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Redattori

Il Direttore Artistico Hektor Budlla “allo specchio”

Il balletto classico preferito? Don Quixote. Il balletto contemporaneo prediletto? Carmen di Mats Ek. Il Teatro del cuore? Teatro Municipale Romolo Valli di Reggio Emilia. Un romanzo da trasformare in balletto? La casa degli spiriti di Isabel Allende. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? Seven di David Fincher. Il costume di scena indossato che hai preferito? Lo Schiaccianoci nella versione di Amedeo Amodio (costumi di Emanuele Luzzati). Quale colore associ alla danza? Rosso. Che profumo ha la danza? Gelsomino. La musica più bella scritta per balletto? La sagra della primavera di Igor Stravinskij. Il film di danza irrinunciabile? Il sole a mezzanotte di Taylor Hackford. Due miti della danza del passato, uomo e donna? Alessandra Ferri e Julio Bocca. Il tuo “passo di danza” preferito? Pirouettes. Chi ti sarebbe piaciuto essere nella vita tra i ruoli del grande repertorio di balletto classico? Spartacus. Chi è stato il genio per eccellenza nell’arte coreografica? Pina Bausch. Tornando indietro, se incontrassi Tersicore, cosa le diresti? Grazie! Tre parole per descrivere la disciplina della danza? Generosità, dedizione, passione. Come ti vedi oggi allo specchio? Soddisfatto. Michele Olivieri Foto di Alessandro Calvani www.giornaledelladanza.com © Riproduzione riservata

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La nuova stagione firmata American Ballet Theatre

A 85 anni dalla sua fondazione, l’American Ballet Theatre (ABT) si prepara a vivere una delle stagioni più significative della sua storia. La programmazione 2025/2026, recentemente annunciata, si sviluppa tra ottobre 2025 e marzo 2026 e promette un viaggio tra il grande repertorio del Novecento, nuove creazioni audaci e omaggi profondamente simbolici. Un’occasione imperdibile non solo per gli amanti del balletto, ma per chiunque voglia assistere all’evoluzione viva di un’istituzione americana ormai leggendaria. Dal 15 ottobre al 1° novembre 2025, il David H. Koch Theater del Lincoln Center sarà il palcoscenico di una serie di serate che fondono la storia della compagnia con la sua spinta verso il futuro. Punta di diamante sarà Twyla@60: A Tharp Celebration, un trittico che rende omaggio a una delle coreografe più rivoluzionarie del secondo Novecento: Twyla Tharp. La ripresa di Push Comes to Shove, che debuttò proprio all’ABT nel 1976 con Mikhail Baryshnikov, si affiancherà alla raffinatissima Bach Partita e alla prima esecuzione ABT di Sextet. È un ritorno alla modernità visionaria di Tharp, in grado di mescolare linguaggi classici e contemporanei in modo ancora oggi folgorante. Nel cuore della stagione autunnale si inserisce ABT@85, un ciclo di tre programmi celebrativi che offrono uno ...

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Le eteree ballerine romantiche dell’800: Carolina Rosati

Carolina Rosati (Bologna, 13 dicembre 1826 – Cannes, 1905) è stata una danzatrice celebrata come interprete del Balletto Romantico. Il suo nome da nubile era Carolina Galletti, ma divenne celebre assumendo il cognome del marito Francesco Rosati che fu un ottimo ballerino con il quale spesso si esibì in coppia. Suo nipote Ferdinando Pratesi, figlio della sorella Gaetana Galletti, fu anch’egli un noto ballerino e coreografo. Carolina si era formata alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano sotto la guida del Maestro Carlo Blasis e debuttò all’età di sette anni. Nel 1841 fu scritturata come prima ballerina al Teatro di Apollo di Roma, esibendosi inoltre a Trieste e a Parma nel 1843 e danzando con il marito alla Scala nel 1846. Venne definita ballerina terre à terre, termine accademico molto in voga a quel tempo che stava a significare un modo di danzare in antitesi all’élévation. La Rosati era particolarmente portata all’espressività e alla capacità interpretativa piuttosto che al virtuosismo dei salti. Nei trattati di balletto classico il termine terre à terre indica quei passi in cui i piedi sfiorano il pavimento senza staccarsene mai, al contrario dei passi nell’elevazione. Vittoria Ottolenghi scrisse che fu Carlo Blasis ...

