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Stoffa per la Danza: La ricerca di comodità e bellezza nella moda dell’ 800 attraverso il ritorno allo stile classico


“L’abito dei danzatori dovrebbe sempre essere ben aderente al corpo e star bene addosso in modo che nessun punto del fisico possa essere nascosto facendo cura che non sia troppo stretto da limitare o impedire i movimenti o le attitudes”.”.
La citazione sopra riportata è tratta dal manuale di tecnica “Traité Elementaire et Pratique de la Danse” scritto nel 1820 da Carlo Blasis, il quale si adoperò per la diffusione di un abbigliamento pratico per la danza e disegnò, inoltre , numerosi costumi.
Il pensiero del grande maestro di danza francese rispecchia in maniera precisa l’ideologia dominante nell’ ‘800, secolo che si colloca fra due eventi di grande portata :la rivoluzione francese del 1789 e quella russa del 1905.
La rivoluzione francese contribuì all’ evoluzione dell’abbigliamento utilizzato nella danza ; a partire dalla fine del 18°secolo, infatti, abiti semplici, leggeri, aderenti e ispirati ai modelli greci diventarono d’alta moda sia dentro che fuori il palcoscenico. Nello stesso periodo un costumista e figurinista dell’Opéra di Parigi di nome Maillot inventò la calzamaglia.

La nuova moda e l’invenzione conseguente provocarono un grande cambiamento: i danzatori finalmente poterono indossare abiti che lasciavano più liberi i loro movimenti.
La ballerina classica di epoca romantica è svincolata dai lunghi panni pesanti e sovraccarichi ed è avvolta da veli leggeri, con braccia e gambe parzialmente esposte: il corpo è ancora stretto nel corpetto ma libero di sollevarsi da terra e quasi di fuggire verso l’alto. Slanciata, eterea nella sua fisicità, la ballerina classica indossa un leggero corpetto privo delle stecche usuali generalmente presenti nei bustini da donna di quel momento ; cucita in vita, talvolta in un punto leggermente più basso, sta una gonna in tulle: la lunghezza di tale gonna a più strati di tulle, o anche di seta o di mussola, si accorcia durante il secolo XIX fino ad assumere la classica forma a tutù, nel quale la gonna diventa molto corta ma aumentano gli strati di tulle fino a farla apparire orizzontale, seppure vaporosa e flessibile ai movimenti.
Uomo e donna danzanti indossano calze coprenti sulle gambe, che per i ballerini arrivano a vestire anche il bacino, diventando una sorta di pantalone aderente che permette di intravedere la muscolatura. Nei primi anni dell’Ottocento nello Stato della Chiesa il “maillot”( o appunto calzamaglia) era ammesso solo di colore blu, perché il costume color carne non doveva essere scambiato per nudità.
Rigorosamente candido in tutti i toni del bianco, dal ghiaccio al rosato, dall’epoca neoclassica all’epoca romantica (cioè fino al 1870), il costume del balletto diventa una base tecnica sulla quale applicare decorazioni in colore e accessori, secondo le varianti coreografiche.
I capelli, sempre raccolti in uno chignon e divisi in cima al capo, lasciano liberi collo e spalle a formare con le braccia nude forme eleganti, mai naturalistiche. La ragione di questa stilizzazione della acconciatura nasce dal fatto che la grande gloria del balletto romantico inizia negli anni ’35 e ‘40 dell’Ottocento e quel tipo di pettinatura era quello che le signore portavano correntemente.

Le scarpette a punta, o a mezza punta, rigida, permettono alla ballerina di elevarsi e danzare sulla minor superficie possibile del proprio piede: infatti, le scarpe, all’esterno in raso, di colore nero durante gli allenamenti, ma in tenui colori in sintonia con il corpetto e la gonna durante le esibizioni, portano all’interno, in punta, un rinforzo, spesso in legno, invisibile agli spettatori ma ben noto alle fanciulle che praticano il balletto fin dall’infanzia.

In generale, dopo la Rivoluzione francese e la fine del Regno del Terrore, si diffuse la volontà di un ritorno al piacere e all’intrattenimento: le signore eleganti richiedevano che i modelli dei loro abiti fossero ispirati all’antica Grecia e all’antica Roma, e vestivano tuniche semi trasparenti in garza, lino e sete leggere, le cui scollature erano spesso molto generose. Tornò molto in voga l’uso delle parrucche, spesso bionde, ma a volte anche nere, verdi e blu. Inoltre,mentre nelle epoche precedenti gli abiti erano disegnati e confezionati da persone umili, in questo periodo cominciarono a nascere le prime case di moda.

Ricordiamo infine che nel 1874 a San Francisco Jacob Davis e Levi Strauss, titolari di un laboratorio di sartoria, brevettarono un metodo di cucitura delle tasche dei pantaloni particolarmente robusto. Confezionarono un paio di calzoni adatti al lavoro di minatori e mandriani, usando un tessuto di cotone chiamato jean, lavorato originariamente a Genova. Questo capo di abbigliamento si diffuse in tutto il mondo e verrà indossato da uomini, donne e ragazzi.

Per concludere possiamo affermare che, se il secolo dei lumi rappresentò l’avvio di una grande rivoluzione nel campo della moda (e in particolar modo nel costume di danza), il secolo romantico,con le sue rilevanti innovazioni, ne costituì il prosieguo.

Giuseppe Tramontano

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