
C’è un istante, quando si comincia a danzare, in cui il mondo smette di avere contorni rigidi. Le preoccupazioni si assottigliano, i pensieri si sciolgono, e il corpo prende la parola con una spontaneità che spesso dimentichiamo di possedere.
La danza non è soltanto un’arte: è una soglia. Un passaggio attraverso cui si rientra in contatto con una parte di sé che non invecchia mai.
Ogni gesto danzato è un ritorno alla memoria più antica: quella del movimento libero. Non esiste età che possa cancellare il piacere di sentire le proprie braccia aprirsi nello spazio o i piedi seguire un ritmo familiare. Nella danza non si cerca la performance perfetta, ma l’ascolto: del battito, del respiro, dell’energia che scorre.
È questo ascolto a restituire giovinezza allo spirito. Chi danza, anche solo per pochi minuti al giorno, si riconosce più leggero, più presente, più capace di vivere il momento senza restare intrappolato tra ieri e domani.
La danza esercita la mente in modi che spesso sfuggono a chi la osserva dall’esterno. Coordinare i movimenti, interpretare la musica, improvvisare soluzioni, memorizzare sequenze: tutto questo è un allenamento mentale che stimola l’attenzione, la concentrazione e la flessibilità cognitiva.
È come se il cervello, coinvolto nella danza, ritrovasse il gusto della scoperta. Diventa curioso, reattivo, aperto. E una mente viva è uno dei tratti più autentici della giovinezza interiore.
Molti pensano che l’invecchiamento riguardi solo il corpo. In realtà, spesso è l’animo a diventare rigido prima ancora delle articolazioni. La danza, con la sua capacità di farci uscire dagli schemi, ci restituisce la sorpresa. Ci ricorda che possiamo ancora sbagliare, ridere di noi stessi, giocare, improvvisare.
È un antidoto all’immobilità emotiva: quella che rallenta il sorriso, che appanna gli entusiasmi. In ogni passo c’è un invito silenzioso a restare permeabili alla vita.
La danza appartiene a chiunque desideri muoversi: non richiede preparazione atletica, non impone standard, non giudica. Può essere un ballo in un salotto, un passo ritmico mentre si cucina, una lezione strutturata o un movimento spontaneo in un parco. Ovunque si balli, nasce un piccolo momento di libertà.
Questa accessibilità la rende una forma d’arte profondamente democratica, capace di unire generazioni diverse in un linguaggio comune fatto di ritmo e presenza.
La danza non cancella gli anni, ma insegna a viverli con più grazia. È una via semplice, quasi magica, per rientrare in sintonia con la parte più autentica e fresca di noi stessi. Chi danza non ringiovanisce: ricorda di essere sempre stato giovane dentro.
E a volte, per ritrovare quel sentire, basta un movimento. Un passo. Un ritmo che ricomincia.
Michele Olivieri
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