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Emozioni a confronto in O O O O O O O (IT)

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Il 19 dicembre 2014, al Piccolo Teatro Don Bosco di Padova, è stato presentato O O O O O O O (IT), ideato e diretto dal giovane e talentuoso coreografo italo-olandese Giulio D’Anna, versione italiana dell’omonimo progetto vincitore nel 2012 del premio Anticorpi XL CollaborAction dedicato alla giovane danza d’autore.

O O O O O O O (IT) è un musical post-moderno ispirato al Museo delle relazioni interrotte di Zagabria, dedicato ai rapporti finiti e alle loro conseguenze ed effettuato in collaborazione con Fattoria Vittadini, compagnia di danza milanese i cui performers lavorano con coreografi esterni, affinando così la propria versatilità e professionalità attraverso lo scambio e il confronto.

L’opera che nasce dall’incontro tra D’Anna e Fattoria Vittadini è una sorta di analisi dei sentimenti e di teatro-terapia, per il pubblico e per i sette bravissimi danzatori della compagnia, che raccontano se stessi, le loro paure e le loro emozioni.

La scenografia è essenziale: un pianoforte, i nomi dei protagonisti e i momenti salienti delle loro vite e delle loro personalità proiettati sul fondale nero, solo due luci, bianca e gialla, a illuminare il palcoscenico, biancheria intima come costume di scena, il tutto accompagnato da musica dal vivo cantata dai sette performers, affiatatissimi tra loro e accoglienti verso il pubblico, a cui si rivolgono spesso parlando di se stessi e in fondo di noi, delle nostre imperfezioni e del coraggio di essere imperfetti.

Lo spettacolo appare quasi una rivisitazione del famosissimo musical A Chorus line, con i protagonisti in fila a parlare di se stessi, delle proprie paure, delle sconfitte e vittorie, del significato dell’amore e della morte, che vengono considerati eventi affini: non sai quando e come, ma sai che capiteranno e ti colpiranno prima o poi.

Moltissimi i temi trattati, concetti importanti articolati verbalmente e fisicamente: i condizionamenti culturali e sociali, l’omosessualità, la libertà da ruoli imposti, l’amore per la propria terra, bella e unica, ma un amore vissuto a distanza, da Paesi che offrono maggiori opportunità e libertà del nostro. Tutto affrontato con leggerezza, semplicità e positività, senza mai scadere nel banale o nel pesante, proponendo anzi passaggi repentini ma assolutamente lineari tra momenti leggeri e divertenti e momenti seri e commoventi.

I giovani danzatori si fanno quindi conoscere, si spogliano di ogni remora e convenzione, si interrogano sui temi della vita e si raccontano non solo con le parole, ma anche attraverso un mix di canzoni e danza, in un lavoro interessantissimo di contact improvisation, body percussion, cadute, floor work, figure e geometrie  creati dai sette in movimento sul palco, in un disegno coreografico precisissimo e perfettamente studiato, eppure semplice, leggero e privo di ogni manierismo.

Molti sono i passi a due proposti con movimenti e prese non convenzionali, alcuni delicati, altri violenti a raccontare le relazioni e i conflitti, il tentativo a volte di imporre il proprio potere e di sopraffare l’altro. Interessantissimo l’uso del corpo per creare ritmo, con cadenze che ricordano il battito del cuore, tema centrale dello spettacolo, che in fondo parla dell’amore in ogni sua forma e delle sue conseguenze.

Il pubblico in sala, molto eterogeneo per età e genere, ha interagito e reagito al lavoro proposto con divertimento e commozione, riconoscendo un pezzettino di se stesso nei sette bravissimi originali danzatori, che, accompagnati dalla direzione discreta ma presente del bravissimo D’Anna, hanno saputo creare un teatro danza visto con occhi nuovi e giovani, un teatro danza che riesce finalmente a comunicare vivacemente anche con il pubblico, dando a una certa forma di arte contemporanea la capacità di farsi comprendere da tutti e regalando al pubblico un mezzo per confrontarsi con le proprie emozioni.

Stefania Napoli
www.giornaledelladanza.com

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