La percezione è processo complesso che consiste nell’attribuire un significato agli input sensoriali provenienti dall’ambiente esterno. Il movimento costituisce la dimensione più potente dello stimolo visivo. Infatti il nostro sistema visivo è altamente specializzato nella percezione del movimento che veicola qualità espressive ed emotive, ed è in grado di recepire la fluidità del movimento danzato e il contenuto emozionale del danzatore.
Quando percepiamo alcuni elementi, unifichiamo quelli che si muovono nella stessa direzione, quindi recuperiamo o addirittura ricostruiamo la tridimensionalità di una figura dal suo movimento.
Questa capacità di percepire il movimento biologico è presente fin dalla nascita, lo spettatore distingue istintivamente le intenzioni del movimento, ad esempio se il danzatore è rilassato, energico o incerto.
Questa percezione è basata sulla cinematica del movimento, la velocità, i rallentamenti e le accelerazioni, e permette di identificare lo stato d’animo nella tipologia movimento .
La capacità di percepire informazioni emotive in un corpo che danza, emerge precocemente. Già all’età di 4 o 5 anni i bambini sono in grado di decodificare l’emozione di chi danza, come la felicità e la tristezza, e di percepirne addirittura l’intensità.
Percepire l’espressività corporea ed emotiva di danzatore è un’abilità che non richiede necessariamente esperienza o tecnica. Ognuno di noi può percepire la bellezza dell’espressività e commuoversi di fronte a un ballerino che esprime intense emozioni.
Quando, però, si parla di tecnica, la faccenda è ben più complessa.
Il ballerino esperto sa controllare accuratamente ogni suo movimento e allo stesso tempo percepire quelli degli altri ballerini e prevederne lo sviluppo temporale, assicurando perfetta sincronia.
Tutto ciò è reso possibile dalla complessa rete neurale fronto-parietale, denominata sistema dei neuroni specchio che dimostra la reciproca influenza tra percezione e controllo motorio. Aree cerebrali simili quindi si attivano quando si percepisce un’azione e quando si esegue la medesima azione.
La danza richiede dunque abilità motorie e competenze molto raffinate, oltre a una buona conoscenza della tecnica e del movimento del proprio corpo.
Numerosi studi compiuti agli inizi degli anni 2000 hanno riscontrato che un allenamento intensivo di danza genera un aumento della plasticità cerebrale, ossia la capacità del cervello di cambiare nel corso della vita, e di definire lo sviluppo cognitivo e le diverse personalità.
Gli studi hanno inoltre rivelato che l’esperienza nella danza classica è associata a una maggiore sensibilità percettiva e a sottili differenze nella cinematica del movimento, nonché a una maggiore sensibilità nel distinguere i propri movimenti da quelli altrui.
In definitiva, un allenamento a lungo termine nella danza si associa a una maggiore plasticità cerebrale e a un potenziamento delle funzioni motorie, visive e uditive.