Si può pensare di materializzare sul palcoscenico il tempo, senza l’utilizzo di un orologio? A questa domanda c’è la risposta affermativa di William Kentridge che la scorsa settimana ha messo in scena al Teatro Argentina di Roma Refuse The Hour. Il suo spettacolo è un’unione omogenea di molteplici linguaggi: danza, musica, teatro, video arte, cinema, animazione e stravaganti macchinari.
La musica è una componente fondamentale del suo spettacolo, che ha infatti inizio con una batteria che, sospesa in aria, inizia a suonare da sola, grazie ad un particolare meccanismo. La scena è cosparsa di strumenti formati, un po’ sulla scia dadaista, da oggetti comuni, come ruote, corde e megafoni, che via via prendono vita, da soli o per mano dei performers.
Sulla destra del palco ci sono anche dei musicisti che, indossano stravaganti grembiuli da cuochi e suonano gli strumenti più vari: pianoforte, fisarmonica, musica digitale, tromba. Il tutto è correlato con la partitura originale per tre voci femminili, creata da Philip Miller.
Kentridge, protagonista per la prima volta, come attore di un suo lavoro, insieme alla danzatrice e coreografa Dada Masilo, conduce personalmente questo viaggio nel tempo, partendo da un episodio della sua infanzia, fino ad arrivare sul precipizio di un buco nero.
Con Refuse The Hour, avvalendosi anche della collaborazione di uno storico della scienza come Peter Galison, Kentridge crea una sua concezione personalissima del tempo, che supera l’idea di linearità e progressività, attraverso un viaggio che parte dalla Grecia classica (con il mito di Perseo) e che prosegue, alla velocità della luce, attraverso il cinema e la fotografia, il colonialismo e Einstein.
L’autore si prende gioco dell’entropia, del tempo antropologico rettilineo, un’idea che diventa quasi assoluta (tutti gli uomini del mondo condividono infatti la stessa ora). E che, vista attraverso il cinema, può essere percorsa a ritroso e ricostruire ciò che è stato disfatto. La danza di Dada Masilo, offre un importante contributo alla performance, perché evidenzia l’idea di Kentridge in cui il tempo, essendo una dimensione propria dell’uomo, si manifesta attraverso il corpo.
Con i suoi movimenti a tratti frenetici e a tratti sospesi, dà l’idea che il tempo non è solo l’incessante scorrere degli eventi, ma può assumere anche una connotazione più spirituale. Danza che a tratti diventa un connubio perfetto con il testo recitato da Kentridge e che tende anche ad enfatizzare i concetti espressi con le parole.
Kentridge, da virtuoso dell’eclettismo qual è, riesce a stimolare lo spettatore sia dal punto di vista visivo che uditivo, creando sul palco un sincretismo estremo e allo stesso tempo un disordine creativo. A fare da continuum a questo spettacolo, al Maxxi di Roma, è allestita la mostra Vertical Thinking, costruita intorno al video The refusal of time, proiezione sincronica a cinque canali in cui confluiscono le suggestioni del teatro, il disegno, la danza, il cinema.
Insieme al video sono esposte 14 serigrafie inedite, i bozzetti preparatori per The refusal of time e una maquette dell’allestimento di Refuse The Hour. Il video dello spettacolo è disponibile in streaming su www.metamondi.telecomitalia.com.
ORARI&INFO
Mostra Vertical Thinking,
MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni, 4/A 00196 – Roma
Info: (+39) 06.399.67.350
www.fondazionemaxxi.it
Orario di apertura:
11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica)
11.00 – 22.00 (sabato)
Giorni di chiusura: chiuso il lunedì, il 1° maggio e il 25 dicembre
Alessia Fortuna
Foto di John Hodgkiss