire cosa rimane se si elimina il pretesto per cui nasce una pratica, in questo caso l’incitamento.
ORARI&INFO:
Season di Giorgia Nardin
Dal 17 al 19 marzo 2016
K3 – Zentrum für Choreographie
Jarrestraße 20 – Amburgo
www.k3-hamburg.de
www.giorgianardin.com
www.kampnagel.de
Greta Pieropan
Foto: Alice Brazzit, Thies Raetzke
www.giornaledelladanza.com