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Li Galli: l’isola dove la danza incontrò Massine e Nureyev

Tra Positano e Capri si trova l’arcipelago di Li Galli, un luogo sospeso tra leggenda e arte. Antica dimora delle sirene omeriche, nel Novecento è diventato il rifugio di due giganti della danza: Léonide Massine e Rudolf Nureyev. Nel 1927, il coreografo Massine acquistò l’isola e la trasformò in un centro creativo. Ristrutturò la torre aragonese, vi costruì un piccolo teatro e la rese un luogo di incontro per artisti come Picasso e Cocteau. Li Galli divenne il suo laboratorio, dove la natura mediterranea ispirava nuove coreografie. Anni dopo, nel 1988, l’isola fu comprata da Rudolf Nureyev, già leggenda mondiale della danza. In cerca di pace, vi trascorse gli ultimi anni della sua vita, arredandola con gusto orientale e vivendo in silenziosa contemplazione. Qui, lontano dai palcoscenici, continuò a danzare nel cuore. Oggi Li Galli è proprietà privata, ma resta un simbolo: un santuario della danza, dove mito, arte e natura si fondono. Un luogo che custodisce il ricordo di due maestri e il battito eterno della bellezza. Michele Olivieri www.giornaledelladanza.com ©️ Riproduzione riservata

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Les Ballets de Monte-Carlo celebra il suo 40° anniversario

Il coreografo-direttore Jean-Christophe Maillot ha concepito una stagione celebrativa in linea con ciò che la compagnia è in grado di offrire da quattro decenni: una danza generosa, diversificata nell’approccio al repertorio e sempre tesa all’eccellenza, qualunque sia lo stile eseguito. Dal 23 al 26 ottobre 2025 alla Salle Garnier dell’Opéra di Monte-Carlo, Paul Lightfoot presenterà See You, la sua prima creazione da solista per Les Ballets de Monte-Carlo. Il coreografo esplorerà una parte intima della sua danza con questa pièce che vuole segnare una svolta nella sua vita personale e professionale. La stessa sera, la compagnia metterà in scena Herman Schmerman di William Forsythe, creato per il New York City Ballet nel 1992. La pièce rivoluzionò l’estetica neoclassica dell’epoca e fu poi danzata dai più grandi! Il 24 ottobre verrà offerto un workshop dedicato a William Forsythe (riservato ai professionisti). Il 2025 segna il 40° anniversario della Compagnia, ma segna anche il compleanno dell’Académie Princesse Grace, che spegnerà le sue 50 candeline. La scuola di danza, che ha intrapreso una nuova strada unendosi ai Ballets de Monte-Carlo nel 2009, festeggerà il suo anniversario dal 18 al 19 dicembre 2025 al Grimaldi Forum. In questa occasione, offrirà un’immersione nel repertorio di ...

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Nel gesto la storia: il flamenco come danza dell’identità

Il flamenco è una forma d’arte complessa nata in Andalusia tra XVIII e XIX secolo, frutto dell’incontro tra culture gitane, andaluse, arabe, sefardite e orientali. Non si tratta solo di musica o danza, ma di un linguaggio identitario profondamente radicato nella storia di emarginazione e resistenza di molte comunità, in particolare quella gitana. Si compone di tre elementi principali: canto, chitarra e danza. Il canto esprime emozioni profonde, spesso legate alla sofferenza; la chitarra interagisce in modo attivo con il cantante e il ballerino; la danza, fisica e ritmica, trasforma la musica in gesto espressivo. Il flamenco è inoltre fortemente improvvisativo, mantenendo un legame vivo con la tradizione orale e performativa mediterranea. Durante il regime franchista, il flamenco fu strumentalizzato come simbolo folclorico nazionale, ma mantenne una funzione critica e identitaria per molti artisti. Anche oggi, pur essendo riconosciuto come patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO, il flamenco si confronta con i rischi e le opportunità della globalizzazione: la contaminazione con altri generi ne rinnova il linguaggio, ma pone interrogativi sull’autenticità e la conservazione della tradizione. In conclusione, il flamenco è una forma artistica viva, capace di raccontare dolore e bellezza, oppressione e resistenza, diventando oggi un simbolo universale di memoria culturale ...

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Ballando con le Stelle 2025 tra ritorni, sorprese e volti pop

A settembre si riaccendono le luci sulla storica pista della TV italiana. Ballando con le Stelle, lo show condotto da Milly Carlucci, taglia il traguardo della 20ª edizione e lo fa con un cast stellare che promette scintille, emozioni e – perché no – qualche polemica. La nuova stagione, al via il 27 settembre 2025, si preannuncia come una delle più ricche e variegate di sempre. Dodici i concorrenti ufficiali annunciati, e la lista è un mix di esperienza, glamour, sport e trasgressione. Tra i nomi che fanno più rumore spicca Barbara D’Urso, al suo debutto assoluto su Rai1 dopo una lunga carriera targata Mediaset. Una presenza che non mancherà di far discutere, ma che porterà un alto tasso di attenzione mediatica. Altro nome forte è quello di Rosa Chemical, provocatorio, irriverente e amatissimo dalle nuove generazioni. Il cantante torinese sarà sicuramente una delle personalità più esplosive sul palco e sui social. Accanto a lui, la cantante Marcella Bella, che porta sul parquet l’eleganza e la grinta di una carriera senza tempo. La quota sportiva è rappresentata da Filippo Magnini e Fabio Fognini, due campioni dal carattere molto diverso: pacato il primo, focoso il secondo. Sarà interessante vederli confrontarsi in ...

