Un’efficace comunicazione tra allievo e insegnante di danza costituisce un elemento essenziale alla formazione del danzatore. Ci sono, tuttavia, alcune frasi che un ballerino non dovrebbe mai, ma proprio mai dire al suo maestro. Vediamone alcune.
- ‘Non ci riesco’. Ecco la frase che fa infuriare ogni insegnante, soprattutto se arriva dopo il primo o secondo tentativo di eseguire un passo. L’autodemolizione delle proprie capacità non aiuta il ballerino nella riuscita e nella crescita. Dire ‘non posso’ significa che non lo si farà mai e un bravo insegnante non spiega passi o coreografie se non ritiene che alla fine l’allievo arriverà a padroneggiarle. Ma soprattutto la danza insegna che l’impossibile non esiste, quasi mai.
- ‘Sono stanco’. Questo scioccante annuncio non cambia lo stato delle cose. Stanchi o no, se si viene a lezione ci si impegna al massimo. Il sudore è linfa per i ballerini, parte integrante di una lezione di danza. Bisogna preoccuparsi se si esce dalla sala freschi come rose, senza avvertire un pò di sana, rigenerante fatica .
- ‘Non danzerò bene questo pezzo finché non l’avrò memorizzato e fatto mio’. La scoperta dell’acqua calda. Nella sua ricerca di perfezione, un ballerino non si sentirà mai pronto fino in fondo. Centellinare l’energia con la scusa del voler sapere una coreografia a menadito non farà altro che procrastinare il momento del reale confronto con se stesso, generare altro senso di insicurezza e infastidire l’insegnante che ha affrontato queste emozioni ben prima del suo allievo.
- ‘Ho sbagliato perchè…’. Altro spreco di tempo. L’insegnante conosce già la causa dell’errore, non ha bisogno che il suo allievo gliela spieghi, perché, vedasi punto precedente, ha già sperimentato quell’errore prima dell’allievo, e numerose volte. Per questo è lui a insegnare e non viceversa.
- ‘Possiamo fare coreografia oggi anziché sbarra?’ Premessa, gli insegnanti apprezzano le domande che mostrano entusiasmo per una parte della lezione. Tuttavia rivolgere questa domanda, denota scarso interesse o voglia di eseguire ciò che l’insegnante ha già pianificato. Una lezione, infatti, è strutturata con cura al fine di condurre gli allievi a un determinato risultato.
- ‘Questo esercizio è troppo facile’. Allarme presunzione, la peggiore nemica della danza (benché spesso sia generata da una profonda insicurezza). Esercitare i passi più elementari, come il plié o il battement tendu, richiede sempre sforzo e concentrazione, e soprattutto ripetere è necessario al perfezionamento del passo. Niente è ‘facile’ se eseguito con precisione, amore e attenzione.
- ‘Posso andare a bere?’. Mantenere l’idratazione è importante ai fini della salute, dell’allenamento e della performance, tuttavia uscire dalla sala ogni volta che si ha sete significa perdere tempo, correzioni ed esercizi. Quindi, è bene portare con sé in sala una bottiglietta d’acqua di cui si usufruirà solo nella pausa stabilita dall’insegnante.
- ‘Che ore sono?’ Questa domanda all’apparenza innocua implica un disinteresse per la lezione che si sta svolgendo, che finisce solo quando lo proclama l’insegnante. La sala di danza, infatti, non è democratica, ci sono un re, il maestro, e i suoi adoranti sudditi, gli allievi, e così deve essere fino allo scoccare del termine della lezione!
- ‘Posso andare via un po’ prima?’. L’unica risposta a questa domanda è ‘puoi andare via anche adesso’. Se l’allievo sa di non poter restare fino alla fine della lezione, è preferibile che non la inizi nemmeno, per la ragione esposta al punto 5.
- ‘Mi sono perso qualcosa l’ultima volta?’ Se il ballerino non era in classe, è ovvio che si è perso molte cose. Sta alla disponibilità dell’insegnante decidere se ripetere o meno, cosa che solitamente accade. Tuttavia, il compito del ballerino è non saltare mai la lezione, salvo eventi improrogabili, perché la motivazione della sua assenza (le più gettonate sono lo studio o il lavoro) è il motivo per cui egli dovrebbe essere presente, per rigenerarsi, ricaricarsi e tornare alle attività di routine in maniera perfino più produttiva.
