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Al via la IV edizione di Dance4Gardens, una rassegna di danza itinerante a Firenze

Al via la IV edizione di Dance4Gardens, una rassegna di danza itinerante nella Città metropolitana di Firenze, a cura di Compagnia degli Istanti/Compagnia Simona Bucci e Fondazione Fabbrica Europa per le arti contemporanee, con il patrocinio e il sostegno di Città Metropolitana di Firenze.

La rassegna propone spettacoli firmati da nomi di spicco della scena nazionale, nuove produzioni tutte targate 2021 di cui due prime nazionali che si svolgeranno in luoghi particolari, all’interno di un progetto che mira a coinvolgere il pubblico in varie attività.  

Quattro sono i Comuni tra cui si snodano le proposte artistiche di Dance4Gardens: Comune di Vaglia (nel meraviglioso Parco Mediceo di Pratolino) e nel Comune di Scandicci, che accoglieranno il lavoro O dolci rime che parlando andate con l’ideazione di Simona Bucci; Comune di Firenze, al Parc  nelle ex-scuderie Granducali dove avrà luogo lo spettacolo Panimundu di Pietro Pireddu in prima nazionale; Comune di Lastra a Signa in cui il Museo della Villa Enrico Caruso si trasfigurerà in Caruso – Museo dell’Altrove tramite una straordinaria nuova creazione a firma di Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco.

Negli spazi del PARC e Museo di Villa Caruso, si prevede un periodo di residenza a cui gli spettatori potranno accedere in alcune fasi per assistere a prove aperte e renderli partecipi del processo creativo.

 

I LUOGHI E LE CREAZIONI:

18 settembre – ore 17.00 e ore 17.45 Parco Mediceo di Pratolino – Vaglia

Via Fiorentina, 276, 50036 Pratolino (Vaglia-FI)

O dolci rime che parlando andate

ideazione Simona Bucci

con Leonardo Diana, Isabella Giustina, Francoise Parlanti

Nella ricorrenza dei 700 anni dalla morte del Sommo poeta questa nuova edizione della rassegna Dance4Gardens prevede O dolci rime che parlando andate. Pensato come lavoro itinerante in diversi parchi della Città metropolitana di Firenze (già ospitato nel Parco di Villa Vogel e nel Parco di Villa Bardini), approderà nella affascinante location del Parco Mediceo di Pratolino davanti alla Grotta di Cupido. Qui prenderanno vita i tre diversi momenti dello spettacolo, ispirati alle Rime Amorose di Dante ed in stretto dialogo con la natura del luogo, in cui il parco diventa scenografia da non invadere. Spazio in cui esaltare la bellezza.

Il lavoro sarà replicato nel Comune di Scandicci in data in via di definizione.

 

23 settembre ore 21,00 – PARC Performing Arts Research Centre  – Firenze

Piazzale delle Cascine, 4 – Firenze

Panimundu

coreografia: Pietro Pireddu

interpreti: Carolina Amoretti, Chiara Casiraghi, Giulia Gilera

musica: Spartaco Cortesi

Della malva è ben noto il fiore che dà nome al colore. Meno appariscente è il suo frutto verde, nutriente, tondo e schiacciato: il panimundu, che tradotto dal sardo significa letteralmente “pane del mondo”. Il frutto di questa pianta selvatica diventa il simbolo della spontaneità e del nutrimento, nutrimento che durante l’infanzia è accompagnato dal gioco, che diventa a sua volta ricerca di un’esperienza di contatto immediato con la natura.

