Daria e Pietro Mingarelli hanno vinto 10 Campionati Italiani nelle danze sportive, standard e latino americane e sono maestri e giudici AMNF (Associazione Maestri Nueva FederCaribe). Hanno ricevuto riconoscimenti come ballerini quali il premio Salsa nel Mondo, conferito dal celebre manager Pacheco; il Diploma di Merito dalla DanCenter of Puerto Rico e coronato la loro carriera di danzatori e coreografi partecipando come ospiti, insieme ai ballerini più importanti al mondo, al teatro Regio di Torino allo spettacolo dal titolo Oh, quante stelle.
Daria, sei una delle poche ballerine del genere di danza di coppia in Italia, che ha una lunga storia d’amore a passi di danza. Da dove partiamo?
Ho iniziato a ballare quando avevo cinque anni. I miei genitori iscrissero mio fratello Pietro e me a una scuola di balli da sala. Il ricordo delle nostre prime lezioni mi fa sempre sorridere. Indossavo le scarpe da ballo, prendevo per mano mio fratello, che ha un anno in meno di me, lo portavo in pista e lo stringevo forte per paura che piangesse. Il nostro maestro era un signore che, in realtà, faceva tutt’altro nella vita e nel tempo libero si dedicava al ballo. Lo ricordo con affetto immenso e, anche se forse non era un eccellente ballerino, aveva modi dolci e gentili. Da lì il passo che ci fece arrivare a importanti accademie di danza classica, a scuole di danze latino americane e a ottimi insegnanti di musica, fu piuttosto breve. Se dico che il ballo è la mia ragione di vita, dico un’enorme bugia. La mia vita è anche il ballo, prima ci sono i miei tre figli e con mio marito Riccardo che, non portato per la danza, resta il mio ballerino preferito.
Pietro puoi raccontare quando, come e perché è nato questo legame nel ballo tra voi fratelli?
Fu una scelta dei nostri genitori quella di iscriverci ad una scuola di ballo. Il legame tra di noi sarebbe stato lo stesso anche senza ballo. Condividiamo quella che per entrambi è una passione eccezionale, che ci porta a passare insieme la maggior parte del nostro tempo e di conseguenza a vivere insieme gioie, dolori, esperienze, sacrifici, viaggi, errori, successi, scelte di vita e quant’altro. Quello che effettivamente è particolare è che a noi è sempre piaciuto ballare insieme, non che ci piacciano le stesse cose, ma ballare insieme ci piace davvero e, oggi come allora, è come condividere un principio, un valore.
Daria rappresenti tra i primi esempi di ballerina di danze caraibiche in Italia rivoluzionando un po’ lo stile di coppia. Parliamone
Il ballo in generale si evolve, muta dinamicamente a seconda del tempo, del luogo in cui si svolge e delle soggettività che vi partecipano. La creazione della coreografia sul brano ballato si produce grazie alla fantasia dei ballerini, all’interazione tra loro, alla reazione di ognuno alla musica, ai significati che si vogliono trasmettere. La mia convinzione è che il ballo di coppia debba essere interpretato nell’ottica del dialogo, del riconoscersi, del percepire l’irriducibilità dell’Altro/Altra a me. Se scelgo di ballare in coppia non mi dimentico di te mentre danziamo, non ti sottometto, non ti tiro, non ti lancio. Invece ti riconosco, ti ascolto, dialogo con te nella consapevolezza che questa esperienza è unica proprio perché siamo due e siamo differenti.
Pietro per anni sei stato un faro che ha illuminato la scena “latin” nel nord del Paese e non solo, poi cosa è successo?
Negli anni il ballo è cambiato moltissimo. Sono arrivati nuovi stili, nuove contaminazioni (in senso positivo), nuovi personaggi. Io mi ritengo fortunato, dato che in realtà lavoro con grandissimi numeri e soprattutto con ballerini di grande qualità.
Sveliamo alcuni segreti che le coppia di ballo non dicono. Daria com’è ballare con tuo fratello?
Pietro ed io siamo due persone totalmente diverse, abbiamo modi di vedere, abitudini e gusti spesso agli antipodi. Siamo però due persone che condividono alcuni principi e valori che sentiamo fondamentali. Allo stesso modo condividiamo alcuni punti di vista sulla danza e sulla musica, percezioni e stimoli che portano ad avere nell’altro la più grande possibilità di essere se stessi anche nel ballo. Questo è per me il danzare con Pietro: la mia più grande possibilità nel ballo.
E per te Pietro? Pregi e difetti della ballerina Daria.
Daria è Daria. Quando una ballerina ha un’identità simile non puoi parlare di pregi e difetti, è unica. Non parlo da fratello, ma da professionista: straordinaria, nel senso che non ha nulla di simile all’ordinario.
Avete mai pensato di dividervi, come coppia di danza, e prendere strade diverse?
Spesso prendiamo strade diverse, se con questo si intende il lavorare separatamente, a progetti diversi o in zone diverse, ma, onestamente, non lo abbiamo mai vissuto come una divisione, piuttosto come una cosa molto naturale.
Cosa pensate delle gare, degli eventi e delle vacanze latinoamericane che tanto vanno di moda in questi anni?
Come in ogni settore ci sono cose fatte bene e cose fatte male, alcune interessanti e altre noiose. Il fatto che ci sia molta offerta consente maggior possibilità di scegliere, certo si corre il rischio della frammentarietà e della maggiore attenzione per il quantitativo che per il qualitativo, ma forse è inevitabile.
Va dato atto alle vostre iniziative a favore dei bambini con disagi nel movimento corporeo. Cosa fate, in qualità di professionisti della danza, per aiutarli?
In “Ballare la Differenza” ho scritto: ci sono temi e problemi che sembrano essere sempre attuali, ad esempio quelli che riguardano la potenza, spesso terribile, dei luoghi comuni, degli stereotipi, dei pregiudizi, la difficoltà di realizzare solidarietà sociale, integrazione a vari livelli… Una realtà davvero importante, nella quale inserii la categoria super abili, è destinata a competitori diversamente abili, ragazzi con la sindrome di Down. Per i diversamente abili vale esattamente lo stesso, modi e tempi di apprendimento sono soggettivi, ed essendo il mio metodo didattico in fase di perfezionamento, ho ritenuto di non dover essere pagata.
Altri progetti che vi vedranno protagonisti?
Daria partirà per il Nepal, con DI-SVI, un’organizzazione non governativa che si occupa di cooperazione internazionale e di progetti per la tutela dei diritti inviolabili dei bambini, con cui Daria collabora in qualità di sociologa e formatrice. Io non impazzisco di gioia quando parte per mete lontane ma come dice lei: sono queste le cose che ti ricordano in ogni istante che poter ballare è un’enorme fortuna, un dono, un privilegio… e io faccio proprio così, cerco di non dimenticarlo mai.
Massimiliano Raso
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