Il balletto classico preferito?
Lago dei Cigni.
Il balletto contemporaneo prediletto?
La Sagra della primavera di Pina Bausch.
Il Teatro del cuore?
Il Teatro alla Scala, naturalmente… ma anche l’Opéra de Paris.
Un romanzo da trasformare in balletto?
Non lo so, la coreografia è un’ispirazione, se parto da un romanzo è solo per una suggestione.
Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto?
Lo stesso per il romanzo, ci sono film che ti aiutano a scoprire delle immagini che vorresti suggerire ma non descrivere.
Il costume di scena indossato che hai preferito?
I miei vestiti nell’assolo Il Paradosso di Lulù.
Quale colore associ alla danza?
Bianco e nero, l’assenza di colore.
Che profumo ha la danza?
Un profumo del corpo.
La musica più bella scritta per balletto?
La musica di mio marito, il compositore Giampaolo Testoni.
Il film di danza irrinunciabile?
Pina di Wim Wenders.
Due miti della danza del passato, uomo e donna?
Merce Cunnigham e George Balanchine.
Il tuo “passo di danza” preferito?
Essendo coreografa non ragiono con i “passi”.
Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio classico?
Cendrillon.
Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica?
George Balanchine e dopo di lui tanti altri.
Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti?
Di salvare la danza dalla mediocrità.
Tre parole per descrivere la disciplina della danza?
Rigore, passione e “mis en question”.
Come ti vedi oggi allo specchio?
Come sempre, con il mio pensiero.
Michele Olivieri
Foto di Franco Covi
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