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Alessandra Ferri la danza fatta persona, musa ispiratrice tra sogno ed eleganza

E’ oggi considerata Internazionalmente una delle più importanti ballerine del mondo e orgoglio della nostra nazione.

I primi passi di danza li fece alla Scuola del Teatro alla Scala di Milano, ma, dai 15 anni in poi studiò presso la Royal Ballet School. A soli 19 anni era già Principal Dancer del Royal.

Domanda di rito, come è nata per Alessandra Ferri la passione per la danza?

È nata con me, credo. Mi ricordo che sin da piccola, avevo tre anni, in casa inventavo delle coreografie con la musica. Era tutto talmente naturale e spontaneo, sono sicura che la danza sia una passione innata dentro di me. Poi mi fece scattare la scintilla il primo balletto che vidi a Monza, dove i miei genitori si erano trasferiti, alla visione rimasi folgorata e chiesi alla mia famiglia di essere iscritta ad una scuola di ballo.

photo by Lucas Chilczuk for DanceMedia LLC

Fu infatti prescelta da Sir Kenneth MacMillan come protagonista dei suoi balletti Romeo e Giulietta, Manon, Mayerling. La Ferri si rivelò subito un’interprete eccezionale. In lei tutto parla, ogni gesto, ogni sguardo, ogni movimento; tutto è messo la servizio del ruolo che deve interpretare, non si risparmia in nulla, pur di rendere credibile il suo personaggio ed emozionare il pubblico, emozionandosi lei stessa per prima.

A soli diciannove anni diventa la principal dancer del Royal Ballet. Una grande responsabilità!

Una responsabilità enorme direi, ma ricordo di quegli anni la forte dedizione che avevo per raggiungere la mia missione. Certo è che non ho vissuto la mia adolescenza perché le responsabilità erano molte, pensi così giovane debuttare al Covent Garden in ruoli creati appositamente per me era una prova ardua. Però è stato tutto meraviglioso e allo stesso tempo difficile.

Alessandra Ferri non mostra infatti come si possa ballare con espressività, ma trova l’impulso giusto per rendere i passi che esegue inevitabili: “Quando io danzo ho la necessità di essere assolutamente vera, di farmi toccare l’anima dal mio partner, di toccargli io il cuore, di amare veramente”.

La sensibilità della Ferri è veramente particolare e preziosa; di questo si accorsero gli inglesi e soprattutto Sir MacMillan, che creò per lei A Different Drummer, Valley of Shadows.

Nel 1985 raggiunse l’American Ballet Theatre, accogliendo l’invito di Mikhail Baryshnikov; con questa compagnia ha ballato i ruoli dei più importanti balletti del repertorio classico, effettuando tourneé in tutto il mondo e ancora oggi continua ad essere Guest Artist.

Baryshnikov la definì: “Una classicista con limmaginazione di Isadora Duncan”.

New York è la Sua seconda casa… Dove ha scelto di vivere con la sua famiglia?

Sì, New York è la mia seconda casa, ci vivo dal 1985; in realtà ho passato più anni in America che a Milano. La prima volta che vi andai fui invitata da Michael Baryshnikov, quando era direttore della compagnia, come étoile ospite al Metropolitan.

E Michael Baryshnikov?

È stato un incontro fondamentale per la mia carriera e per la mia formazione. È stata per me una prova molto importante, ho avuto sicuramente un coraggio da leoni, perché quando ho ballato con lui avevo ventun’anni e lui era all’apice del successo, bello, bravissimo e richiestissimo. Da Baryshnikov ho imparato molto, anche perché è molto pignolo e maniaco della perfezione. Ricordo quella bellissima Giselle per la TV di Herbert Ross, danzata insieme a lui nel 1987, in cui mi è stato riconosciuto dalla critica il ruolo e l’interpretazione del personaggio, direi, tra i ruoli romantici, quello che mi si addice di più. Perché Giselle? Perché non è una fiaba, è un personaggio vero, una donna, con tutte le sue sfaccettature e sentimenti, io amo interpretare personaggi reali, per questo mi ci rispecchio moltissimo.

Affermatasi ormai come étoile internazionale, è stata invitata come artista ospite nelle compagnie più prestigiose di danza di tutto il mondo. Nel 1992 Roland Petit la chiamò all’Opéra di Parigi per interpretare il ruolo di Carmen: per la prima volta un’artista italiana veniva invitata come ospite di questa compagnia. Roland Petit le affidò in seguito altri balletti (La Chambre, Coppelia, Le Diable Amoreux, e molti altri) e le propose nel 1994, di interpretare La Voix Humaine, sul testo di Cocteau, in cui danza e recitazione si fondono insieme.

Alessandra Ferri è stata anche la musa ispiratrice di molri coreografi contemporanei come William Forsythe; che creò per lei Quartetto.

Da ricordare l’indissolubile legame leggendario e onirico della coppia Alessandra Ferri e Julio Bocca, un sincrono perfetto dove passione ed eleganza si fondono in un sogno assoluto.

Alessandra Ferri – Julio Bocca

Che cosa è la danza per Alessandra Ferri?

È lo specchio dell’anima che si muove per via del “fuoco sacro” della danza e solo chi lo possiede può sapere a cosa mi riferisco.

Un sogno nel cassetto?

Mi piacerebbe tornare alla Scala con un nuovo progetto, fare qualcosa di interessante in questa nuova fase della mia vita. Sono molto legata alla Scala, è il mio teatro come, del resto, sono legata al pubblico milanese.

Alessandra Ferri – Roberto Bolle

Nella vita della Ferri ci sono stati grandi amori, oltre a quello più forte e totale per la danza. Nel 1996 conosce Fabrizio Ferri, fotografo e artista, ed entrambi si innamorano l’uno dell’altra, un sentimento travolgente che li unisce. I due si sposano e dalla loro unione nascono Matilde ed Emma. Suo marito è autore degli scatti più intensi ed emozionanti che la ritraggono e immortalano per sempre perfetta e imperturbabile.

Nel 2013 la danzatrice compie 50 anni. Un traguardo che Alessandra Ferri vuole celebrare annunciando inaspettatamente il suo ritorno in palcoscenico. Tra lo stupore e la gioia di tutti, Alessandra si concede nuovamente al suo pubblico che tanto l’ha amata e che ha di nuovo l’occasione di ammirarla.

Nel dare una spiegazione alla sua decisione, la Ferri dichiara con molta sincerità di voler proseguire nel suo percorso di vita di donna con un rinnovato approccio alla danza:

 “mi piace pensare che questo non sia un ritorno sulle scene ma un andare avanti nella mia vita artistica che non è slegata da quella di donna”.

Nel 2015 e nel 2017 danza alla Royal Opera House in Woolf Works, un balletto di Wayne McGregor ispirato agli scritti di Virginia Woolf. Per la sua performance vince il Laurence Olivier Award per l’eccellenza nella danza. Nel 2019 torna a danzare al Teatro alla Scala il balletto di Mc Gregor con enorme successo.

Nel frattempo si è sviluppato uno stretto legame con il Teatro alla Scala e Roberto Bolle, dove dal 1992 è diventata ballerina assoluta della compagnia, la più alta carica che una Stella della danza può ricevere.

Sara Zuccari

Direttore www.giornaledelladanza.com

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