A quasi due decenni dalla scomparsa di Pina Bausch, la sua compagnia continua a camminare su un filo teso tra fedeltà alla memoria e ricerca di nuove traiettorie.
La stagione 2025-26 del Tanztheater Wuppertal non è una semplice rassegna di titoli storici: è una dichiarazione d’intenti, un atto di cura verso un patrimonio fragile e vivo, un tentativo consapevole di riassemblare i pezzi di un’identità artistica che ha attraversato turbolenze, trasformazioni e cambi di guida.
L’anima della nuova stagione pulsa nei ritorni. E non si tratta di semplici riproposte:tornano in scena come organismi vivi, con nuovi interpreti, nuove energie, nuovi corpi che si fanno custodi e traduttori di un linguaggio coreografico ancora profondamente attuale.
Le opere di Bausch non invecchiano: si trasformano, si contaminano, si riattivano in relazione al tempo che le ospita.
La scelta di riattivare queste produzioni non è nostalgica, ma necessaria. È un modo per rimettere in circolo l’essenza del Tanztheater: il gesto che dialoga con l’emozione, il movimento che scava nell’umano, la parola che si fa corpo.
Fra le novità più significative della stagione, spicca Kontakthof – Echoes of ’78, un progetto firmato da Meryl Tankard che riunisce alcuni interpreti della storica produzione del ’78.
Non è un’operazione commemorativa, ma un confronto tra presente e passato, tra la maturità dei corpi e la freschezza originaria del gesto. Un lavoro sul tempo, sulla vulnerabilità, sull’eco di ciò che è stato.
È proprio questo il nodo centrale della stagione: la memoria non come archivio, ma come terreno fertile per la creazione.
Il Tanztheater si racconta attraverso i suoi segni, ma rifiuta di diventare un museo. Le repliche non sono copie: sono reinvenzioni.
Dopo l’uscita di Boris Charmatz dalla direzione, il Tanztheater attraversa una fase di transizione.
L’assenza di una guida artistica permanente è un vuoto che pesa, ma anche uno spazio di possibilità.
Il testimone è temporaneamente in mano a Daniel Siekhaus, che traghetta la compagnia con competenza e discrezione, mantenendo vivo il dialogo fra repertorio e presente.
Nel frattempo, cresce l’attesa per il futuro Pina Bausch Zentrum, spazio ibrido che promette di essere archivio, palcoscenico, laboratorio e punto d’incontro internazionale.
La stagione in corso, in questo senso, è un ponte: fra un’eredità da proteggere e una nuova infrastruttura simbolica da abitare.
Il Tanztheater non si chiude in sé stesso. La stagione 2025–26 include tournée importanti: Nelken in Corea del Sud, Sweet Mambo in Giappone, Palermo Palermo e Vollmond in diverse città europee.
Il repertorio viene esportato con cura, come un’opera d’arte da custodire ma anche da condividere.
E al centro di tutto c’è sempre il corpo: corpo danzante, corpo pensante, corpo sociale. Il lascito di Pina non si trasmette solo per tecnica, ma per empatia, per intuizione, per osmosi.
La stagione 2025-26 del Tanztheater Pina Bausch non propone rivoluzioni, ma atti di resistenza poetica. In un tempo in cui l’arte rischia di diventare prodotto, la compagnia sceglie la profondità.
E così, sulle tavole del palcoscenico, le opere di Pina Bausch continuano a vivere, a cambiare, a bruciare. Non come reliquie da conservare, ma come domande ancora aperte.
Michele Olivieri
www.giornaledelladanza.com
©️ Riproduzione riservata