Nel firmamento della danza classica dell’Ottocento, alcune stelle brillarono solo per un istante, ma lasciarono un’impronta indelebile nella storia del balletto.
Una di queste è Giuseppina Bozzacchi, giovane ballerina italiana che, sebbene vissuta solo diciassette anni, è diventata simbolo della bellezza effimera dell’arte e della vita.
Giuseppina Bozzacchi nacque il 23 novembre 1853 a Milano, in una città che all’epoca era già uno dei centri nevralgici della cultura operistica e coreutica europea.
Fin da giovanissima mostrò un talento fuori dal comune per la danza. Fu indirizzata verso un’educazione rigorosa, come voleva la prassi dell’epoca, che richiedeva anni di disciplina ferrea e una totale dedizione.
Nonostante la brevità della sua carriera, Bozzacchi fu allieva di maestri importanti, tra cui potrebbe essere annoverato anche il coreografo Arthur Saint-Léon, che la notò giovanissima e la volle con sé a Parigi, città in cui si sarebbe svolto il capitolo più importante – e tragico – della sua vita.
Il nome di Giuseppina Bozzacchi è indissolubilmente legato al balletto Coppélia, capolavoro del repertorio romantico, con musiche di Léo Delibes e coreografie di Saint-Léon.
Il balletto debuttò il 25 maggio 1870 all’Opéra di Parigi. Bozzacchi, allora appena sedicenne, fu scelta per il ruolo principale di Swanilda.
La Bozzacchi incantò il pubblico con la sua grazia, la sua freschezza scenica e una maturità artistica che andava ben oltre la giovane età.
L’interpretazione di Swanilda fu celebrata come una delle più memorabili dell’epoca, contribuendo al successo immediato e duraturo dell’opera coreografica.
Purtroppo, la carriera di Giuseppina Bozzacchi fu stroncata dal destino. Nel 1870, la guerra franco-prussiana e gli eventi successivi portarono sconvolgimenti e carestie in città.
L’Opéra fu chiusa, gli spettacoli interrotti. La giovane ballerina, già debilitata, contrasse il vaiolo e venne a mancare il 23 novembre dello stesso anno, proprio il giorno del suo diciassettesimo compleanno.
L’immagine di quella ragazza esile, che aveva danzato con grazia e gioia pochi mesi prima, divenne simbolo del talento stroncato prematuramente.
Sebbene la sua vita sia stata breve, l’eredità di Giuseppina Bozzacchi ha attraversato i secoli.
La sua interpretazione di Coppélia ha fissato uno standard interpretativo che ha influenzato generazioni di ballerine.
Swanilda, con la sua leggerezza e vivacità, continua a essere uno dei ruoli più amati e rappresentati nei teatri di tutto il mondo, e ogni nuova interprete si confronta, anche inconsapevolmente, con l’ombra luminosa della Bozzacchi.
Giuseppina Bozzacchi non lasciò testimonianze scritte, non ci sono filmati o registrazioni della sua arte.
Eppure, il suo nome continua a vivere nella memoria collettiva della danza. La sua è la storia di un talento bruciante, di una meteora che ha attraversato il cielo parigino per un solo, indimenticabile istante.
Michele Olivieri
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