Rivedendo il film “Billy Elliot”, ripresentato in televisione il 7 marzo, sono rimasto colpito come la prima volta che l’ho visto per la crudeltà e le difficoltà che ancora oggi un ragazzo Europeo ha nel voler intraprendere la strada della danza. Non ci sono molti film che rappresentano queste tematiche, e ogni volta sono rimasto colpito da qualcosa di diverso. Probabilmente non volevo accettare che nella sceneggiatura c’era una parte della mia vita o ancora meglio una parte della vita di tutti noi. Piango quando la passione di Billy non riesce a convincere la sua famiglia che la danza è per lui qualcosa di speciale. Ho pianto quando il padre finalmente cede alla passione di Billy, ho pianto quando lui lascia il suo paese, e ho pianto quando sulle note del Lago di Cigni, con la coreografia di Matthew Bourne, Billy vola in scena di fronte al suo amico del cuore e ai suoi familiari.
Morale della favola è che grazie a una scuola privata di danza, in un paesino sperduto della Gran Bretagna, un talento è potuto nascere. Ma soprattutto grazie ad un insegnate che ha saputo coltivare e far nascere un talento visibilmente non molto “talentuoso”. L’insegnante ha colto in quel ragazzo la passione, la voglia e la paura di un giovane. Billy appare trasparente, selvaggio, fragile e poco determinato. Man mano che lui scopre dentro di se la danza comincia la sua crescita e la sua sicurezza che è il vero potere di quest’arte. L’insegnate non cede ai capricci del ragazzo che a volte vuole mollare. Anzi insiste fino a farlo ragionare che la danza sarà la sua vita, e che per intraprendere una carriera da ballerino lui dovrà necessariamente trasferirsi in un altro paese per poter studiare a livello professionale.
Ecco questo è un insegnamento di una scuola privata. Ecco l’importanza di questa rete di docenti sparsi nel mondo, ambasciatori di una cultura Tersicorea che danno supporto ai giovani talenti. Dal 1971 ho conosciuto e visitato in Italia moltissime scuole private, da me considerate la spina dorsale della danza in questo paese.
Questi insegnati hanno studiato con dedizione, si aggiornano, e con passione accompagnano i loro allievi ai concorsi, agli stage, li preparano per i saggi e/o per gli spettacoli. Hanno il compito di coltivare l’arte della danza nei giovani, tenendoli lontani dalla strada, e offrendo loro un’opportunità e una notevole cultura.
Ecco che cosa il film “Billy Elliot” ha risvegliato in me. Così come lui, anch’io ho avuto un padre contrario alla mia scelta artistica. Quindi ho deciso di andare via, di lasciare la mia casa, la mia famiglia, mia madre che adoravo, e poter intraprendere una carriera come danzatore. Ho dovuto lottare per ogni passo che facevo. Mia “Zia” Vittoria Ottolenghi così come si definiva con me, mi ripeteva sempre: “ti sei trovato nel posto giusto al momento giusto”, ma credo fermamente che sono anche gli artisti a creare il momento giusto. Gli artisti rimangono nella storia, sono la storia ma non sanno di esserlo. Umiltà e dedizione, questa è l’arte.
La scuola privata è fondamentale, e dobbiamo molto ai quei docenti che tutti giorni per ore ed ore e con fatica, portano avanti il credo della danza. Grazie davvero!
Insieme possiamo condividere idee e esperienze con un pubblico sempre più vasto. Inviate per mail le vostre esperienze, domande e eventuali proposte riguardo il settore danza. Apriamo insieme un dialogo Inform-Azione.
Joseph Fontano
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