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Ricordando Mikhail Baryshnikov in “Sex and the City”

Quando Mikhail Baryshnikov compare per la prima volta sullo schermo di Sex and the City, nella sua interpretazione dell’enigmatico artista Aleksandr Petrovsky, lo spettatore percepisce subito che qualcosa sta per cambiare.

Non è solo un nuovo interesse amoroso per Carrie Bradshaw: è l’ingresso di un’energia totalmente diversa, quasi straniante, che porta la serie verso un tono più maturo, complesso e, per certi versi, controverso.

La scelta di Baryshnikov fu una piccola rivoluzione narrativa. La serie, fino a quel momento, aveva inserito figure maschili più o meno credibili come partner per Carrie, ma mai un personaggio che fosse al di fuori del suo mondo.

Mr. Big rappresentava il fascino del potere newyorkese, Aidan quello della semplicità e dell’affetto stabile. Petrovsky, invece, incarnava l’esotismo intellettuale, l’arte che divora tutto, perfino i sentimenti.

Il ballerino, già icona della danza mondiale, portò alla serie un’aura di raffinatezza internazionale impossibile da replicare. La sua naturale eleganza e la sua recitazione minimalista, quasi trattenuta, si sposavano perfettamente con l’atmosfera rarefatta che circondava il personaggio.

L’arrivo di Petrovsky rappresentò uno dei rari momenti in cui Carrie si confronta con un mondo che non può plasmare secondo le sue regole. Lui non è affascinato dalla città, dalle uscite mondane, né dalla rete di amicizie che definisce l’identità della protagonista. Petrovsky vuole Carrie nella sua vita, non nella sua versione preconfezionata. Questa dinamica spiazza lo spettatore.

Per la prima volta Carrie non è la forza che trascina: è trascinata. E l’autorevolezza naturale di Baryshnikov rende credibile questa inversione di ruoli. La relazione tra Carrie e Petrovsky è avvolta da un velo di charme: Parigi, le gallerie d’arte, le cene eleganti, gli abiti couture. Ma proprio questa sofisticazione diventa la fonte della distanza tra loro.

Baryshnikov interpreta Petrovsky come un uomo profondamente concentrato sulla propria creazione artistica, sincero ma incapace di vedere ciò che Carrie perde seguendolo. Il momento in cui Carrie si ritrova sola nella suite d’hotel mentre lui prepara la sua esposizione è forse uno dei più intensi della serie.

La freddezza quasi involontaria del personaggio, resa con un sottotono magistrale, fa capire che non è cattivo: è semplicemente un uomo che non può offrire ciò che Carrie desidera davvero. Senza Petrovsky, il ritorno di Mr. Big non avrebbe avuto la stessa forza.

Il ballerino sovietico naturalizzato statunitense, con il suo personaggio distante e magnetico, ha creato il contrasto necessario affinché Carrie riconoscesse ciò che era sempre mancato nelle sue relazioni: reciprocità emotiva, presenza, quotidianità. In questo senso, Baryshnikov non è stato solo un “ultimo amore sbagliato”, ma il catalizzatore del finale romantico della serie.

Ancora oggi il pubblico è diviso: c’è chi vede Petrovsky come l’artista egoista che ha ferito Carrie, e chi lo considera un personaggio intenso, adulto, molto più realistico di Big o Aidan.

La verità sta probabilmente nel mezzo — e proprio questa ambiguità è ciò che ha reso memorabile la partecipazione di Baryshnikov. Il suo ruolo è breve, ma indelebile: un cameo che ha portato raffinatezza, complessità e un tocco di malinconia alla serie, dimostrando come un grande interprete possa trasformare un personaggio secondario in un elemento chiave della narrazione.

Michele Olivieri

www.giornaledelladanza.com

© Riproduzione riservata

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