Nell’universo etereo ed impalpabile della danza classica, ogni elemento ha una funzione precisa, anche quelli che non si vedono.
Tra questi, la pece è uno degli strumenti più silenziosi ma indispensabili per ogni ballerina e ballerino. Si presenta in forma solida, friabile o in granuli, ed è leggermente appiccicosa.
Collocata in un angolo del palco, come vuole la tradizione in una cassetta di legno, la pece è un materiale tecnico fondamentale che garantisce sicurezza, stabilità e controllo.
Pur essendo invisibile agli occhi degli spettatori, è una presenza rassicurante per i danzatori.
Serve ad aumentare l’attrito tra la scarpa (o il piede) e il palcoscenico, riducendo il rischio di scivolare e migliorando la presa nei movimenti più difficili.
Nella disciplina classica, l’equilibrio tra stabilità e fluidità è tutto. Troppa aderenza può compromettere la scorrevolezza nei giri e nei pas de bourrée; troppo poco attrito può causare cadute, soprattutto nei salti o nei cambi rapidi di direzione.
La pece permette ai danzatori di modulare la “presa” sul pavimento, adattandola al tipo di coreografia, al materiale del palco (legno, linoleum, marmo), all’umidità dell’ambiente e talvolta alla sudorazione personale.
Ogni artista sviluppa negli anni un rapporto istintivo con la pece: sa come dosarla, quanto metterne, dove applicarla e quando evitarla.
A volte un equilibrio perfetto, un attitude sospeso, una serie di piqué en tournant eseguiti con sicurezza non sono solo frutto della tecnica: sono resi possibili anche grazie alla stabilità garantita da questo materiale che contribuisce alla qualità estetica della danza, sostenendo la magia del gesto.
Se applicata in eccesso può sporcare il pavimento, rendere le scarpe troppo adesive o lasciare residui fastidiosi. Nei teatri, a volte, è presente un protocollo d’uso per evitare che la pece danneggi il palcoscenico o comprometta l’aderenza degli altri danzatori (specialmente nei lavori di gruppo).
Il gesto di chinarsi per strofinare la suola nella pece, sovente compiuto pochi secondi prima di entrare in scena, è per molti ballerini un rito, un momento di raccoglimento, di concentrazione, quasi una preghiera laica prima del volo.
E così, tra il satin delle punte e il riflesso delle luci, c’è anche la resina: indispensabile come tutto ciò che lavora dietro le quinte per trasformare in realtà lo splendore dell’arte di Tersicore.
Michele Olivieri
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