Artista originale, danzatrice e coreografa, grande interprete di Kuchipudi, la danza indiana classica che ha sapientemente rielaborato grazie alle influenze delle sue esperienze professionali (da Maurice Bèjart fino a Bartabas, passando per Peter Brook e Pina Bausch), Shantala Shivalingappa dà vita a una nuova creazione in cui metafora della vita e della danza diventano un’unica cosa.
Swayambhu (suaya-mbu) è il termine sanscrito usato per designare una pietra o una roccia che presenta in modo naturale le sembianze di una divinità, come Ganesh, il dio dalla testa di elefante, o Shiva, il dio della danza. Fuori metafora, Swayambhu è l’esperienza spontanea e improvvisa di una presa di coscienza della realtà, è l’attimo in cui si rivela la natura essenziale del reale, inteso come un campo infinito di unità, fluidità e energia.
Tale è anche la danza dell’artista indiana, in cui gli strumenti del danzatore, vale a dire i gesti, la ritmica, la dinamica, l’estetica, vengono acutizzati, soppesati, maneggiati con cura, amore e delicatezza come se fossero la manifestazione di una espressione pura. Una sorta di visione in cui la luce lascia indovinare e mai vedere con chiarezza le forme, per lasciare spazio solo a veloci rivelazioni lunghe solo un istante, che è l’istante in cui cade il velo di Maya e in cui, come per una magica alchimia, affiora la verità.
Ancora una volta la danza rapida e sospesa, terrena e aerea, simmetrica e asimmetrica di Shivalingappa conferma uno stile personale e inimitabile in cui l’essenza dell’arte e la sua incarnazione contemporanea si fondono all’unisono. Swayambhu verrà presentato in prima italiana stasera, sabato 25 febbraio, presso il Teatro Ariosto di Reggio Emilia.
ORARI & INFO
Sabato 25 febbraio ore 20.30
Teatro Ariosto
Piazza dei Martiri del 7 Luglio, 7
Reggio Emilia
Tel. 0522.458811
Francesca Romana Famà