Panimundu è una forma di vita complessa, dichiara il coreografo, un’entità fatta di spazio, di corpi, di corpi nello spazio, di corpi abitanti e abitati, di azioni che sono la linfa che nutre questa forma di vita, di percorsi che sono il risultato di scelte particolari, di movimenti interni. Le interpreti fanno esperienza di se stesse, della propria unicità, dei propri limiti, sperimentando un approccio riflessivo che le dispone a osservare il proprio operato nel momento che esso si produce, si riproduce, si attiva. Il corpo è un corpo grafico che si confronta con la propria anatomia, con la propria esistenza. Lo spazio non è solo un contenitore è l’habitat in cui si costruisce la propria partecipazione alla vita, è la proiezione di un interno in cui si genera il movimento vitale di riconoscimento che è un costante dialogo tra il fuori e il dentro, tra il dentro e il fuori. 

Come scrive Melissa Melpignano, ricercatrice e studiosa di danza e arti performative, Panimundu si dispiega come una pratica coreografica dove spazialità, sensazioni, senso articolare e energia si modulano attraverso una serie di ripetizioni che divengono possibili solo con l’emergere di uno scarto rispetto all’azione, all’attimo che si è appena esaurito. Questo scarto, spesso minimo, segna una svolta, per quanto lieve, nelle relazioni tra le performer e con chi partecipa dell’evento.

La prossimità tra le interpreti non è mai affettata né diviene uno spettacolare (se non reazionario, di questi tempi) contatto-a-tutti-i-costi. Le relazioni rimangono in atto, visibili in quel moltiplicarsi di dettagli che è dono del senso del tempo compositivo di Pietro Pireddu con Carolina Amoretti, Chiara Casiraghi, Giulia Gilera e il compositore Spartaco Cortesi («Se ci fosse più tempo i dettagli si moltiplicherebbero, ma guardando di sfuggita molto sfugge», ci ricorda in Geografie la poetessa Antonella Anedda, come Pireddu di origini sarde).

Partecipare dell’effetto-panimundu è fare esperienza di un oggi intempestivo, di un tempo anticlimatico, senza quelle angosce o accelerazioni pandemiche alle quali la ricerca coreografica di Panimundu ha saputo resistere.

2-3 ottobre – Museo di Villa Caruso – Lastra a Signa

Via di Bellosguardo, 54 – Lastra a Signa (FI) – orari: 16.00 e 18.00

Caruso – Museo dell’Altrove

ideazione e creazione: Francesca Foscarini e Cosimo Lopalco

Il “museo dell’altrove” è un metodo di popolamento artistico-performativo di spazi architettonici, urbani, paesaggistici, in senso museale. Nasce dalla convinzione che il museo contemporaneo, nella sua continua e talvolta affannosa ricerca di quell’Altro e Altrove che lo fonda e lo guida fin dai tempi del mouseíon/μουσείον greco (il sacro altrove delle Muse), nelle sue peculiarità grafiche, visuali, comunicative, educative, politiche e nella singolare relazione che stabilisce con i corpi che lo attraversano, possa ormai essere esso stesso considerato l’opera in mostra: opera totale e organica, culturalmente e politicamente rilevante, che si fa carico di affermare e diffondere linguaggi e codici propri e come tale merita di essere artisticamente rappresentata, messa in scena.

Applicando tale metodo, in Caruso – Museo dell’Altrove, che prende forma nelle bellissime stanze di Villa Bellosguardo, dimora carusiana di Lastra a Signa e già sede del Museo Enrico Caruso, si vogliono esplorare la straordinaria novità del suo canto, la potenza commerciale delle sue primissime e a quel tempo ancora inedite incisioni discografiche, la sua ricca e tormentata personalità e biografia, il grande lascito culturale e simbolico che ha plasmato e ancora plasma l’identità del Bel Paese, e costruire un museo, intrecciato in questa occasione a quello già esistente, dove i linguaggi della danza, della performance, dell’installazione incontrano quelli più tradizionalmente museali dell’architettura, del disegno, della scultura, della fotografia, del manufatto, e dove il corpo vivente, nella sua assoluta e intrinseca irriproducibilità, diventa il complesso e difficile materiale su cui si compone l’opera-museo in un’epoca in cui la riproducibilità tecnica sembra aver ormai oltrepassato ogni immaginabile limite.

 

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