Le cose non sono mai o bianche o nere, per un semplice motivo: perché sono tutte e due. Il Cigno Bianco Odette e il Cigno Nero Odile (le due iconiche creature non a caso danzate dalla stessa ballerina ne Il Lago dei cigni), rappresentano i due volti dell’essere umano.
Si potrebbe parlare di molteplici sfumature di bianco, nero e grigio, di una sinfonia di colori, illimitata quanto il diapason del temperamento umano. Considerazioni che hanno ispirato Il Cigno Nero, già da alcuni anni uno dei gala cult di Daniele Cipriani, organizzatore e curatore di grandi eventi di danza. Ora, con un nuovo e brillante cast – che, accanto a stelle internazionali come Sergio Bernal (già Ballet Nacional de España) e Ana Sophia Scheller (già New York City Ballet), include anche étoile e primi ballerini italiani e anche diversi giovani ballerini italiani di grande talento, attualmente in forza presso importanti compagnie estere – e un programma rinnovato, Il Cigno Nero approda al Teatro Coccia di Novara, sabato 12 (ore 20.30) e domenica 13 febbraio 2022 (ore 16). Sarà impreziosito dalle affascinanti proiezioni dei video artisti Ginevra Napoleoni e Massimiliano Siccardi, la cui itinerante mostra immersiva su Van Gogh ha incantato un numero enorme di visitatori in tutto il mondo .
Il Cigno Nero è un’indagine sui contrasti che costituiscono il fascino imperituro de Il Lago dei cigni. Le emozioni di cui tratta questo balletto per antonomasia – amore tormentato, seduzione, tradimento, incantesimi e trasformazioni – finirono sotto la lente d’ingrandimento pure nel film Black Swan di Darren Aronofsky che valse un Oscar, quale Miglior Attrice, a Natalie Portman. La succitata pellicola volle guardare tali contrasti da un’angolazione sinistra, mentre Il Cigno Nero ne fa un raffinato gioco di contrasti, serenamente accettati come componenti degli esseri umani tutti, eternamente sospesi tra luci e ombre, purezza e seduzione, maschile e femminile.
Se la pellicola spiava le vite e le nevrosi dei danzatori, Il Cigno Nero ci mostra il loro quotidiano percorso in un piccolo capolavoro del secondo Novecento, Three Preludes di Ben Stevenson interpretato da Andrea Sarri, Bianca Scudamore dell’Opéra di Parigi. È questo il primo contrasto del gala: quello tra il costante e faticoso lavoro in sala e alla sbarra, e lo scintillante sfoggio, di lì a poco, nei brani di virtuosismo. Three Preludes ci mostra inoltre l’eterno confronto (o accordo) tra ‘lui’ e ‘lei’, tra il ballerino e il suo doppio alla specchio, con la sbarra che diventa pure un ponte tra due mondi e due epoche: un balletto americano degli anni ’70 su sognante musica russa (Serghei Rachmaninov) dei primi del ‘900.
Il contrasto principale, comunque, resta quello interno al Lago dei cigni, ovvero tra il lirismo del passo a due dell’angelicato Cigno Bianco, emblematico dei sentimenti più nobili (versione Rudolf Nureyev, da Lev Ivanov), e quello virtuosistico del Cigno Nero (che qui, nella versione Benjamin Pech, da Marius Petipa, diventa un passo a tre, piuttosto che a due), irresistibile e fascinosa creatura infernale dalla forte carica di erotismo. I due brani che, non mancano mai di mandare in visibilio il pubblico, saranno interpretati (quello “bianco”) dai due ballerini dell’Opéra di Parigi e (quello “nero”) da Ana Sophia Scheller con le stelle del Teatro dell’Opera di Roma, Claudio Cocino e Alessio Rezza. Ormai parte dell’immaginario collettivo, i due cigni hanno anche recentemente ispirato (in occasione del gala Les Étoiles di Daniele Cipriani) sia i primi tutù della carriera dello stilista Roberto Capucci, che due profumi “abbinati” di Laura Bosetti Tonatto: “White Swan” e “Black Swan”.
Altro contrasto de Il Cigno Nero sarà quello tra coreografia di tradizione e rielaborazioni moderne, come Black Swan del contemporaneo Marco Goecke, interpretata da Vittoria Girelli e Matteo Miccini del Balletto di Stoccarda e una novità per il pubblico italiano.
Il Cigno Nero presenta altri momenti tratti da Il Lago dei Cigni come, ad esempio, la celebre Danza dei Quattro Cignetti (Rebecca Storani (già prima ballerina presso il Balletto di Catalonia) insieme a Maria Vittoria Frascarelli, Chiara Ranca e Sofia Masi della Compagnia Daniele Cipriani), il passo a tre (Alessio Rezza del Teatro dell’Opera di Roma con Rebecca Storani e Chiara Ranca), e i ritmi incalzanti della Danza Spagnola che prepara l’atmosfera per l’entrata del Cigno Nero. C’è qualcosa di dark già nella Danza Spagnola: sarà perché già aleggia il famoso “Duende”, lo spirito che prende possesso dei ballerini di flamenco e di cui non possiamo non avvertire la presenza nello Zapateado di Sergio Bernal?
Che contrasto tra questorovente Zapateado e il crepuscolare Cigno maschile (una coreografia creata alcuni anni fa da Ricardo Cue), interpretato sempre da Bernal sulla musica di Camille Saint-Saëns. Ma il gioco dei contrasti continua frapponendo questo “cigno” maschile a quello femminile (La morte del cigno, creato da Mikhail Fokine – sempre sulla struggente musica di Camille Saint-Saëns – per la ballerina Anna Pavlova nel 1907), interpretato da Ana Sophia Scheller.
La trasformazione dell’eterea ballerina in spietata maliarda, del danseur noble in spirito indemoniato (e vice-versa): contrasti che faranno vibrare il palcoscenico del Teatro Coccia; in fondo sono l’espressione, nel linguaggio della scena, delle infinite sfaccettature e contraddizioni che rendono preziose e interessanti anche le nostre vite, e che ne Il Cigno Nero troveranno la loro sintesi nello scoppiettante Défilé finale.
Sara Zuccari
Photo Graham-Spicer
Ufficio Stampa Daniele Cipriani