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Futuro Festival – la danza contemporanea a Roma

Il 22 luglio al Futuro Festival dalla Francia arriva la Compagnie Hervé KOUBI che con “Boys Don’t Cry” offre un proprio nuovo linguaggio nato dall’influenza delle danze urbane e di quella contemporanea.

Costruito sulla base del lavoro della scrittrice francese Chantal Thomas attorno a un’improbabile partita di
calcio – terreno di “gioco” e di “danza” – Boys don’t cry, creazione 2018 di Hervé Koubi per sette dei suoi quattordici danzatori, è una riflessione sulla costruzione dell’identità in una società “chiusa”, attraverso momenti di testo parlato combinati allo stile caratteristico della compagnia, tra hip-hop e fluidità contemporanea. Cosa significa scegliere di diventare ballerino quando sei un ragazzo, specialmente quando provieni da Paesi dove la differenza di genere pesa ancora tanto sui destini individuali.
Il lavoro gioca sul cliché del giovane uomo che preferisce la danza agli sport tipicamente “maschili” e sulla tensione che questa scelta può causare con la famiglia e con la società. Solo abbracciando la gioia trascendente della danza, questo gruppo di giovani uomini riuscirà ad affrancarsi dalla mascolinità tossica a cui la cultura dominante della società di appartenenza li vorrebbe destinati. Boys don’t cry è uno sguardo, allo stesso tempo serio e giocoso, sul diventare adulti in una società dove la via predestinata non è quasi mai quella desiderata. Ma in senso più ampio lo spettacolo è anche un messaggio sulla libertà di essere se stessi al di là di ogni condizionamento.

Il 23 luglio all’interno di Futuro Festival al Teatro Brancaccio il duo di giovani e visionari coreografi/danzatori, Compagnia Riva&Repele, propone “Quadri tratti da Lili Elbe Show”.

“Lili Elbe Show”, attraverso la narrazione di una vicenda biografica, riflette sui temi dell’accettazione e della
tolleranza. Una storia vera. Una vicenda privata e intima che, in realtà̀, appartiene a ognuno di noi. Questo racconto
apparentemente lontano, è invece più vicino di quanto possa sembrare grazie all’interpretazione e alla scrittura
coreografica di Sasha Riva e Simone Repele che esplorano il demone dell’insoddisfazione umana, il bisogno di
accettazione che ognuno di noi pretende da se stesso e quel senso di inadeguatezza che spesso prende il sopravvento.
È la storia del pittore paesaggista Einar Wegener e della moglie, la ritrattista Gerda Wegener: viaggio di trasfigurazione e di metamorfosi raccontato da un ironico mattatore/narratore, deus ex machina che, come una sorta di burattinaio, snocciola, passo dopo passo, questa incredibile vicenda oggi interpretata attraverso la magica lente della danza e della coreografia, dopo essere stata affrontata in un libro e in una pellicola cinematografica. Nella narrazione chiara e leggibile, caratteristica peculiare delle pièce di Riva&Repele, si affacciano in Lili Elbe Show due piani di realtà̀: il racconto della vicenda di Einar che, nell’ansia di ricerca della propria identità̀ diventerà̀ Lili e il livello della fiaba, degli spiriti”, dei “fantasmi” che intorno a Lui/Lei si aggirano. Una “petite femme fatale” scolpisce fin dall’inizio l’anima nuda di Einar, ma è anche l’immagine della figlia desiderata che Gerda e Einar non sono mai riusciti a concepire, seppure spinti da un profondo e controverso desiderio di genitorialità̀. 
Sulla scena una cornice senza specchio rappresenta uno “stargate”, un passaggio segreto che porta a questa
dimensione altra, dove si scatenano le visioni dei sogni e dove la “petite femme” è già̀ Lili: sagoma fedele delle
emozioni più̀ intime di Einar.

© www.giornaledelladanza.com

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