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Il primo ballerino Michele Satriano “allo specchio”

  Il balletto classico preferito? Romeo e Giulietta. Il balletto contemporaneo prediletto? Uno dei contemporanei che più mi ha colpito e che ho avuto la fortuna di danzare è “Sèlon désir” di Andonis Foniadakis. Il Teatro del cuore? L’ex Teatro del Maggio Musicale Fiorentino a Firenze e il Teatro dell’Opera di Roma. Un romanzo da trasformare in balletto? Il Dottor Jeckyll e Mr Hyde di Stevenson. Mentre un film da cui ricavare uno spettacolo di balletto? City of Angels (Brad Siberling). Il costume di scena indossato che hai preferito? Don José in “Carmen” di Roland Petit e Jean de Brienne in “Raymonda” di Rudolf Nureyev. Quale colore associ alla danza? Il colore del tramonto, un colore indefinito ma un qualcosa che ogni giorno ti sorprende ed emoziona. Che profumo ha la danza? Per me di legno… l’odore del parquet lo associo alla danza, alla sala ballo; l’odore della lacca per capelli che usano le ballerine per fissare uno chignon è un profumo che associo alla danza perché entrambi sono sentori che mi fanno ricordare quando ero bambino ed entravo nella scuola di danza. La musica più bella scritta per balletto? Manon di Massenet. Il film di danza irrinunciabile? Il Ritmo ...

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Le metodologie della danza classica accademica

Le differenti metodologie della danza classica non si escludono a vicenda, ma possono coesistere e arricchirsi reciprocamente. Oggi, molti ballerini professionisti studiano più di un metodo per ampliare la propria versatilità. Capire le peculiarità di ogni scuola significa non solo riconoscerne l’identità, ma anche apprezzare le molte sfumature che rendono il balletto un’arte universale e in continua evoluzione. Il metodo Cecchetti, ideato dal maestro Enrico Cecchetti si distingue per la rigorosa struttura progressiva dell’insegnamento e per l’equilibrio tra estetica e funzionalità tecnica. La metodologia propone una programmazione settimanale delle lezioni, che stimola una formazione completa ed equilibrata del danzatore. Particolare attenzione è riservata al coordinamento tra braccia, testa e busto, e alla continuità del movimento, in un’ottica di armonia e controllo corporeo. La metodologia russa, codificata da Agrippina Vaganova rappresenta una sintesi dei principi della scuola italiana e francese, rielaborati in un sistema organico che enfatizza forza, musicalità e articolazione. Il metodo Vaganova assegna un ruolo centrale al port de bras, alla mobilità della schiena e alla connessione dinamica tra gli arti. L’insegnamento è strutturato per livelli e mira alla costruzione progressiva della potenza tecnica e dell’espressività scenica. La scuola francese, erede diretta del balletto di corte del XVII secolo, ...

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“Delay the Sadness” di Sharon Eyal inaugura TorinoDanza 2025

L’edizione 2025 di Torinodanza Festival, diretto da Anna Cremonini e realizzato dal Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, si terrà dal 5 settembre al 5 ottobre 2025 e sarà inaugurata dallo spettacolo Delay the Sadness, nuova creazione della coreografa Sharon Eyal, che debutterà a Torino in anteprima mondiale il 5 settembre alle ore 20.45 al Teatro Carignano e sarà poi replicato il 6 e il 7 settembre. Lo spettacolo di apertura di Torinodanza 2025 è frutto di un progetto articolato: dopo una residenza presso Orsolina28 Art Foundation la compagnia concluderà l’allestimento di questa nuova creazione al Teatro Carignano e, dopo l’anteprima torinese, Delay the Sadness verrà presentato in prima mondiale il 12 settembre alla Ruhrtriennale, prestigioso festival tedesco partner di coproduzione. Un esempio di cooperazione produttiva che nasce da un’ampia rete di collaborazioni locali e internazionali. Delay the Sadness è un lavoro creato per S-E-D Sharon Eyal Dance, la compagnia fondata da Eyal insieme a Gai Behar che da tre anni ha sede in Francia. È un invito all’introspezione e alla connessione, un’esplorazione del delicato equilibrio tra forza e vulnerabilità, una riflessione sui tanti modi in cui le persone navigano nel proprio mondo interiore ed esteriore. Attraverso la danza, Eyal intende creare uno spazio in cui ...

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