La danza è vera. La danza è semplice. La danza è sincera. La danza è generosa.
Questi assiomi sono stati i temi centrali delle otto ore di workshop di teatro danza ‘Il gesto di Lindsay Kemp’, proposto da Daniela Maccari e ospitato nei giorni scorsi da Gabriella Furlan Malvezzi, direttrice della scuola Padova Danza di Padova.
Una splendida artista, Daniela Maccari, generosa, accogliente, solare e motivante, che divulga l’eredità artistica trasmessa dal suo Maestro e partner lavorativo, notissimo coreografo, attore, ballerino, mimo e regista britannico scomparso nel 2018, l’immortale Lindsay Kemp.
Durante il workshop, intenso e stimolante, Maccari estrapola ai danzatori il coraggio di sentirsi ridicoli, come momento di sfida da cui trarre una forza da portarsi al di fuori della sala danza.
La coreografa spinge gli allievi a trovare, vedere, riconoscere ed esporre la ‘parte brutta’ che c’è in ognuno di noi e di tradurla in movimenti ‘brutti’, posizioni e posture ‘brutte’, per poi tornare alle linee bellissime e armoniose di cui la danza è fatta e si nutre.
Daniela Maccari stimola la gioia di danzare, al di là della tecnica e delle doti di ogni danzatore, attinge al senso vero della danza, ossia la libertà e la generosità verso il pubblico, i maestri e i compagni di ballo.
Sì, perché la danza fa bene alla società, forgia individui più sensibili, consapevoli di sé e attenti agli altri. Mai come in questo momento abbiamo bisogno di queste doti e di artisti e insegnanti come Maccari.
Tutti i professionisti e gli educatori alla danza dovrebbero seguire i suoi workshop, imparare ad andare oltre la ‘zona di comfort’ in cui troppo spesso si confinano e bloccano i loro allievi, limitando la conoscenza di un’arte sfaccettata e complessa che non si limita alla tecnica, ma sconfina nella generosità, nel sentimento e nella condivisione.
Danzare come se fosse la prima volta, con la stessa sorpresa, curiosità e gioia. Danzare come fosse l’ultima volta, con passione, intensità e amore. Ecco cosa dovremmo fare tutti.
Stefania Napoli
Fotografia: Maurizio Maltoni
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