- ‘Non mi sono iscritto al corso per ballare alla Scala’. Questa frase viene spesso pronunciata come autodifesa all’inizio di un corso che si ritiene particolarmente impegnativo. Invece è proprio lì il bello, sperimentare ciò che non si sa fare. Come sottolineato al punto 1, nessun bravo insegnante chiederà all’allievo più di quello che l’allievo può dare. Inoltre, non è necessario essere professionisti o competitivi per essere bravi nell’attività che si sceglie di svolgere.
- ‘Scusa, devo rispondere al telefonino, è urgente’. A meno che l’allievo non sia un cardiochirurgo dalla cui presenza dipende la vita o la morte di qualcuno, non c’è alcuna necessità di portare in sala il telefono cellulare. Durante la lezione, squilli, suonerie e ogni tipo di distrazione sono proibiti e niente affatto necessari. Al contrario, liberarsi per qualche ora dall’onnipresenza degli smartphone non può fare che bene al corpo e alla mente.
- ‘Ma avevi detto che ripetevamo l’esercizio per l’ultima volta’. Ammettiamolo, gli insegnanti di danza mentono. Spesso dichiarano ‘solo un’altra volta’, ma raramente è la verità, perché dalla fatidica ‘ultima volta’, il maestro può notare imperfezioni o riscontrare la necessità di ripetere il passo per migliorarlo. Senza contare che il prezioso tempo impiegato dall’allievo per esprimere la lamentela potrebbe essere sfruttato proprio per ripetere la sequenza o l’esercizio…
- ‘Perché non sono in prima fila?’ Questa frase, che riporta direttamente al punto 3, peggiora unicamente se pronunciata da un genitore. A ogni modo, se l’insegnante mette l’allievo in seconda o terza fila lo fa esclusivamente per il bene del gruppo, dello spettacolo e dell’allievo stesso, il quale vivrebbe un senso di umiliazione e frustrazione se venisse esposto nel preformare passi per i quali non è ancora pronto.
- ‘Sono in ritardo per colpa di…’. Questa frase può essere pronunciata una sola volta, ma se il ritardo capita costantemente non è più accettabile e diventa una scusa. La lezione di danza pretende rispetto rigoroso delle regole, e la puntualità è una di queste. Cosa accadrebbe se tutti gli allievi arrivassero all’ora che preferiscono? Se si tiene realmente a qualcosa ci si organizza in modo da riuscire a farla nei modi e nei tempi stabiliti.
- ‘Puoi venire prima della lezione e spiegarmi gli esercizi che ho perso quando sono stato assente?’ Ebbene sì, incredibile, ma a volte capita anche questo. Sveliamo un segreto: gli insegnanti vengono pagati (talvolta a malapena) solo per le ore effettivamente lavorate e se decidono di destinare più tempo all’allievo lo fanno per amore verso la propria professione e verso la danza. Ecco perché l’allievo non deve dare per scontato il tempo ‘regalato’ e deve anzi essere riconoscente per le ore che il maestro gli dedica durante la lezione.
- ‘Mi sono dimenticato di cucire i lacci delle scarpette (o la spallina del body)’. Vedasi punti 8 e 12. Se il ballerino è interessato a ciò che fa, non dimentica le istruzioni impartite dal suo insegnante, necessarie a seguire al meglio la lezione o a esibirsi con sicurezza sul palcoscenico.
- ‘Perché non sono bravo come quel mio compagno?’ L’unico confronto in sala di danza è con se stessi, ogni altro tipo di competizione, specie se fomentata dall’insicurezza e dalla rivalità, diventa inutile e dannosa. Dai compagni più bravi si può e si deve certamente imparare, ma guardando alle doti che tutti possediamo, perché ognuno di noi ha i suoi punti di forza e di debolezza, nella danza come nella vita, che si somigliano molto più di quanto si creda.
Sì, anche un insegnante di danza è umano in fondo, spesso passa da una classe all’altra senza interruzioni e probabilmente senza neppure il tempo di riposare e riprendere fiato. La sua missione è stimolare gli allievi, aiutarli a crescere e migliorare, sia come persone sia come artisti, e nel farlo egli dedica tutto se stesso, il suo tempo, la sua energia, la sua fatica e la sua passione per la danza. É doveroso non dimenticarlo mai.
Stefania Napoli
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