1960 Passi di danza, ideato e realizzato da Carmela Piccione giornalista, studiosa e critico di danza, su commissione di Luciano Carratoni, Direttore Generale del Balletto di Roma, è un libro che – come racconta la critica di danza Donatella Bertozzi nella prefazione – rappresenta “l’esito di un’opera certosina di ricognizione e ricostruzione del passato, organizzata in un agile e vivace compendio che ci restituisce la trama di oltre sessant’anni di storia della danza e del balletto in Italia, inquadrandoli attraverso la lente e nella prospettiva di una singolare ed affascinante avventura artistica, personale e sentimentale: quella del Balletto di Roma, la compagnia fondata nella capitale, nel 1960, da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, una coppia di primi ballerini di raro talento e di lungimirante intraprendenza professionale. Avventura più unica che rara, nella pur ricchissima storia della danza e dello spettacolo, in Italia”.
1960 Passi di danza, scritto e curato da Carmela Piccione è un libro che racconta la storia del Balletto di Roma, la compagnia fondata nella capitale, nel 1960, da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, una coppia di primi ballerini di raro talento e di lungimirante intraprendenza professionale.
“Una storia di passione e di esistenze vissute intensamente con una dedizione, un trasporto, con la coscienza profonda che solo a forza di volontà, metodo, sguardo sempre proiettato verso il futuro, è possibile costruire la propria libertà. Il libro non vuole ricostruire 60 anni di una delle maggiori compagnie italiane, fondata da Franca Bartolomei e Walter Zappolini, orgoglio del nostro made in Italy, se mai raccordare, connettere ricordi, recuperare silenzi, parole inconfessate, vissuti forse perduti per sempre.” – Carmela Piccione
Carmela Piccione, giornalista professionista (che da oltre 40 anni ha investigato l’universo danza attraverso libri, ricerche, tesi, lavori monografici) ha avuto modo di raccontare le tracce di una incredibile avventura artistica, che si è evoluta ed ha resistito per oltre sessant’anni pur se esposta costantemente al rischio dell’oblio a causa di quella dispersione delle fonti, fragilità sistemica del mondo coreutico, in cui gli artisti tendono a vivere il presente e a trasmettere i saperi “sul campo”, senza troppa attenzione alla dimensione documentale necessaria come fonte di ispirazione per le giovani generazioni.