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Tris d’Oro al Prix de Lausanne: intervista a Michele Esposito [ESCLUSIVA]

Michele Esposito

Michele Esposito nasce a Caserta il 9 settembre del 1999. Si forma artisticamente alla scuola “Centro danza Diana” di Aversa che frequenta dal 2005 al giugno del 2011 sotto l’egida di Diana Pagano e Claudio Diligente. Nel 2010 partecipa alla settimana di stage “Chianciano dance studio” a Chianciano Terme, dove studia con Andrè De La Roche, Rosy Loconte, Fritz Zamy, Massimiliano Martoriati, Laura Ruocco, Anbeta Toromani e Margarita Trayanova. Dall’agosto del 2011 studia presso la “Tanz Akademie Zurich” di Zurigo in Svizzera con Marina Stocker, Denise Welten, Oliver Matz, Akos Sebestyen, Ivan Dinev, Udo Kersten per diventare ballerino professionista. Tra i vari riconoscimenti: Borsa di studio di danza classica a “Chianciano Dance Studio” nel 2010, Premio di studio di danza del “Percento culturale Migros” nel 2015, “Tanzolymp Berlino” (argento) nel 2015, Premio di studio di danza del “Percento culturale Migros” (2016), Vincitore del Premio speciale Silvio Berlusconi al “Premio MAB” di Milano (2016). Nel febbraio del 2017 a Losanna, in Svizzera, è risultato vincitore al “Prix de Lausanne” di ben tre premi: “Medaglia d’Oro” con la prima borsa di studio, “Premio come Migliore Interprete nel Contemporaneo” e del “Premio come Migliore Danzatore Svizzero”.

Carissimo Michele, innanzitutto complimenti e felicitazioni per la vittoria al Prix de Lausanne. Quali sono state le tue prime emozioni nel ricevere gli ambiti premi?
All’inizio ero molto meravigliato e incredulo per quello che mi stava succedendo, perché comunque il livello era altissimo e il Prix de Lausanne è sempre stato un mio sogno fin da bambino.

Ti saresti aspettato, una volta giunta a Losanna, un finale così entusiasmante?
Sinceramente non avevo idea di cosa potesse succedere durante questa competizione ed arrivare in finale, tra i primi 20 candidati, mi ha dato la possibilità di credere ancora più in me stesso e di mettercela tutta per ottenere un buon risultato.

È stata dura la preparazione alla finale e l’esibirti in settimana durante tanti illustri nomi della danza?
La competizione è stata durissima perché ho dovuto adeguarmi a diverse cose, tipo: il palcoscenico era in pendenza e cambiava l’equilibrio del corpo che è un fattore assai importante per noi ballerini, ma in compenso ho avuto l’opportunità di studiare con maestri prestigiosi e tutto ciò mi ha gratificato.

La scelta di portare a Losanna “La Bayadère” e “Nijinsky” com’è nata?
La scelta di portare “La Bayadère” e “Nijinsky” come variazioni è venuta insieme ai miei maestri Oliver Matz e Udo Kersten, è nata perché tra le varie opzioni sono risultate quelle più vicine alle mie capacità fisiche ed espressive.

Cosa devi in termini di gratitudine ma anche di consigli e sostegno nella formazione al tuo direttore, il maestro Oliver Matz direttore del Zurich Dance Academy?
Ringrazio infinitamente il mio maestro Oliver Matz che con la sua determinazione ha sempre creduto in me e mi ha spinto a dare il meglio. Solo grazie ai suoi preziosi consigli e correzioni abbiamo raggiunto questo importante traguardo.

A chi dedichi questa splendida vittoria di Losanna?
Dedico questa meravigliosa vittoria alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto in tutti questi anni e chi mi aiutato a credere in un sogno e ai miei insegnanti che hanno avuto un ruolo importante e determinante nella mia vita.

Quali sono i tuoi ricordi più belli legati al “Centro Danza Diana”? E cosa vorresti dire a Diana Pagano e Claudio Diligente?
I ricordi sono tanti, ho cominciato all’età di tre anni quasi per gioco ma mi sono subito appassionato a quest’arte anche grazie ai maestri Diana Pagano e Claudio Diligente, insieme abbiamo fatto tante belle esperienze e le amicizie strette al “Centro Danza Diana” ancora oggi, sono forti come allora.

Cosa ti ha spinto a lasciare l’Italia per studiare all’estero, come spesso accade a tanti altri ballerini connazionali e che effetto ti fa ricevere il premio “come miglior danzatore svizzero”?
La passione per la danza è stato il primo motivo (il più forte) per cui sono andato a studiare in Svizzera a soli undici anni, pur sapendo che sarebbe stato difficile per me adattarmi ad una nuova cultura e a lingue differenti e per la mia famiglia il dover convivere con la lontananza.

Ti piacerebbe un domani far parte di un Corpo di Ballo italiano?
Pur essendo cresciuto in Svizzera mi sento sempre Italiano e far parte di un Corpo di Ballo del mio paese sarebbe un grande piacere.

Avevo avuto modo di vederti in scena a Milano durante la finalissima del Premio MAB e mi avevi colpito per la tua pulizia tecnica, l’assoluta padronanza scenica e l’interpretazione. Cosa ti ha fatto innamorare così tanto della danza Michele, com’è nata la tua passione e quali sono i primi ricordi legati a questa nobile disciplina?
La ringrazio per i complimenti ricevuti, faccio del mio meglio per interpretare i ruoli chiesti. L’amore per la danza mi è stata trasmessa dai miei genitori che erano già appassionati e praticanti di quest’arte, seppure a livello amatoriale, i quali mi hanno trasmesso l’amore per essa. In particolare ricordo che da piccolo, per essere sempre puntuale a danza, anticipavo i compiti nei giorni precedenti.

Come ti trovi a Zurigo in Accademia?
Fin dall’inizio mi sono sempre sentito come in famiglia e ho percepito il bene da parte di coloro che mi circondano: insegnanti, tutori ed amici. In Accademia si respira una bella atmosfera… tutti sono disponibili e molto gentili.

Il Prix si conferma sempre un autentico trampolino di lancio per i giovani ballerini. Quali sono i tuoi progetti futuri Michele?
In futuro spero di lavorare con compagnie di danza che possano offrirmi l’occasione di poter ballare sia nel campo della danza classica che in quello della danza contemporanea.

Cosa ti è piaciuto in particolare, oltre alla vittoria, di questa avventura al Prix de Lausanne? Che aria si respirava tra Voi partecipanti e finalisti?
Vincere il “Prix de Lausanne” con ben tre premi: miglior candidato svizzero, miglior pezzo di contemporaneo e vincitore del Prix de Lausanne 2017 è stata un’emozione indescrivibile che mi ha cambiato la vita in modo positivo. Dietro le quinte l’aria era molto tranquilla e amichevole da non sembrare una competizione, sono nate belle amicizie che spero durino a lungo.

In conclusione, la danza fino ad oggi, cosa ti ha regalato di più bello nella tua giovane esistenza e come ti piacerebbe definirla quest’Arte?
La danza mi ha regalato parecchie soddisfazioni che restano indelebili dentro di me e mi auguro che con il tempo possano crescere. La danza a mio avviso significa esprimere un vortice di emozioni ed interpretare al meglio ciascun singolo balletto per ogni ruolo richiesto.

 

Michele Olivieri
Foto: Miriam Elias
www.giornaledelladanza.com

 

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